Elezioni parlamentari in Corea del Sud: quali impatti sulla politica estera
Lo scorso 10 aprile, si sono tenute in Corea del Sud (Repubblica di Corea) le elezioni valide per l’Assemblea Nazionale, il parlamento monocamerale. A uscirne ridimensionato è stato il Partito del Potere Popolare (PPP) del Presidente Yoon Suk Yeol, il cui mandato scade nel 2027. Il PPP ha perso sei seggi passando da 114 a 108, mentre l’opposizione, guidata dal Partito Democratico Coreano (PDC), ha guadagnato trenta seggi spingendosi da 157 a 187 e ottenendo così una maggioranza ragguardevole. Decisivi alle urne i voti della fetta di società coreana contrariata dalla gestione delle spinte inflazionistiche che hanno colpito l’economia nazionale, oltre che dagli scandali di corruzione che hanno recentemente investito il PPP.
Sul fronte estero, entrambi i partiti (e le coalizioni) supportano la cooperazione con gli Stati Uniti, ma il PPP si dimostra maggiormente allineato agli obiettivi strategici di Washington nella regione: collaborazione con il Giappone e contenimento anticinese. Nonostante la Repubblica Popolare Cinese rappresenti il principale partner commerciale coreano, l’opinione pubblica nazionale, memore delle tensioni emerse nel 2016 con la dura reazione cinese all’installazione del sistema di difesa americano THAAD sul suolo sudcoreano, non gradisce l’atteggiamento aggressivo di Pechino nella regione. Tuttavia, se il PPP è pronto a promuovere un progressivo disallineamento dalla collaborazione commerciale tra i due Paesi, il PDC resta invece restio ad adottare simili misure per timore dell’impatto che potrebbero generare sull’economia nazionale.
I due maggiori partiti restano inoltre distanti rispetto alla postura nei confronti di Tokyo. Se, da un lato il PPP è intenzionato a lasciarsi alle spalle le animosità del passato, il PDC spinge invece sulle rimostranze di un elettorato fortemente diffidante nei confronti del Giappone. A tal proposito, la decisione del Presidente Yoon di approvare un piano per la compensazione delle famiglie delle vittime del lavoro forzato nel periodo della dominazione giapponese ha alienato una fetta notevole dell’opinione pubblica coreana. Ad essere utilizzati, infatti, sono stati esclusivamente i fondi pubblici coreani, senza la partecipazione del Governo di Tokyo, come aveva invece invocato l’opposizione.
Nel contesto delle relazioni con Pyongyang, l’amministrazione di Yoon si è invece dimostrata particolarmente aggressiva. Rispetto al passato, il Governo di Seoul ha spinto per un atteggiamento maggiormente prono alla deterrenza e meno disposto al confronto e al dialogo. La dottrina militare, sostenuta dal supporto nucleare statunitense, potrebbe essere aggiornata per integrare la possibilità di un attacco preventivo e di retaliation in caso di intimidazione o di aggressione avversaria.
Tuttavia, anche l’agenda estera dell’amministrazione potrebbe subire rallentamenti o battute d’arresto decisive. Per i prossimi tre anni al potere, la priorità per il PPP sarà quella di sopravvivere al probabile ostruzionismo della maggioranza parlamentare, con il possibile rischio di una paralisi legislativa. A uscire discretamente rafforzato dall’esito delle urne è il leader del PDC Lee Jae-myung. Già sfidante di Yoon alle elezioni presidenziali del 2022 (e sconfitto con un margine inferiore al punto percentuale), Lee potrebbe decidere di utilizzare il prossimo periodo all’opposizione per riprepararsi alla candidatura presidenziale in vista delle elezioni del 2027. In tal senso, sarà necessario per il PDC non solo capitalizzare sui fallimenti della compagine avversa, ma anche ristabilire la fiducia dell’elettorato coreano nei confronti della classe politica. Altro elemento significativo riguarda il successo politico di Cho Kuk, ex Ministro della Giustizia (ruolo dal quale è stato costretto alle dimissioni per via di uno scandalo per la falsificazione di registri) e attuale leader del partito di opposizione Rebuilding Korea Party, fresco di fondazione e già incisivo con dodici seggi.