Il viaggio di Li Zhanshu in Russia
Il 7 settembre, Li Zhanshu, Presidente del Comitato permanente del Congresso nazionale del popolo cinese, si è recato in Russia per partecipare alla settima edizione del Forum Economico Orientale, iniziativa lanciata dal Cremlino nel 2015 per attrarre investimenti esteri nella regione dell’Estremo Oriente e consolidare i rapporti con i Paesi partner dell’Asia-Pacifico. La scelta della Federazione Russa come meta del primo viaggio estero di un alto funzionario del Partito comunista cinese dal gennaio 2020, indica l’elevata priorità che Pechino attribuisce ai rapporti con Mosca in questa fase storica. Tradizionalmente inquadrate in un partenariato strategico, le relazioni sino-russe sono incentrate sulla visione condivisa di un ordine mondiale multipolare da sviluppare in chiave antistatunitense.
Con la guerra in Ucraina, i rapporti tra i due Paesi si sono rafforzati tanto sul piano commerciale quanto su quello politico. In particolare, la Repubblica Popolare ha incrementato gli acquisti di materie prime energetiche offerte dal vicino russo a prezzi contenuti. Inoltre, le sanzioni imposte dal blocco euro-atlantico hanno trasformato Mosca in un alleato naturale nella sfida lanciata dai cinesi contro il dollaro, mirata a indebolirne la posizione dominante sui mercati internazionali.
La visita di Li, numero tre della gerarchia politica cinese, giunge poche ore dopo l’annuncio della compagnia energetica russa Gazprom in merito all’intesa siglata con Pechino per il pagamento delle forniture di gas in rubli e yuan. Oltre a contribuire ad allentare la pressione imposta dalle sanzioni, tale accordo potrebbe rafforzare ulteriormente la posizione di Mosca come partner energetico principale della Repubblica Popolare. Già da maggio, la Russia ha scavalcato l’Arabia Saudita e si è imposta come primo fornitore di petrolio alla Cina, inviato attraverso il gasdotto Siberia orientale- Oceano Pacifico e, via mare, dai porti dell’Estremo Oriente. Ai massimi storici sono anche le forniture di carbone e LNG, quest’ultimo al centro di operazioni di carattere speculativo che vedono le compagnie energetiche cinesi immettere sul mercato internazionale le quote di gas liquido russo in eccesso acquistate a prezzi concordati. In questo contesto, il Forum di Vladivostok ha rappresentato un’occasione per riaprire il dialogo tra i due Paesi sul futuro sviluppo dei territori della periferia orientale russa. In quest’area, infatti, il Cremlino necessita degli investimenti cinesi per avviare i suoi ambiziosi progetti di rilancio economico. Dal canto suo, la Cina guarda con interesse all’Estremo Oriente russo attraverso il quale dovrebbe transitare il segmento “polare” della Via della seta, che mira a rafforzare l’interscambio commerciale con i Paesi nordeuropei, attraverso l’Oceano Artico. Per Pechino, lo sviluppo della regione, faciliterebbe anche l’implementazione della strategia di rivitalizzazione delle province nordorientali di Jilin, Liaoning e Heilongjiang.