Il significato dell’assenza di Xi Jinping al G20 e alla COP26
Le due ultime settimane a cavallo tra fine ottobre e inizio novembre fanno da palcoscenico a due degli incontri più importanti a livello mondiale dell’anno: il G20 e la COP26. Un elemento che è risaltato agli occhi di molti è stata l’assenza del Presidente della Repubblica Popolare Cinese, Xi Jinping. Già da inizio ottobre aleggiava l’alta possibilità di una sua partecipazione da remoto, della quale si è avuta conferma a una settimana dall’inizio del G20. Sono trascorsi 21 mesi dal suo ultimo viaggio internazionale in Myanmar il 18 gennaio 2020. I motivi presentanti dalla RPC riguardano il persistere dello stato d’emergenza per l’allerta Covid. A rappresentare Xi Jinping al G20 si è dunque recato il Ministro degli Esteri Wang Yi – il quale ha tenuto in questo contesto diversi colloqui bilaterali, tra i quali uno con il Segretario di Stato Statunitense Anthony Blinken – mentre alla COP26 viene rappresentato dallo speciale inviato sul clima Xie Zhenhua.
Si potrebbe rintracciare nel perdurare dell’emergenza Covid la causa dell’assenza del Presidente della RPC, ma non per motivazioni sanitarie, quanto più intrinsecamente logistiche e strategiche. In Cina, infatti, non vige la politica di “convivenza con il virus”, ma di “Covid-0”. Questo prevede delle misure molto stringenti e ferree per quanto riguarda il contenimento del virus, tra cui lunghi periodi di quarantena per chi rientra in Cina dall’estero. Con il sesto plenum del XIX Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese alle porte (si terrà infatti dall’8 all’11 novembre) la partecipazione in persona di Xi Jinping al G20 e alla COP26 avrebbe comportato una sua conseguente impossibilità a presenziare al Plenum dovendo seguire il lungo protocollo di prevenzione previsto dalle misure introdotte. Data l’importanza per Cina dell’osservanza di queste procedure, il Presidente non potrebbe mostrarsene esulato, dato che ciò potrebbe eventualmente a minare il rapporto di fiducia instaurato con il popolo al momento per lui fondamentale. Seguendo la stessa logica, infatti, lo stesso Wang Yi potrebbe essere impossibilitato nel partecipare in presenza al plenum, sebbene non siano state rilasciate delle dichiarazioni al riguardo. Tale elemento suggerisce che quella della prevenzione possa essere in realtà un pretesto per non abbandonare il focus dalle questioni interne e non perdere quindi le redini degli affari domestici.
Questa più ampia analisi delle motivazioni che hanno portato all’assenza di Xi Jinping dal G20 e dalla COP26 permette di ipotizzare una tendenza perfettamente in linea con le priorità mostrate dal governo cinese, negli ultimi anni in particolare, nel rivolgere una maggiore attenzione verso l’interno. L’aver, infatti, anteposto la partecipazione in loco ad un importante incontro per il Paese agli altrettanti importanti incontri internazionali, sembra suggerire il proseguimento di un’azione ferma nelle sue posizioni con l’esterno ed estremamente concentrata sull’interno. Il prossimo plenum, in effetti, sarà fondamentale per Xi Jinping per consolidare ulteriormente la sua posizione all’interno del partito, in visione del prossimo Congresso del PCC nel 2022 durante il quale potrà eventualmente essere eletto Segretario Generale del Partito per un terzo mandato. Non è probabilmente un caso, infatti, che nell’ultimo mese il Presidente abbia presenziato a diversi eventi e cerimonie dedicate ad argomenti importanti per lo sviluppo del Paese, dal punto di vista sia politico che economico.
Questa attenzione verso le questioni interne non esula necessariamente dell’interesse e l’impegno che la Cina ha posto al clima. Pechino è infatti molto seria al riguardo, essendo il Paese soggetto diretto di disastri ambientali causati proprio dal cambiamento climatico, ma propone di farlo secondo i suoi tempi e le sue regole. La Cina di Xi sembra infatti nuovamente suggerire di non sentirsi più obbligata a collaborare con gli Stati Uniti e i suoi alleati secondo condizioni diverse dalle proprie. Questo lo si evince particolarmente dagli interventi in remoto che Xi Jinping ha rivolto ai due meeting internazionali. Durante il G20 il Presidente della RPC ha rivolto l’attenzione verso i temi più importanti trattati al forum, proponendoli all’interno della cornice della Belt and Road Initiative e di una rinnovata collaborazione multilaterale. Per la COP26 ha invece inviato un messaggio nel quale ha sottolineato i target che la Cina aveva annunciato durante l’Assemblea ONU a New York nel 2020, con l’obiettivo di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2060. Ha inoltre sottolineato come i primi paesi a doversi fare carico di grandi obiettivi nella lotta al cambiamento climatico debbano essere quelli più sviluppati, seguiti poi da quelli in via di sviluppo, tra i quali rientra la Cina stessa.
Tutti questi elementi sembrano dunque suggerire un netto proseguimento del governo cinese ad anteporre questioni interne a quelle esterne, anche a scapito di un possibile miglioramento della sua immagine a livello internazionale, mostrando posizioni più decise e ferme con i Paesi terzi.