La fragilità irachena di fronte alla minaccia di ISIS
La repentina avanzata del movimento jihadista di ISIS (Islamic State of Iraq and al-Sham – Stato Islamico in Iraq e nel Levate) nel nord dell’Iraq e verso la capitale Baghdad ha posto una serie di interrogativi sia sulla tenuta delle istituzioni statali e del sistema di sicurezza del Paese sia sulle effettive capacità del gruppo estremista.
Infatti, nel giro di tre giorni, i miliziani di ISIS, che a inizio del 2014 avevano messo a ferro e fuoco la Provincia occidentale a maggioranza sunnita di Anbar, hanno preso il controllo di Mosul, seconda città dell’Iraq situata nel nord del Paese, precisamente nella zona di confine con il Governo Regionale Curdo (KRG). Successivamente, ISIS ha compiuto quella che è sembrata una inarrestabile avanzata lungo la direttrice che da nord porta verso la capitale Baghdad, conquistando numerosi villaggi e cittadine nelle province di Kirkuk, Salahuddin e Diyala, tra i quali Tikrit, importante centro che ha dato i natali all’ex dittatore Saddam Hussein. In questa azione ISIS ha trovato una scarsa opposizione da parte dell’Esercito iracheno che, nella stragrande maggioranza dei casi, non ha opposto resistenza ai miliziani, ma anzi ha lasciato sguarnite importanti caserme permettendo ai jihadisti di venire in possesso di mezzi, armi e munizioni, in parte subito trasportati dai membri di ISIS verso le proprie roccaforti nelle regioni orientali della Siria.
Alla base della mancata resistenza da parte dell’Esercito iracheno vi è innanzitutto la scarsa preparazione dei soldati. Nonostante i notevoli sforzi da parte delle autorità americane nel cercare di dotare lo Stato iracheno di una stabile struttura di sicurezza, la situazione si è deteriorata notevolmente dal ritiro delle truppe di Washington. L’insieme di corruzione, scarso senso delle istituzioni e divisioni settarie sono le cause principali di questa situazione. Ciò è apparso lampante anche durante una serie di incontri che una delegazione del Ce.S.I. ha avuto nel marzo scorso con alcuni esponenti delle autorità irachene a Baghdad. In quell’occasione si è avuto conferma di una complicata realtà irachena dove gli stanziamenti per la Difesa sono stati principalmente allocati per il rafforzamento di reparti direttamente controllati dal Premier Maliki (Forze Speciali in primo luogo) e dove i finanziamenti inviati ai vari reparti per le esercitazioni venivano utilizzati a piacimento dai Generali responsabili. In questo modo, le reali capacità dell’apparato di sicurezza iracheno sono andate col tempo a essere sempre minori.