fissate le nuove elezioni legislative e presidenziali in Palestina
Quindici anni dopo le ultime elezioni presidenziali in Palestina, il Presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Mahmoud Abbas, ha annunciato che si terranno le elezioni legislative il 22 maggio e quelle presidenziali il 31 luglio. Nonostante la buona notizia, molti osservatori hanno sollevato dubbi per la realizzazione e il successo delle consultazioni in virtù di numerose considerazioni. In primo luogo, l’ultima volta che si tennero le elezioni legislative nel 2006, Hamas vinse, ma la difficile convivenza tra l’amministrazione di Fatah e il Consiglio Legislativo controllato da Hamas, nonché il rifiuto europeo e statunitense nel voler collaborare con quest’ultimi, contribuì ad acuire le profonde tensioni esistenti nei Territori Palestinesi.
In secondo luogo, nonostante la disponibilità mostrata da Hamas nel partecipare alle elezioni, persistono ancora differenti visioni tra Gaza e Ramallah in merito alla situazione di totale divisione politica, giuridica e degli apparati di sicurezza tra Striscia di Gaza e Cisgiordania. A ciò si aggiungono, inoltre, numerose perplessità sia in relazione al possibile esito delle consultazioni, sia per quel che riguarda le condizioni ambientali di effettiva libertà nel fare campagna elettorale ed esercitare il proprio diritto di voto. Inoltre, non è chiaro se Israele permetterà che le consultazioni avvengano anche nella parte orientale di Gerusalemme.
I recenti sondaggi effettuati dal Palestinian Center for Policy and Survey Research hanno rivelato che Fatah è avvantaggiata nelle elezioni legislative con il 38% contro il 34% di Hamas; al contrario, nelle elezioni presidenziali, il leader di Hamas, Ismail Haniyeh, è dato al 50% contro il 43% di Abbas, in un perdurante calo di popolarità.
Le motivazioni dietro l’annuncio delle elezioni possono essere sintetizzate in due ragioni: in primo luogo, la normalizzazione dei rapporti tra Israele e alcuni importanti membri della comunità arabo-islamica (Emirati Arabi Uniti, Bahrain, Sudan e Marocco) ha ulteriormente isolato i palestinesi nel contesto mediorientale, indebolendo le aspirazioni di quest’ultimi in merito alla loro causa. In secondo luogo, l’arrivo di una nuova amministrazione USA, come appunto quella di Joseph Biden, potrebbe aprire nuove opportunità – almeno retoriche – per il rilancio di una proposta di pace tra israeliani e palestinesi. Quest’ultimi, dunque, hanno un cruciale interesse a mostrarsi compatti e democraticamente legittimati di fronte agli stravolgimenti regionali.