La modernizzazione della flotta sottomarina cinese
Asia e Pacifico

La modernizzazione della flotta sottomarina cinese

Di Diego Cordano
23.05.2012

Sin dalla metà degli anni Novanta la Cina ha posto grande attenzione nello sviluppo della sua flotta di sommergibili, suscitando forti preoccupazioni. La crisi del 1996, quando gli Stati Uniti inviarono due portaerei nella regione al largo della costa meridionale di Taiwan per dimostrare la propria determinazione nella difesa dell’isola, contribuì a rafforzare nella Marina cinese la convinzione della necessità di sviluppare una forza capace di dare un senso al concetto strategico di “difesa attiva”.

Nel complesso la Marina cinese può oggi disporre di circa sessanta sottomarini. La flotta è composta in maggioranza da sottomarini a propulsione diesel-elettrica: dodici sommergibili classe Kilo (2 nella versione 877 e 10 nella più avanzata e recente versione 636), 13 classe Song (Tipo 039) e 4 classe Yuan (Tipo 041, oppure Tipo 039A per chi lo considera solamente una versione migliorata del Song), cui vanno aggiunti circa venti classe Romeo e Ming ormai obsoleti. Per quanto riguarda i sommergibili a propulsione nucleare, Pechino può contare su due SSBN classe Jin (Tipo 094), su un più vecchio classe Xia, ritenuto scarsamente operativo, e su sette SSN, di cui quattro più avanzati classe Shang (Tipo 093) e 3 classe Han, cui andranno ad aggiungersi tre nuovi sottomarini SSN Tipo 095 di nuova generazione nel periodo 2015-2020.

I nuovi sottomarini cinesi mantengono in generale buone capacità d’interdizione e di “sea denial” grazie alla dotazione di mine, siluri e missili cruise. Il classe Kilo/636 è considerato tra i migliori sottomarini convenzionali mai realizzati, godendo di un’ottima reputazione per la sua silenziosità (probabilmente leggermente migliore rispetto agli SSN classe Los Angeles, soprattutto a basse velocità), ed è armato con siluri Test-71 ME e 53-65KE e missili cruise di produzione sovietica SS-N-27 Sizzler. Inoltre, grazie alle sue ridotte dimensioni, è particolarmente adatto ad operare in acque basse dove localizzarlo diventa ancora più complesso. Il classe Song presenta invece una minore silenziosità ed è dotato di siluri e missili Cruise YJ-81 e YJ-82, con una gittata di circa 100 Km. Nel 2006 un Song è stato protagonista di un’emersione a 5 miglia dalla portaerei Kitty Hawk nel Mare Cinese Orientale senza essere rilevato in anticipo, creando una forte preoccupazione nella marina statunitense.

Il prossimo sommergibile Tipo 095 sembra presentare caratteristiche intermedie tra il classe Song e il Kilo e potrà probabilmente disporre dei missili cruise a lungo raggio CH-SS-NX-13 di produzione cinese, che potrebbero poi essere impiegati anche sulle altre classi. Secondo alcuni analisti questo nuovo sommergibile potrebbe disporre della tecnologia di Air Independent Propulsion (AIP), che riduce i periodi di vulnerabilità che i sottomarini diesel solitamente presentano per la necessità di ricaricare le batterie, ma non ci sono notizie certe a riguardo e i dubbi sono molti.

Per quanto riguarda i sottomarini a propulsione nucleare, i classe Jin hanno una silenziosità teoricamente paragonabile a quella dei classe Tifone russi e sono armati con 12 SLBM JL-2, con una gittata di circa 8000 km e capaci quindi colpire gli Stati Uniti seppur lanciati da un posizione vicino alle coste cinesi. Questi missili balistici sembrano tuttavia avere avuto notevoli problemi durante i test, subendo numerosi ritardi, e secondo il Pentagono non è ancora possibile avere un’idea precisa della data in cui diventeranno pienamente operativi. L’SSN classe Shang, che rimpiazzerà i più vecchi Han ormai vicini all’esaurimento del loro periodo di servizio, dovrebbe avere prestazioni simili a quelle del classe Victor-III introdotto dalla Marina sovietica negli anni Settanta e potrebbe affiancare i sottomarini diesel in missioni di “sea denial”, essendo armato invece con siluri e ASCM.

La flotta di sottomarini cinesi ha dunque intrapreso un evidente miglioramento quantitativo e qualitativo. Nel corso degli ultimi quindici anni, la Cina ha acquistato dalla Russia 12 sommergibili classe Kilo e ha sviluppato nei cantieri navali cinesi 5 nuove classi di sottomarini. La crescita è stata eccezionale soprattutto tra il 2004 e il 2006, quando 18 nuovi sommergibili (8 Kilo e 8 Song) sono stati aggiunti alla flotta. Questa spinta sembra però essersi ridotta negli anni seguenti. La Marina cinese ha aggiunto due sommergibili nel 2007, nessuno nel 2008 e due nel 2009 e nel 2010 e in base alle attuali capacità non sarà in grado di produrre più di due nuovi sommergibili ogni anno, con un ritmo analogo a quello degli Stati Uniti.

E’ possibile, tuttavia, che questo tasso di crescita diminuisca nel caso Pechino decida di puntare su sommergibili nucleari a causa delle maggiori risorse richieste per la loro produzione.

Sebbene una parte dei sottomarini a disposizione della Marina cinese siano oggi obsoleti, le nuove classi si stanno avvicinando alle capacità dei sommergibili in dotazione alle principali Marine in termini di tecnologia, propulsione e sistemi di armamento. Non bisogna tuttavia sovrastimare le capacità dei sommergibili cinesi: se la tecnologia missilistica non è ancora paragonabile a quella dei sottomarini statunitensi ma rappresenta comunque una crescente minaccia, i sottomarini cinesi sono fortemente dipendenti dalla cooperazione russa per quanto riguarda la tecnologia e presentano forti lacune nelle capacità di comando e controllo e dei sensori necessari per rilevare e indentificare il bersaglio, elementi che determinano una notevole debolezza soprattutto nell’anti-submarine warfare (ASW). La Cina sembra comunque consapevole di questi problemi e sta cercando di porvi rimedio con una particolare attenzione alla ricerca tecnologica, parallelamente al tentativo di migliorare la dottrina di impiego, la logistica e le procedure di arruolamento e addestramento del personale.

Il forte investimento nelle tre più moderne classi di sottomarini convenzionali dimostra come questi vengano considerati una risorsa vitale che rappresenterà la maggioranza della flotta sottomarina cinese per almeno i prossimi 15 anni. L’avere puntato nel breve termine su sommergibili convenzionali suggerisce come l’attenzione di Pechino sia posta in maniera prioritaria su Taiwan. I sottomarini diesel, per la loro elevata silenziosità, hanno un ruolo centrale nelle missioni di difesa attiva con l’obiettivo di “sea denial” e “anti-access”, rappresentando la più grave minaccia per le forze navali nemiche. La Marina cinese potrebbe essere in grado di dispiegare oltre 20 moderni sottomarini convenzionali e SSN, insieme ad altrettanti Ming e Romeo che anche se obsoleti non potrebbero essere ignorati.

Mentre questi potrebbero essere impiegati come posamine o come esche nella caccia ad altri sommergibili, i nuovi sommergibili convenzionali potrebbero operare in prossimità della costa di Taiwan, sfruttando le acque basse che renderebbe particolarmente difficile la loro localizzazione. Gli SSN potrebbero invece sfruttare la loro autonomia e velocità per minacciare obiettivi più distanti dalla costa, in modo da ampliare notevolmente l’area di ASW nemica, e come parte di una rete di sensori per identificare e localizzare i gruppi da battaglia di portaerei, sempre con compiti di “sea denial”. In questo modo Pechino spera di dissuadere o quantomeno rendere più rischioso e meno efficace l’intervento delle forze nemiche nel teatro delle operazioni. La capacità di realizzare queste missioni e colpire bersagli lontani dalla costa è tuttavia molto incerta, almeno finché la Marina cinese non svilupperà migliori sistemi C4ISR e migliori capacità di anti-submarine warfare.

I nuovi sottomarini SSBN classe Jin, oltre a permettere potenzialmente alla Cina di giocare una partita più audace in una crisi per Taiwan, potrebbero dare per la prima volta alla Cina in un futuro non troppo lontano una reale capacità di “second strike” attraverso gli SLBM, senza tuttavia modificare l’impostazione cinese di deterrenza minima. Questi sottomarini sembrano tuttavia ancora molto facili da localizzare e non pochi studiosi li definiscono come poco più di una forza simbolica. Lo sviluppo futuro di una più ampia flotta di sottomarini nucleari, SSN e SSBN, potrebbe però essere un buon indicatore dell’evoluzione del pensiero strategico cinese: un loro più deciso incremento potrebbe svelare un interesse a ottenere una Marina “blue water” con una capacità di respiro oceanico e non più solamente costiero.

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