Nord Corea. Usa contro Russia e Cina per il no alle sanzioni. Francesca Manenti ai microfoni di Radio Vaticana
Non si allentano le tensioni in seguito al lancio due giorni fa, da parte della Corea del Nord, di un missile intercontinentale. Gli Stati Uniti attaccano Russia e Cina per il loro no a una risoluzione dell’Onu su nuove sanzioni al Paese asiatico. Gli Usa hanno dichiarato che, a seguito della veloce chiusura della possibilità di una soluzione diplomatica da parte di Pyongyang, potrebbero ricorrere alla forza militare. I particolari da Paola Simonetti:
Mosca e Pechino “tengono per mano” il leader nordcoreano Kim Jong-un. Questa l’accusa degli Stati Uniti contro Russia e Cina, dopo la loro posizione contraria, nel corso di della riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, ad una risoluzione che preveda nuove sanzioni alla Corea del Nord, dopo l’ultimo lancio di un missile, questa volta intercontinentale. L’ambasciatrice Usa, Haley, ha avvisato che gli Stati Uniti“ sono pronti ad usare la forza, non tralasciando anche una minaccia a Pechino: la Cina infatti rischia i suoi rapporti commerciali con gli Stati Uniti se il business cinese con la Corea del Nord dovesse violare le sanzioni del Consiglio di Sicurezza Onu. Le restrizioni economiche già applicate alla Corea del Nord, restano uno degli importanti canali negoziali, nonostante abbiamo mostrato il fianco in questi anni come spiega Francesca Manenti, analista del Centro Studi internazionali:
R. - Il piano sanzionatorio che è stato finora applicato alla Corea del Nord non ha, per ora, avuto dei grandi risultati. Questo perché la volontà di dotarsi di una capacità di deterrenza nucleare, quindi non solo un programma di ricerca atomico, ma anche la dotazione di un arsenale balistico in grado di creare quello che poi è un vero e proprio arsenale militare-nucleare, sono parti fondamentali della strategia di Kim Jong-un che appunto vede nella deterrenza nucleare una sorta di assicurazione per il futuro del regime nordcoreano. Le sanzioni che sono state imposte dalla comunità internazionale alla Corea del Nord sono un inevitabile strumento politico ed economico che questa ha dovuto adottare per lanciare un segnale di forte critica e di condanna a quelle che sono le scelte del regime nordcoreano, ma che non vanno ad intaccare quella che è la volontà politica del leader in questo momento.
D. - Un quadro complesso e difficile da dipanare in termini di diplomazia, soprattutto nel contesto di un atteggiamento altamente difensivo della Corea del Nord…
R. - Il regime nordcoreano guarda con grande preoccupazione a quella che è l’alleanza all’interno del Pacifico tra la Corea del Sud, gli Stati Uniti e il Giappone e il tentativo di questi attori di andare in un certo senso a ridimensionare quella che Pyongyang concepisce come la propria libertà di esprimere una strategia politica sia interna che internazionale. Per andare a mettersi in sicurezza e quindi scongiurare che ci possa essere appunto un’azione di forza nei propri confronti Kim Jong Un ha dato una forte accelerata a quello che è il programma nucleare.
D. - L’eventuale iniziativa degli Stati Uniti di intraprendere un’azione di forza contro la Corea del Nord, potrebbe acuire la crisi …
R. - L’azione militare in questo momento è una delle ipotesi sul tavolo, soprattutto perché gli Stati Uniti di Trump sembrano non aver più pazienza verso i continui test del regime nordcoreano. Ci porta a pensare che l’eventuale azione, anche unilaterale degli Stati Uniti nei confronti della Corea del Nord, possa portare a reazioni da parte del regime nordcoreano e quindi innescare se non un conflitto, quanto meno una crisi all’interno della regione.
Fonte: RadioVaticana