«Per fermare i terroristi serve più intelligence non agenti in strada»
Secondo il presidente del Centro Studi Internazionali-Cesi «la vera sicurezza è fatta dalle persone che non si vedono e dalla prevenzione»
«Avere più poliziotti, più militari per strada può rasserenare i cittadini, ma la vera sicurezza è quella fatta da persone che non si vedono, da attività di cui non si deve discutere». Per Andrea Margelletti, presidente del Centro Studi Internazionali-Cesi, la migliore arma contro il fanatismo è quella «che non si vede» e che riesce a spiare le mosse del nemico, anticipandolo: «Sia chiaro, però, che non sempre si può avere successo», esclama Margelletti, esperto di «intelligence e terrorismo radicale», promotore del master in «Geopolitica e Sicurezza Globale» dell’Università «La Sapienza» di Roma.
Da Bruxelles a Berlino, sono scattate in queste ore azioni «preventive» di polizia contro presunte cellule jihadiste. Bisognava aspettare la strage di Parigi per intervenire?
«In realtà, queste azioni non sono mai smesse. Adesso, è cambiato solo che sono sotto gli occhi di tutti. Da tempo, le forze di polizia e di intelligence europee compiono arresti, ne hanno fatti una marea anche in Francia (un recente rapporto Europol evidenzia come negli ultimi anni il più consistente numero di provvedimenti giudiziari per reati di terrorismo sia stato eseguito proprio in quella nazione, ndr). Qualcuno, però, sfugge sempre».
Servizi segreti francesi sotto accusa. Quattordici anni dopo, la lezione dell’11 settembre è già stata dimenticata?
«Direi proprio di no. Ripeto, è facile criticare ma è necessario anche rendersi che sventare qualsiasi attentato, qualsiasi minaccia, è una pia illusione».
Fonte: Giornale di Sicilia