ATLAS Libia, Haftar si autoproclama leader della Cirenaica

ATLAS Libia, Haftar si autoproclama leader della Cirenaica

Di Ludovica Castelli, Denise Morenghi, Gianmarco Scortecci e Matteo Urbinati
29.04.2020

Cina: Convocato il Congresso Nazionale del Popolo

Lo scorso 29 aprile è stata annunciata la convocazione del Congresso Nazionale del Popolo cinese che si terrà il 22 maggio prossimo. Il Congresso rappresenta l’organo legislativo all’interno del sistema cinese e si occupa di approvare il budget nazionale, presentare l’insieme dei progetti per la pianificazione economica e sociale del Paese, nonché ratificare o emendare leggi in materia sia penale che civile. L’organo si riunisce con cadenza annuale, solitamente nella prima metà di marzo, ma quest’anno si è avuta una posticipazione a causa della pandemia da Coronavirus, che ha investito il gigante asiatico.

La convocazione dell’assemblea mette in evidenza un duplice significato. Innanzitutto, l’urgenza del governo di fissare i nuovi piani economici e presentare le policy per il prossimo anno, per cercare di fronteggiare l’attuale fase di contrazione e rispettare il più possibile gli obiettivi strategici. Fra i punti più preminenti in discussione, infatti, vi sarà il programma per conseguire il target dell’eliminazione della povertà da tutto il Paese, promessa più volte sostenuta dallo stesso Presidente XI Jinping. Altro nodo cruciale è poi l’attesa rimodulazione dei target di crescita che, anche alla luce del crollo trimestrale del Prodotto Interno Lordo recentemente registrato dall’Istituto Nazionale di Statistica, potrebbero veder naufragare il piano per il raddoppio del Pil entro fine 2020.

Oltre che per la necessità pratica di presentare i nuovi obiettivi, il governo ha voluto convocare il Congresso anche con l’intento di lanciare un segnale di presenza ai cittadini, per dimostrare l’impegno e lo sforzo della classe dirigente, in prima battuta, nel fornire al Paese gli strumenti necessari per uscire dalla crisi. Di fatti, ospitando nel cuore di Pechino circa 3000 delegati provenienti da tutto il Paese, il governo vuole dimostrare che l’emergenza sanitaria sia oramai sotto controllo e che vi siano le premesse per restaurare gradualmente la normalità, così da cercare di contrastare il malcontento che, in più occasioni, si era manifestato tra la popolazione proprio a causa della gestione da parte delle autorità centrali degli effetti della pandemia.

Libia, Haftar si autoproclama leader della Cirenaica

Il 28 aprile il Generale Khalifa Haftar, leader militare dell’Est della Libia, ha dichiarato in diretta televisiva l’intenzione di disconoscere gli accordi di Skhirat del 2015, proclamandosi leader nazionale sulla base di un non meglio precisato mandato popolare. Gli accordi, sottoscritti dalle controparti libiche sotto l’egida delle Nazioni Unite, rappresentano lo strumento di legittimazione dell’attuale Governo di Unità Nazionale che ha sede a Tripoli, nonché del Parlamento di Tobruk che ha sede in Cirenaica.

L’annuncio porta in rotta di collisione Haftar e il suo Esercito Nazionale Libico (ENL) con Parlamento di Tobruk, guidato da Aguilah Saleh. Di fatto, il Generale sembra voler instaurare il pieno controllo dei militari a discapito delle autorità civili, almeno nei territori sotto il suo controllo. Nonostante Haftar sia l’attore egemone nell’Est, non è scontato che la sua mossa non incontri resistenze, soprattutto da parte di quelle tribù che possono temere di venire marginalizzate. Non va dimenticato che l’ENL, il principale strumento a disposizione di Haftar per controllare la Cirenaica, non è un organismo omogeneo bensì un ombrello di brigate e gruppi armati spesso costituiti su base tribale.

In più, con questo strappo Haftar rischia di perdere la legittimazione internazionale che si è costruito negli ultimi anni. A tal proposito, la tempistica dell’annuncio, arrivato in seguito a pesanti sconfitte nell’offensiva contro Tripoli che si trascina senza successi da più di un anno, potrebbe essere giustificata dal timore del Generale di perdere il sostegno dei suoi sponsor internazionali. La figura del Generale, infatti, è ormai difficilmente spendibile in nuovi negoziati con le forze della Tripolitania. Ergendosi a unica autorità dell’Est e agitando di fatto lo spettro della secessione, Haftar potrebbe quindi cercare di estromettere i suoi potenziali avversari interni.

Yemen: i separatisti del sud rilanciano la sfida a Riyadh

Domenica 26 aprile i separatisti del Consiglio di Transizione del Sud (CTS), hanno annunciato l’autonomia amministrativa delle aree sotto il proprio controllo nello Yemen meridionale, occupando la capitale provvisoria di Aden. Con questa mossa, il CTS ha stracciato l’accordo siglato il 5 novembre scorso a Riyadh con il governo legittimo guidato dal Presidente Abdelrabbo Hadi.

Infatti, quel patto aveva posto fine a una stagione di lotte tra le due anime della coalizione anti-Houthi, che erano arrivate anche a scontri armati diretti nell’agosto 2019. Nel contesto generale della guerra civile yemenita, il governo di Hadi, supportato dall’Arabia Saudita, ed il CTS, informalmente sostenuto dagli Emirati Arabi Uniti, sono alleati nella causa anti-Houthi, i ribelli sciiti asserragliati nel nord-ovest del Paese. L’accordo di Riyadh prevedeva l’unione del CTS e di altre regioni del sud in un unico esecutivo nazionale con la predisposizione delle forze militari congiunte al servizio di tale esecutivo. Tuttavia, la mancata attuazione di molte delle clausole concordate e soprattutto l’assenza di una rappresentanza meridionale all’interno del nuovo esecutivo sono le cause prossime che hanno indotto il CTS a consumare lo strappo. Va sottolineato che l’annuncio è arrivato nell’imminenza di un altro round di negoziati fra gli Houthi e le forze della coalizione, su cui punta molto l’Arabia Saudita. Dunque, non si può escludere che la mossa del CTS sia stata dettata dal timore di essere estromesso da questi negoziati e di non avere sufficiente forza per proteggere gli interessi del sud in un nuovo equilibrio di poteri.

Su questo sfondo, la posizione di Abu Dhabi, meno propensa di Riyadh a negoziare con gli Houthi, può aver fornito una preziosa sponda al CTS. Ma è la storica rivalità tra gli esponenti del sud e alleati di Hadi come il partito Islah, espressione del nord del Paese, a emergere come il fattore strutturale che, più di altri, regola le dinamiche interne all’eterogeneo fronte anti-Houthi.

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