La nuova base navale egiziana mostra l’intento del Cairo nel voler potenziare il proprio comparto militare per proiettarsi a livello regionale
Medio Oriente e Nord Africa

La nuova base navale egiziana mostra l’intento del Cairo nel voler potenziare il proprio comparto militare per proiettarsi a livello regionale

Di Angela Ziccardi
08.07.2021

Sabato 3 luglio il Presidente egiziano Abdel-Fattah al-Sisi ha inaugurato una nuova base navale nella zona del Gargoub, lungo la costa nord-occidentale del Paese e a soli 135 km dal confine con la Libia. Alla cerimonia di inaugurazione, dove il Presidente Al Sisi è stato affiancato dal Principe ereditario di Abu Dhabi Mohammed bin Zayed al-Nahyan, hanno partecipato anche il capo del Consiglio di Presidenza libico Mohamed al-Menfi e alti funzionari egiziani, tra cui il Primo Ministro Moustafa Madbouly e il Ministro della Difesa e della Produzione Militare Mohamed Zaki. La base, rinominata proprio “3 luglio”, si presenta come il più grande avamposto navale dell’Egitto, estendendosi su più di 10 km2 e avendo una banchina navale di 1.000 metri con una profondità di 14 metri, insieme ad altre per la navigazione commerciale. Dimensioni di considerevole portata, che confermano la volontà egiziana di ampliare e rinvigorire i propri strumenti capacitivi militari per consolidare la propria presenza strategica a livello regionale, soprattutto nel quadrante del Mediterraneo e del Mar Rosso.

Nello specifico, la base “3 luglio” rappresenta una nuova aggiunta al sistema di basi navali rientrante nell’ultima strategia militare del Cairo, che dal 2013 ha cominciato a puntare sul rafforzamento del proprio contingente navale e militare – attraverso opere di ammodernamento e sviluppo strategico di quest’ultimo, sfruttando anche il settore privato in questo – per tentare di ripristinare il suo ruolo centrale nella regione, espandere la sua rete diplomatica e cercare nuove opportunità nel vicinato. È in quest’ottica che sono state sviluppate le basi militari di Ras Banas (meglio conosciuta come Berenice) e Port Said, che svolgono un ruolo più ampio di sicurezza marittima. Inoltre, rientra in tale prospettiva anche l’altra base navale di Gargoub, a 270 chilometri a nord di Sidi Barrani (città al confine con la Libia). Tale base punta a proteggere la parte nord-occidentale egiziana – che comprende la centrale nucleare di Dabaa, la città di New Alamein e il nuovo polo economico in costruzione – e mettere in sicurezza il poroso confine con la Libia, tanto dalla minaccia di milizie armate e gruppi terroristici ispirati all’ISIS e ad al-Qaeda, quanto da altri fenomeni transnazionali come il traffico di esseri umani, la migrazione illegale e il contrabbando di armi. Di conseguenza, la nuova base “3 luglio” costituirebbe un comparto di rinforzo per le operazioni messe già in atto dagli altri avamposti militari, garantendo una maggiore securitizzazione dei confini nordoccidentali e di quelli marittimi – tramite l’utilizzo di nuovi sottomarini, unità militari terrestri e forze aeree.

Soprattutto, la “3 luglio” andrebbe a lavorare di concerto con gli altri comparti militari per proteggere i beni offshore dell’Egitto e per proiettarsi in maniera più assertiva nel corridoio Mediterraneo orientale-Canale di Suez-Mar Rosso, vero obiettivo dietro la strategia egiziana di potenziamento del suo contingente militare. Nello specifico, la nuova base potrebbe costituire un polo geostrategico per una possibile triangolazione con Grecia, Cipro e Israele in chiave anti-turca per il controllo del Mediterraneo Orientale, nonché permettere una maggiore cooperazione con gli alleati arabi per supervisionare flussi commerciali e di armi lungo l’intera area. È in tale ottica che rientra la presenza della controparte emiratina alla cerimonia di inaugurazione: nell’ultimo periodo gli Emirati Arabi hanno già trasferito attrezzature militari dalla smantellata base militare eritrea di Assab verso le basi egiziane di Berenice e Sidi Barrani con lo scopo di proiettare la propria influenza tra Africa Settentrionale e Orientale e consolidarvi la presenza politica e militare. Vista la prossimità con la Libia, la base “3 luglio” potrebbe spingere gli EAU a rafforzare il coordinamento con l’Egitto a livello strategico-militare e continuare con spostamenti di armamenti di tal tipo, così da controllare ancor meglio i propri interessi verso la Cirenaica, dove Abu Dhabi ha collaborato con il Cairo per sostenere il Generale Khalifa Haftar durante la guerra civile libica, nonché nell’intera fascia di mare che si estende tra il Mediterraneo Orientale e il Mar Rosso, dove anche gli EAU hanno interessi ben mirati.

Di conseguenza, la nuova base navale testimonia l’intento egiziano di puntare sul perfezionamento del comparto militare nazionale per estendere la propria influenza a livello regionale, assumendo un ruolo fondamentale come attore militare e politico. Il carattere multi-operativo della “3 luglio” – trattandosi di una base navale ma che si presta anche al supporto logistico aereo e terrestre – potrebbe permettere al Cairo di implementare un efficiente schema di coordinamento strategico-militare domestico con le altre basi militari egiziane – così da migliorare la sicurezza marittima e confinaria, facilitare i traffici commerciali e limitare altri fenomeni destabilizzanti come contrabbando ed immigrazione illegale – nonché di assumere un ruolo più incisivo nelle dinamiche geopolitiche regionali, sfruttando la sua posizione centrale tra Mar Mediterraneo e Mar Rosso per ergersi ad attore di spicco sia nel vicinato marittimo che terrestre, soprattutto in Africa.

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