Ipersonico: i progressi della Cina spaventano gli USA
Il 28 ottobre 2021 il Generale Mark Milley, Capo di Stato Maggiore della Difesa americana, ha confermato le indiscrezioni circa il test missilistico ipersonico cinese avvenuto la scorsa estate, quando la Repubblica Popolare Cinese avrebbe testato un veicolo di rientro ipersonico che avrebbe compiuto un giro completo dell’orbita terrestre prima di colpire la superficie della Terra a circa 30-40 km di distanza dall’obiettivo prefissato. Pechino smentisce e continua a parlare di un normale test spaziale a fini pacifici. Usando le parole di Milley, per gli americani il test ha costituito un “Momento Sputnik” simile a quello vissuto con l’Unione Sovietica ai tempi del primo satellite lanciato in orbita negli anni 50’. Le motivazioni di questo sgomento sono numerose.
Innanzitutto, il primo motivo di preoccupazione deriva dal fatto che nonostante la tecnologia ipersonica sia in sviluppo da diversi anni, gli Stati Uniti non sono ancora arrivati a un livello di innovazione in questo campo tale da possedere sistemi già operativi. Secondo il Vice Capo di Stato Maggiore, il Generale John Hyten, a tal riguardo sarà necessario attendere ancora alcuni anni. Al contrario, per quel che riguarda la Cina e la Russia, entrambi i Paesi possiedono già degli hypersonic glide vehicles operativi. Ricordiamo che i sistemi ipersonici possono essere armati sia con testate convenzionali che nucleari, rafforzando enormemente le capacità di deterrenza strategica degli attori che possiedono tali tecnologie.
Tuttavia, il motivo che più di tutti ha preoccupato gli esperti nel settore della Difesa USA è stato la totale inconsapevolezza di questo test condotto da Pechino la scorsa estate. Il fatto stesso che le forze armate americane non si siano accorte immediatamente di questo test getta ombre sulle attuali capacità di scoperta e rilevamento verso tali sistemi ipersonici, i quali viaggiano ad almeno cinque volte la velocità del suono. In aggiunta, ancora oggi non sono del tutto chiare le varie specificità del sistema testato da Pechino: anche in virtù di ciò, la Cina si conferma molto più avanti degli USA nello sviluppo di tali tecnologie.
Infine, rispetto alle prime indiscrezioni è emerso che il vettore di rientro ipersonico nel corso del suo viaggio avrebbe sganciato un payload che poi avrebbe continuato a viaggiare – anch’esso a velocità ipersonica – ma in modo indipendente dal vettore principale. Anche da questo punto di vista gli esperti della Difesa USA non hanno contezza di quale sia la funzione specifica di questo payload secondario. Si ipotizza che possa essere utilizzato per colpire un eventuale secondo bersaglio oppure che possa essere utilizzato come contromisura a protezione del vettore ipersonico principale.
In entrambi i casi, è importante sottolineare che fino ad ora non si pensava fosse tecnicamente possibile lo sganciamento da parte di un vettore che viaggia a velocità ipersonica di un payload che poi riuscisse a continuare la propria corsa in maniera indipendente. Si pensava, infatti, che l’onda d’urto generata dalla velocità alla quale il vettore madre stesse viaggiando avrebbe provocato la distruzione di entrambi i dispositivi. Il fatto che il test sembri essere andato a buon fine (nonostante il bersaglio a terra sia stata mancato di alcune decine di kilometri) chiarisce ulteriormente lo stato di avanzamento tecnologico cinese in questo ambito, e il livello di maggiore innovazione e maturità tecnologica nel settore rispetto alla controparte americana.