La Cina pianifica una riforma elettorale ad Hong Kong
Xiàng

La Cina pianifica una riforma elettorale ad Hong Kong

Di Leonardo Palma
01.03.2021

Lo scorso 22 febbraio il Direttore dell’Ufficio Centrale Cinese per gli Affari di Macao e Hong Kong, Xiao Baolong, ha annunciato l’intenzione delle autorità cinesi di promuovere una riforma elettorale in disciplina delle consultazioni locali ad Hong Kong. Secondo la proposta, i rappresentati eletti per ricoprire incarichi ufficiali dovrebbero prestare giuramento di fedeltà a Pechino, alla Costituzione cinese e al Partito Comunista prima di poter assumere a tutti gli effetti la propria carica. L’iniziativa ha trovato la sponda favorevole della governatrice Carrie Lam, secondo cui l’azione del governo centrale sarebbe l’unico strumento efficace per assicurare il rispetto e la stabilità della formula “un Paese, due sistemi”. Il testo della riforma dovrebbe essere annunciato ufficialmente durante il Congresso Nazionale del Popolo (noto come “due sessioni”), che si riunirà a Pechino a partire dal 4 marzo.

Se effettivamente implementata, l’iniziativa delle autorità cinesi limiterebbe ulteriormente lo spazio di espressione e di azione a disposizione delle forze politiche pro-democrazia, estendendo anche all’interno del Legco il giro di vite già applicato con l’approvazione delle Legge sulla Sicurezza Nazionale. La riforma creerebbe il quadro all’interno del quale si dovrebbero tenere le prossime elezioni, inizialmente previste per il 2020, ma posticipate a causa della pandemia.

La nuova stretta giunge in un momento in cui le autorità locali hanno iniziato a stringere il cerchio intorno ai candidati pro-democratici e ai movimenti di opposizione, che avevano rappresentato il cuore del movimento di protesta dello scorso anno. Nella giornata di domenica 28 febbraio, infatti, la polizia di Hong Kong ha confermato le accuse di sovversione e cospirazione a carico di 47 attivisti arrestati lo scorso gennaio per aver organizzato le proteste di piazza o aver partecipato alle elezioni primarie della formazione politica pro-democratica.

Consapevole del seguito popolare acquisito negli ultimi anni dal movimento di protesta, il governo di Pechino sembra intenzionato ad eliminare qualsiasi spazio di manifestazione delle istanze politiche ed ideologiche pro-democrazia. Altresì, la liquidazione di ogni possibile mezzo legale di opposizione potrebbe agire in senso opposto, esacerbando i sentimenti dell’opinione pubblica.

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