Bouteflika IV e gli intrighi del pouvoir
Medio Oriente e Nord Africa

Bouteflika IV e gli intrighi del pouvoir

Di Staff Ce.S.I.
21.05.2014

Quando queste note saranno lette si saprà chi è uscito vincitore dalle elezioni in Algeria, previste per il 17 aprile. La riconferma del Presidente Abdelaziz Bouteflika - che ha ufficializzato la propria candidatura il 26 ottobre scorso dopo un anno nel quale si sono inseguite voci e indiscrezioni tra le più disparate - appare tuttavia scontata. Il vecchio Presidente è legato all’ala conservatrice del pouvoir (l’apparato burocratico-militare che governa il Paese dai tempi della sua indipendenza dalla Francia), incline al mantenimento dello status quo e poco propensa ad aprire un programma di riforme dagli esiti socio-politici impensabili. Un blocco di potere formato dalle alte gerarchie militari e dai vertici del Fronte di Liberazione Nazionale (FLN), al quale si oppongono gli ufficiali di grado inferiore ed i quadri politici intermedi, spina dorsale della corrente riformista del pouvoir, decisi a chiudere con il dirigismo statalista di ispirazione sovietica che ha tradizionalmente caratterizzato l’establishment di potere in Algeria. Per comprendere le dinamiche e il significato politico della riconferma di Bouteflika, che noi diamo per scontata, occorre sottolineare come nello scenario algerino, caratterizzato dalla gestione collegiale tra l’FLN e le Forze Armate, il Capo dello Stato non è una figura autoritaria che determina  il corso e gli equilibri politici nazionali, bensì è l’espressione dei rapporti di forza all’interno del pouvoir.

Questo è un sistema fluido, nel quale si confrontano la componente civile, rappresentata dai quadri dell’FLN, la componente militare, costituita dalle Forze Armate, e, infine, la componente dei servizi segreti, il cui nucleo è il Département du Renseignement et de la Sécurité (DRS). Sono questi 3 “segmenti” che determinano, attraverso un complesso alternarsi di alleanze, l’indirizzo dell’apparato e, dunque, dell’intero Paese. Oltre che per il confronto trasversale tra conservatori e riformisti, la ricandidatura di Bouteflika è stata il terreno di scontro tra le Forze Armate, favorevoli al vecchio Presidente, e il DRS, incline ad un avvicendamento al vertice dello Stato. In questo senso, la graduale ascesa delle Forze Armate è coincisa con un graduale processo di ridimensionamento del potere del DRS, che domina la scena politica nazionale dai tempi della Guerra Civile del 1991-2002 e che aveva costruito la propria autorità sulla guerra al Fronte Islamico di Salvezza (FIS) e sul contrasto al terrorismo di matrice qaedista. A confermare il tentativo di delegittimare e indebolire il DRS in favore delle Forze Armate sono state alcune decisioni di Bouteflika volte a modificare l’equilibrio delle forze all’interno del sistema di difesa e sicurezza algerino. La prima è stata la nuova legge sul bilancio militare che ha garantito quest’anno alle Forze Armate un budget di 12,45 miliardi di dollari (un miliardo in più rispetto al 2013) diretto a coprire i costi di gestione, i nuovi reclutamenti e un vasto piano di procurement. Per quanto tale cospicuo stanziamento di fondi serva per soddisfare le necessità strategiche nazionali di contrasto al terrorismo jihadista e ai traffici illeciti nonché di deterrenza antimarocchina, non bisogna sottovalutarne l’importanza politica e sociale.

Infatti, in Algeria, le Forze Armate assolvono ad un ruolo di collettore sociale e di sistema di welfare alternativo a quello civile. Quindi, una maggiore quantitàdi denaro equivale ad una maggiore incisività ed influenza nei confronti della società.

La seconda decisione presidenziale che ha dimostrato lo spostamento degli equilibri del pouvoir attorno alle Forze Armate è stata la riorganizzazione del DRS, i cui dipartimenti erano precedentemente divisi tra Ministero dell’Interno e Ministero della Difesa. Infatti, al Ministero dell’Interno è stata sottratta la gestione della Direction Centrale de la Sécurité de l’Armée (DCSA, il servizio segreto militare), della Direction Centrale de la Police Judiciaire (DCPJ, il braccio armato della Magistratura) e del Centre de Communication et de Documentation (CCD, incaricato della vigilanza sui media), passati sotto il comando dello Stato Maggiore della Difesa, attualmente presieduto dal Generale Ahmed Gaid Salah, uomo della nomenklatura di Bouteflika. In questo modo, il DRS e il Ministero dell’Interno hanno perso alcuni strumenti e dipartimenti fondamentali per il controllo della macchina giudiziaria e dellasocietà civile. Inoltre, la sottrazione del DCSA al Ministero dell’Interno ha privato quest’ultimo del principale mezzo di sorveglianza nei confronti dei militari. In breve, la riforma dell’apparato di sicurezza ha notevolmente rafforzato l’indipendenza e l’influenza delle Forze Armate. Infine, con un ulteriore decreto, Bouteflika ha “facilitato” il pensionamento di 17 generali, appartenenti all’ala riformista delle Forze Armate e ai servizi segreti. Tra questi, Rachid Laalali, Capo della Direction de la Documentation et de la Sécurité Extérieure (DDSE, il servizio di spionaggio esterno), e Othmane Tartag, Comandante della Direction de la Sécurité Intérieure (DSI, il servizio di sicurezza interno). Al loro posto sono stati nominati rispettivamente i Generali Ali Bendaoud, ex-attaché militare all’ambasciata di Parigi, e Mohamed Bouzid, decano della Direction du Contre-Espionnage (DCE). Bandaoud e Bouzid non appartengono al nucleo oltranzista del DRS e non hanno mai avuto aspirazioni politiche. Infatti, il primo, dopo aver servito per molti anni all’estero, non è mai riuscito ad imporsi sulla scena nazionale, mentre il secondo, essendosi dedicato ad un dipartimento il cui scopo primario è l’infiltrazione e il controllo della società civile, non è mai stato parte di quegli apparati di sicurezza di maggior influenza sul corso politico algerino. Le nuove nomine hanno chiaramente evidenziato l’intenzione delle Forze Armate e di Bouteflika di svuotare dall’interno il DRS e di limitarne le prerogative e l’influenza attraverso il posizionamento, in ruoli-chiave della sicurezza nazionale, di uomini fedeli alla corte presidenziale, privi di rilevante potere personale e poco interessati alla carriera politica. Appare evidente come questo quadro rappresenti non solo una sconfitta per i servizi segreti, ma anche un durissimo colpo per il Generale Mohamed Mediene “Toufik”, il Comandante del DRS ed uno degli uomini più potenti del Paese dal 1992, più volte accreditato per la successione di Bouteflika. Quindi, la riconferma di Bouteflika potrebbe essere interpretata come un tentativo di una corrente del pouvoir di eclissare proprio la stella del Generale Mediene e di eliminare il rischio di un eccessivo accentramento di potere nelle sue mani al fine di preservare la gestione collegiale del Paese. Tuttavia vale la pena sottolineare che se il blocco FLN-Forze Armate non è riuscito a trovare un altro candidato più giovane ed energico rispetto a Bouteflika, vuol dire che il loro ventaglio di opzioni non era così ampio e che l’influenza di Mediene e del DRS è ben lungi dall’essere neutralizzata. In questo senso, lo scontro tra militari e membri dei servizi potrebbe continuare anche perché il Presidente non solo è molto vecchio e malato, ma non ha ancora coltivato un delfino che ne possa raccogliere l’eredità politica. Dunque, le tensioni che hanno scosso l’establishment di potere al momento della designazione del candidato alla Presidenza potrebbero riproporsi ancor più vigorosamente al momento della successione a Bouteflika. Qualora il DRS e le Forze Armate incrementassero il livello dello scontro, l’intero sistema algerino ne risentirebbe e la struttura statale andrebbe incontro ad una pericolosa destabilizzazione.

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