Carrie Lam rimuove quattro parlamentari pro-democrazia dal Consiglio Legislativo di Hong Kong

Carrie Lam rimuove quattro parlamentari pro-democrazia dal Consiglio Legislativo di Hong Kong

Di Stefano Grandi
12.11.2020

Lo scorso mercoledì 11 novembre il governo locale di Hong Kong ha espulso dal Consiglio legislativo (Legco) quattro deputati dell’ala pro-democrazia, ossia Alvin Yeung, Dennis Kwok, Kwok Ka-ki e Kenneth Leung. Il provvedimento è stato adottato a poche ore dall’emanazione da parte del Comitato Permanente del Congresso Nazionale del Popolo (NPCSC) di una risoluzione – approvata all’unanimità – che conferisce all’esecutivo hongkonghese il potere di esautorare i politici democraticamente eletti senza appellarsi a organi giudiziari.

Il fatto testimonia come ormai le decisioni prese a Pechino riescano a essere implementate a Hong Kong con effetto immediato e travalicando le istituzioni locali. Senza dubbio la Legge sulla sicurezza nazionale approvata lo scorso luglio ha spianato la strada verso una simile negazione della democrazia nella Regione amministrativa speciale, dove ormai il NPCSC riesce evidentemente a esercitare la propria autorità senza limiti formali.

Le motivazioni addotte a seguito del provvedimento si riferiscono alla necessità di tutelare la sicurezza nazionale della Repubblica Popolare Cinese, nello specifico punendo retroattivamente i quattro legislatori rei l’estate scorsa di aver invocato, direttamente o indirettamente, l’intervento statunitense in supporto alla causa di Hong Kong, mettendo a repentaglio la politica di Pechino.

L’estromissione dal mini-Parlamento dei quattro legislatori andrà ad assottigliare la componente pro-democratica al suo interno, anche perché il Chief executive Carrie Lam ha escluso per ora la possibilità di eleggere dei sostituti. A questo si aggiunge la reazione di altri quindici deputati della stessa ala (capeggiata da Wu Chi-wai**), che hanno rassegnato le dimissioni** in segno di protesta a partire dal prossimo 1 dicembre. Tali sviluppi sembrano dare ulteriore impulso alla trasformazione di un organo rappresentativo locale, Consiglio legislativo, in un’istituzione di pura facciata, fortemente  esposta all’influenza di Pechino.

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