Cina: l’impatto delle limitazioni all’export di gallio e germanio
Il 3 luglio, il Ministero del Commercio della Repubblica Popolare Cinese ha annunciato l’introduzione di limitazioni alle esportazioni di gallio, germanio e metalli composti correlati, utilizzati principalmente nella costruzione di microchip e semiconduttori. Le autorità di Pechino hanno reso noto che le misure entreranno in vigore il primo di agosto. L’annuncio segna un nuovo capitolo dello scontro commerciale tra Stati Uniti e Cina, con quest’ultima che intende colpire direttamente le forniture di materie prime critiche utilizzate nella produzione di componentistica tecnologica avanzata, creando, di conseguenza, una situazione di stress per le catene globali del valore del settore.
Entrambi i metalli oggetto delle restrizioni fanno parte della categoria riconducibile alle terre rare, cioè quelle terre da cui si possono estrarre materiali utili nella costruzione di tecnologie avanzate quali semiconduttori e microchip di uso comune o presenti in settori strategici come la Difesa. In particolare, il gallio è utilizzato nella produzione di semiconduttori e di microchip che si trovano all’interno delle apparecchiature utilizzate nelle trasmissioni radiofoniche, nei telefoni e nei sistemi satellitari adibiti alle telecomunicazioni, nella tecnologia LED e in ambito militare, dove viene impiegato nel settore aereo e in quello missilistico. Anche il germanio trova applicazione nella tecnologia militare, principalmente nella costruzione dei visori a infrarossi e notturni, ma anche nella costruzione di celle fotovoltaiche e nel processo produttivo di alcune tipologie di plastica.
Le criticità nella produzione di questi metalli non sono direttamente legate alla loro scarsità, quanto piuttosto al processo tramite il quale questi si riescono a ottenere. È necessario, infatti, un alto grado di purezza dei metalli per poterli usare in settori critici come il militare e, al momento, solo poche aziende sono in grado di svolgere tale processo in maniera adeguata. Al di là di una limitata presenza di aziende attive nel settore in Giappone e nell’Unione Europea, dove opera la belga Umicore, il grosso della produzione proviene dalla Cina.
Infatti, malgrado la presenza di altri Paesi sui mercati di questi materiali, tra cui si possono menzionare Canada, Finlandia, Russia e Stati Uniti per il germanio e Giappone, Russia, Corea del Sud e recentemente la Germania per il gallio, è proprio la Cina a dominare il settore. Pechino, infatti, produce circa il 60% del totale del germanio e l’80% del gallio a livello globale, afferma il Critical Raw Material Alliance, con picchi nel 2021, dichiarati dallo United States Geological Survey, pari al 98% del gallio prodotto globalmente e al 68% del germanio. La presenza massiccia della Cina in questo settore le conferisce, pertanto, il potere di influenzare direttamente il mercato globale di tali beni e le permette, almeno in potenza, di interrompere intere catene di produzione che dipendono dalla loro presenza.
In questo contesto, l’assenza di materiali che possano giocare un ruolo sostitutivo garantendo gli stessi livelli di qualità e l’impossibilità di trovare nuovi fornitori che sopperiscano a questa diminuzione dell’offerta, rischia di provocare dei rallentamenti nella produzione dei beni che si basano su di essi. Inoltre, è probabile che l’effetto scarsità provochi, nel breve-medio periodo, un innalzamento dei prezzi e un’alta pressione sugli altri fornitori che saranno chiamati ad aumentare la produzione. Tuttavia, l’impatto nel breve periodo nel settore Difesa potrebbe essere piuttosto limitato poiché le aziende del settore tendono ad accumulare materiali critici con ampio anticipo per evitare possibili shock dell’offerta.
Già oggi diversi soggetti hanno iniziato a cercare delle soluzioni: l’azienda belga Nyrstar N.V., per esempio, ha dichiarato di aver avviato la ricerca di nuovi possibili siti di estrazione in Australia, Unione Europea e Stati Uniti. Inoltre, la notizia delle limitazioni cinesi ha fatto registrare un aumento delle quotazioni dei due metalli nei mercati internazionali, con il prezzo del gallio che è cresciuto negli ultimi giorni del 6%. Sempre per effetto della decisione cinese, le aziende collegate al settore, tra cui la canadese 5N Plus Inc., che concentrano la propria attività proprio sul riciclo di questi materiali, hanno visto salire le proprie quotazioni nei mercati internazionali.