Il Sultano dell’Oman in Arabia Saudita: una nuova via per la cooperazione bilaterale
Medio Oriente e Nord Africa

Il Sultano dell’Oman in Arabia Saudita: una nuova via per la cooperazione bilaterale

Di Angela Ziccardi
14.07.2021

Domenica 11 luglio il Sultano dell’Oman Haitham bin Tariq al-Said si è recato in Arabia Saudita per una visita ufficiale di due giorni, la prima da quando ha assunto il potere lo scorso anno dopo la morte del cugino Qaboos bin Said al-Said. Il regnante omanita è stato accolto dal suo omologo saudita, il Re Salman al-Saud, e dal Principe Ereditario Mohammed bin Salman nella futuristica città di NEOM, lungo la costa del Mar Rosso. Nei colloqui, le parti hanno affrontato diversi argomenti, a cominciare dal come migliorare le relazioni tra i due Paesi, soprattutto in ambito economico, per poi spostare la discussione sugli affari regionali, compresi la proposta di cessate il fuoco nello Yemen e l’articolato dossier nucleare iraniano. In ambo i casi, è stata sottolineata e data grande enfasi all’importanza della cooperazione come strumento necessario per contribuire alla sicurezza e alla stabilità regionale e internazionale. Tutti elementi che permettono di confermare la volontà delle due monarchie di lavorare di concerto per risolvere questioni di interesse comune e rafforzare cosi i propri rapporti, a lungo raffreddati nonostante la prossimità geografica.

Da un punto di vista economico, durante i colloqui il governo saudita ha autorizzato i propri funzionari a preparare progetti di accordi di cooperazione con l’Oman in diversi settori – il commercio, la cultura, la promozione degli investimenti, le poste e i trasporti – e i rispettivi Ministri degli Esteri, il Principe saudita Faisal bin Farhan e dal suo omologo omanita Badr Albusaidi, hanno inoltre firmato un memorandum di intesa (MoU) per la creazione di un consiglio di coordinamento saudita-omanita, che possa supervisionare l’andamento di tali progetti. Un potenziamento dei legami economici e di partenariato con Riyadh potrebbe apportare considerevoli benefici a Mascate, che, come tutti i Paesi dell’area, sta facendo i conti con gravi impatti causati dalla pandemia da Covid-19 sull’economia del Sultanato del Golfo. Infatti, dal crollo del prezzo del petrolio nel 2014, il rapporto tra debito e prodotto interno lordo omanita è balzato da circa il 15% nel 2015 a quasi l’83% lo scorso anno, costringendo le autorità locali a dover ricorrere all’assistenza tecnica al Fondo Monetario Internazionale (FMI) nella gestione delle difficoltà. Al contempo, i piani di diversificazione economico-industriale che Mascate sta cercando di implementare – per staccarsi dalle entrate petrolifere (che costituiscono circa il 35% del PIL, il 60% delle esportazioni e il 70% delle entrate fiscali) e ridurre la spesa nel settore pubblico – hanno fatto progressi lenti, obbligando il Sultano Haitham a perseguire nuove riforme e misure di austerità dopo che lo scorso maggio la popolazione è scesa in piazza per protestare contro la povertà e la disoccupazione. Di conseguenza, la possibilità di stringere nuovi accordi di cooperazione con quella che resta la prima economia della Penisola Arabica potrebbe apportare benefici a Mascate nel risollevare l’assetto economico interno, nonché far proliferare ancor più gli scambi commerciali con l’Arabia Saudita, il cui volume di esportazioni non petrolifere verso il Sultanato è stato di oltre 4 miliardi di dollari negli ultimi 5 anni.

Per quanto riguarda Riyadh, un più forte partenariato commerciale con l’Oman garantirebbe vantaggi alla Monarchia saudita soprattutto se si considerano i recenti attriti con gli Emirati Arabi Uniti (EAU), altro Paese vicino del Consiglio di Cooperazione del Golfo (GCC), a causa delle differenze visioni in materia di politica petrolifera, esteri e geo-economia. Proprio nella cornice GCC, l’Arabia Saudita sembra ora voler perseguire una strategia tesa a costruire una relazione sfaccettata con più Paesi, senza basarsi su un solo singolo alleato forte, come invece fatto per quasi decennio con gli EAU. Di conseguenza, rafforzare le proprie relazioni con il Sultanato dell’Oman potrebbe essere funzionale alla Monarchia saudita per rafforzare il suo ruolo di egemone e leader nel GCC.

Al contempo, la volontà dei due Paesi di discutere delle importanti questioni regionali, prima fra tutte la guerra in Yemen, potrebbe anche permettere all’Oman di assumere un ruolo di mediazione importante nel quadro mediorientale, soprattutto per quanto riguarda i rapporti con l’Iran. Il Sultanato ha da sempre coltivato un attento atteggiamento di neutralità nella regione, cercando di mantenere anche cordiali rapporti con Teheran, aspetto visto da sempre con diffidenza dai funzionari sauditi, che considerano l’Iran come il loro principale rivale. Tuttavia, l’intento dell’Oman di accelerare nelle ultime settimane i suoi sforzi diplomatici per porre fine al conflitto in Yemen, a cui anche l’Arabia Saudita sta cercando di lavorare – visti i costi ingenti del suo sostegno militare al governo centrale contro i ribelli Houthi, sostenuti dall’Iran – potrebbe far riavvicinare i due Paesi del Golfo nelle dinamiche regionali e contribuire anche a mediare indirettamente i rapporti tra Teheran e Riyadh, cosi da raggiungere maggiore stabilità nel quadrante mediorientale. Senza dimenticare che il raggiungimento di un cessate il fuoco in Yemen potrebbe stabilizzare le dinamiche securitarie dell’Oman, che confina con il Paese in guerra e dunque risente delle sue instabilità.

La prima visita ufficiale del Sultano omanita in Arabia Saudita testimonia dunque l’intenzione dei due Paesi di potenziare in primis i propri legami economico-commerciali, aspetto che apporterebbe benefici all’economia interna omanita e vantaggi all’Arabia Saudita a livello di posizionamento nel GCC. Al contempo, la discussione sulle questioni regionali dimostra come i due Paesi siano concordi nel cercare un percorso univoco per mettere fine alla guerra in Yemen e cercare di contenere l’assertività iraniana nel contesto regionale, così da avanzare nel generale clima di rilassamento e distensione che sembra caratterizzare il panorama mediorientale nell’ultimo periodo.

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