Forze speciali in ogni città. L'Italia prova a blindarsi
Esercito in campo per incrementare i reparti già operativi a Roma e Milano. In caso di attacco pronti anche i parà
Contro il terrorismo l’Italia schiera i reparti speciali o meglio va a rafforzare la presenza di quelli già operativi sul territorio nazionale, visto che da tempo a Roma e Milano già è attivo un nutrito gruppo di carabinieri del Gis (gruppo di intervento speciale) pronto ad agire in caso di attacco terroristico.
Insomma, il comando del Cofs (Comando interforze per le operazioni delle forze speciali), qualora si verificasse un attentato, sarebbe pronto a far intervenire in breve tempo anche il nono reggimento d’assalto paracadutisti Col Moschin, il Goi (gruppo operativo incursori) del Comsubin della Marina e il 17esimo stormo incursori dell’Aeronautica militare. Gli specialisti del Gis, peraltro in continuo addestramento, sono già supportati dai militari del 1° reggimento carabinieri paracadutisti Tuscania.
Il numero crescente di attentati in tutta Europa ha spinto il Viminale a prendere provvedimenti in modo che, in caso di attacco, l’Italia sia pronta all’intervento. Il ministero dell’Interno ha già provveduto a organizzare quattro esercitazioni antiterrorismo (in gergo di controterrorismo) con i militari dell’Esercito, che grazie all’addestramento assumeranno la qualifica di agenti di pubblica sicurezza. La parte centro-nord dell’Italia sarà sotto il comando del Gis dei carabinieri, mentre da Roma in giù saranno i Nocs della polizia a comandare le operazioni. Ma c’è di più, perché già in alcune città italiane sono attive delle vere e proprie task force, create grazie alla lungimiranza del comandante generale dell’Arma dei carabinieri, Tullio Del Sette: A.p.i. e S.o.s, ovvero aliquote di pronto intervento e squadre operative di supporto, che garantiscono la sicurezza in centri abitati ritenuti sensibili. Le aliquote di pronto intervento, quando saranno tutte a regime, opereranno in 18 città italiane, mentre le squadre operative di supporto, in continuo addestramento per dare una risposta effettiva in attesa dell’arrivo del Gis, saranno 13. Task force messe in campo le prime con l’incarico di «cristallizzare la situazione» in caso di attentato, grazie anche all’uso di armi più sofisticate, le seconde con una funzione simile a quella delle slot americane. Secondo quanto riportato in uno studio del Centro di studi internazionali (Cesi) presieduto dal professor Andrea Margelletti e realizzato da Francesco Tosato e Michele Taufer, «le A.p.i., che fanno perno sulla struttura territoriale dell’Arma, saranno permanentemente schierate in 16 capoluoghi di provincia già selezionati oltre che nei due reparti dei Cacciatori di Calabria e Sardegna e sono poste sotto il comando del locale comandante provinciale dei carabinieri. Le S.o.s., che dipendono, invece, dall’organizzazione mobile dell’Arma (reggimenti e battaglioni), sono sotto il diretto controllo del Comando generale che, in considerazione di esigenze specifiche riguardanti la minaccia terroristica, ne dispone l’assegnazione temporanea a un comando provinciale».
Insomma, qualora i terroristi dell’Isis dovessero attaccare l’Italia, oltre ai 7mila militari già schierati sul territorio nazionale, dovrebbero fare i conti anche con le task force addestrate a intervenire prima dell’arrivo delle forze speciali.
Inoltre, il ministro dell’Interno Angelino Alfano nei giorni scorsi ha parlato di una circolare inviata ai prefetti in cui si invitano gli agenti di pubblica sicurezza a portarsi dietro l’arma di ordinanza anche fuori dall’orario di servizio. Una soluzione che sarebbe ben vista da agenti e militari se le pistole di ordinanza non fossero così ingombranti e poco occultabili e se non solo agli ufficiali fosse consentito acquistare un’arma propria, meno visibile e più maneggevole in caso di necessità.