Torna a crescere l’interscambio commerciale tra Cina e Corea del Nord
Dopo due anni di sostanziale interruzione dei commerci legata all’emergenza pandemica, nel 2022 si è registrata una netta crescita dell’interscambio tra Repubblica Popolare Cinese e Corea del Nord. In particolare, le esportazioni cinesi verso Pyongyang sono cresciute lo scorso anno del 250% circa rispetto al 2021, attestandosi a 893.6 milioni di dollari, mentre le importazioni sono aumentate di oltre il 125% arrivando a toccare quota 134.4 milioni di dollari. A dominare l’export cinese sono stati i beni alimentari e i medicinali, mentre l’export nordcoreano è essenzialmente composto da energia, prodotta dalle centrali idroelettriche presenti lungo il confine tra i due Paesi, e ferroleghe. Seppur l’interscambio sia ancora distante dai 2.6 miliardi di dollari del 2019, i dati recenti dimostrano una chiara tendenza al ritorno delle relazioni commerciali bilaterali a livelli pre-pandemici.
La ripresa dei commerci rappresenta soprattutto per Pyongyang un’importante boccata d’ossigeno. Il Paese guidato dal Leader supremo Kim Jong-un, infatti, era riuscito tra il 2016 e il 2019 a mitigare parzialmente gli effetti delle sanzioni internazionali proprio attraverso le importazioni. In questo quadro, lo scoppio della pandemia da COVID-19 ha portato alla chiusura delle frontiere con la Cina, partner essenziale con il quale si sviluppano il 95% degli scambi internazionale del Paese. Pertanto, nel corso del 2020, la Corea del Nord ha visto crollare gli scambi con l’estero del 78.2%, a fronte di una frenata del commercio globale limitata al 7.5%. Il crollo delle importazioni ha contribuito ad aggravare il già critico quadro macroeconomico di Pyongyang con conseguenze che, se protratte nel tempo, avrebbero potuto incidere sulla solidità stessa della leadership.
Proprio al fine di scongiurare uno scenario di instabilità, la Cina sembra intenzionata a ristabilire relazioni bilaterali simili a quelle avute prima dello scoppio della pandemia. Tuttavia, la crescente aggressività mostrata dal regime nordcoreano, con circa 90 tra missili balistici e altri vettori lanciati nel corso del 2022, complica parzialmente la strategia cinese. Pechino, infatti, seppur interessata ad evitare un collasso del regime di Kim Jong-un, che favorirebbe un avanzamento degli interessi americani nella penisola coreana, non è particolarmente entusiasta di pagare un prezzo in termini di credibilità internazionale a causa dell’imprevedibilità del proprio partner. In quest’ottica, la realizzazione da parte della Corea del Nord del settimo test nucleare della sua storia metterebbe la Cina in una posizione scomoda, soprattutto in sede di Consiglio di Sicurezza dell’ONU.
Dal canto suo, tuttavia, Pyongyang è consapevole dell’importanza che ricopre nella sfida in corso nell’Indo-Pacifico e, per questa ragione, appare difficile possa modificare il proprio approccio nel breve-medio termine. D’altronde, tradizionalmente la Corea del Nord vede nell’inasprimento delle relazioni sino-americane un’opportunità da sfruttare e l’attuale contesto internazionale, sempre più polarizzato, apre una finestra d’opportunità utile al Paese per completare i progetti di modernizzazione dell’apparato missilistico e nucleare.