Gli Houthi colpiscono Abu Dhabi
Medio Oriente e Nord Africa

Gli Houthi colpiscono Abu Dhabi

Di Elia Preto Martini
20.01.2022

Il 17 gennaio 2022 le milizie Houthi hanno rivendicato l’attacco con i droni indirizzato contro tre depositi petroliferi situati ad Abu Dhabi. Contestualmente sembra essere avvenuto un altro attacco contro l’aeroporto dell’Emirato, sebbene le autorità locali non abbiano confermato l’episodio e nemmeno la sua eventuale paternità. In questi scontri almeno tre persone hanno perso la vita mentre ammonta a sei il numero dei feriti.

L’ostilità tra gli Houthi e gli Emirati Arabi Uniti va contestualizzata all’interno del conflitto in Yemen scoppiato nel marzo 2015 e che ha visto il coinvolgimento emiratino nella coalizione araba guidata dall’Arabia Saudita. In questo scenario gli Houthi hanno a agito, seppur in maniera incostante, come una possibile estensione della Repubblica Islamica iraniana, la quale ha a sua volta supportato questo gruppo armato con un solido sostegno logistico ed economico.

Questi attacchi contro obiettivi presenti all’interno del territorio nazionale degli UAE sono avvenuti in un momento particolarmente teso nello scenario geopolitico della regione, il quale è attualmente caratterizzato da almeno due tendenze significative. In primo luogo, i tentativi di ripristinare l’accordo sul nucleare iraniano, portati avanti dalla Presidenza Biden, stanno incontrando numerosi ostacoli politici. Giovedì 13 gennaio, infatti, il Segretario di Stato Antony Blinken ha dichiarato che rimangono solo alcune settimane per salvare l’accordo del 2015 in virtù del fatto che la Repubblica Islamica sembra essere molto vicina ad ottenere il materiale fissile necessario per produrre una propria arma nucleare. In secondo luogo, da circa nove mesi l’Arabia Saudita e l’Iran hanno iniziato una serie di dialoghi con il fine di ripristinare, almeno parzialmente, le loro relazioni bilaterali ed evitare così una degenerazione dei principali conflitti regionali in cui entrambi i Paesi sono coinvolti.

Alla luce di queste due tendenze, l’attacco degli Houthi contro gli EAU assume un significato importante. In particolare, il dialogo tra gli Stati arabi del Golfo e l’Iran potrebbe essere fortemente rallentato a causa dei rapporti politico-militari che legano il gruppo ribelle yemenita a Teheran. Al tempo stesso, però, questo fatto mette in evidenza un fattore che viene spesso sottovalutato nell’analisi delle alleanze politico-militari del Medio Oriente. Infatti, sebbene gli Houthi godano del supporto iraniano, ciò non implica che essi siano totalmente controllati da Teheran. Anzi, gli attacchi di questi giorni mostrano, in realtà, come gli Houthi godano di una certa autonomia strategica. L’attacco ad Abu Dhabi può essere quindi interpretato, almeno dalla prospettiva di questa milizia, come una ritorsione contro il ruolo rivestito dagli EAU nel conflitto yemenita al fianco di Stati Uniti, soprattutto nell’ambito dell’anti-terrorismo, e Arabia Saudita.

Questa situazione aggiunge quindi un ulteriore elemento di imprevedibilità all’interno dei già complessi rapporti diplomatici tra Teheran e Riyadh. La presenza di un attore che coltiva una propria agenda, come gli Houthi ad esempio, mette l’Iran nella scomoda situazione di dover trovare un bilanciamento tra i propri legami con le milizie armate dislocate nei principali teatri di crisi e il tentativo, intrapreso recentemente, di diminuire il livello di tensione con i Paesi arabi del Golfo. Inoltre, anche gli Stati Uniti non possono che guardare con sospetto e apprensione le attività degli Houthi in Yemen – e più in generale nella Penisola Arabica – che minano, in parte, l’immagine di stakeholder affidabile che l’Iran sta cercando di ricostruire grazie ai negoziati di Vienna per siglare un nuovo accordo nucleare.

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