La Corea del Sud si avvicina alle prossime elezioni presidenziali
Il 9 marzo in Corea del Sud si terranno le elezioni per il nuovo candidato alla presidenza della Casa Blu. L’elezione presidenziale arriva in un momento decisivo per lo sviluppo della politica estera sudcoreana, che al termine del mandato presidenziale di Moon Jae-in presenta orizzonti diplomatici contrastanti. L’amministrazione Moon ha cambiato profondamente la Corea del Sud per quanto riguarda la politica estera ed è stata l’epoca in cui il Paese ha raggiunto il più alto livello di azione diplomatica. Il culmine è stato registrato nel settembre 2021 quando il Presidente sudcoreano ha annunciato alla 76esima sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite la proposta per una dichiarazione formale di fine della guerra nella penisola coreana. Il lascito che il nuovo candidato deve ereditare, dunque, non è dei più facili. Il risultato delle elezioni è perciò fondamentale per la traiettoria diplomatica che il paese seguirà nei prossimi cinque anni.
I principali candidati alla corsa presidenziale sudcoreana sono Yoon Seok-youl, del People Power Party, e Lee Jae-myung dell’attuale Partito Democratico al potere. Un altro candidato di minore importanza è Ahn Cheol-soo del Partito del Popolo, al quale sarà probabilmente preclusa la vittoria.
Il candidato conservatore alla presidenza è l’ex procuratore capo Yoon Seok-youl. Nel giugno 2021 è entrato per la prima volta nel mondo della politica e ha dichiarato che avrebbe corso per la presidenza come indipendente. Si è invece unito al People Power Party (PPP) il mese successivo e ha vinto le primarie a novembre. Nel 2019, è stato nominato procuratore generale dallo stesso Moon Jae-in, Presidente in carica, e ha contribuito alla condanna dell’ex presidentessa Park Geun-hye.
La campagna elettorale di Yoon ha subito alcune battute d’arresto. La prima settimana di gennaio il comitato per la campagna è stato sciolto a causa del calo degli indici di gradimento dovuto al conflitto interno allo stesso comitato. Ha deciso quindi di ricominciare da capo e nominare Kwon Young-se, membro dell’Assemblea Nazionale, come capo della campagna elettorale. In più, un sottocomitato di rete della campagna elettorale è stato dimesso dopo che si sono diffuse accuse sul coinvolgimento di una partecipazione di uno sciamano nella campagna. Il pubblico sudcoreano ha reso note le sue critiche, alimentate dalla possibilità che il misticismo entri di nuovo nella Casa Blu come era successo ai tempi della Presediente Park Geun-hye.
Per quanto riguarda la politica interna, la visione di Yoon rispetta le posizioni del PPP conservatore. La proposta più curiosa della sua campagna è l’abolizione del Ministero dell’Uguaglianza di Genere e della Famiglia. La scelta vuol essere un modo per fare appello alla giovane popolazione maschile coreana, che è fortemente in disaccordo con le nuove politiche di uguaglianza di genere. Un’ampia quota di uomini coreani tra i 20 e i 30 anni, infatti, afferma di soffrire di discriminazione e pensa che il governo non dovrebbe impegnarsi per i diritti della popolazione in generale.
Dall’altra parte, il candidato del Partito Democratico della Corea del Sud è il governatore della provincia di Gyeonggi Lee Jae-myung. Lee non è un candidato convenzionale per il Partito Democratico. Infatti, la sua vita in politica è iniziata come sindaco di Seongnam, dove ha servito per due mandati. Per quanto riguarda la politica interna, la sua campagna elettorale si concentra sulla spesa pubblica e sulle legislazioni favorevoli al lavoro.
Anche Lee cerca di assicurarsi giovani elettori maschi, a sua volta promettendo la copertura dell’assicurazione medica nazionale per nuovi trattamenti sanitari. Per i più anziani, il candidato ha annunciato una deduzione nei pagamenti delle pensioni nazionali. Per finanziare le sue proposte, Lee vuole revisionare il Ministero delle Finanze e porlo sotto il controllo dell’ufficio presidenziale, fatto che già causato qualche discussione tra il Ministero e il candidato.
Tuttavia, la questione più degna di considerazione è la posizione dei candidati riguardo la politica estera e soprattutto la Corea del Nord.
Le proposte di Yoon sulla Corea del Nord annunciate nell’ottobre 2021 includono la comunicazione trilaterale tra le due Coree e gli Stati Uniti e l’assistenza umanitaria incondizionata alla Corea del Nord. Allo stesso tempo, però, il piano comprenderebbe una proposta per il dispiegamento di armi nucleari statunitensi in Corea del Sud in caso di emergenze - anche se questo sembra altamente irrealistico a causa della riluttanza degli Stati Uniti a condividere il loro arsenale nucleare.
La vittoria del candidato presidenziale Yoon potrebbe rappresentare un cambiamento radicale nei recenti sviluppi tra le due Coree. La posizione dura del PPP sulla denuclearizzazione della Corea del Nord ha costituito un ostacolo nei tentativi dei precedenti presidenti conservatori di allentare le tensioni. È probabile che con il PPP al potere, la Corea del Sud rafforzerà le relazioni con gli Stati Uniti, con un conseguente congelamento della Sunshine Policy di Kim Dae-jung e dei successivi Presidenti progressisti fino all’attuale Moon. Sicuramente, la Casa Blu non rimarrà impassibile di fronte alle violazioni dei diritti umani e ai test del programma nucleare sotto il regime di Kim Jong-un. Pare che Yoon stia cercando di bilanciare la sua posizione per assicurarsi il sostegno sia dell’elettorato favorevole alle attuali politiche inter-coreane sia l’approvazione dei più conservatori che desiderano un forte distacco dalle politiche nordcoreane.
Il candidato democratico Lee ha invece reso nota la sua visione degli affari esteri in una dichiarazione intitolata “Iniziativa di unificazione e diplomazia nell’era della grande trasformazione” pubblicata ad agosto 2021. La visione di Lee sugli affari inter-coreani è quella della riunificazione e sta considerando sforzi diplomatici pratici per stabilire la pace e continuare con l’operazione di Moon. L’aiuto umanitario e la cooperazione sanitaria sembrano in questo senso destinati ad essere la base della distensione delle turbolente relazioni bilaterali. Il candidato democratico ha inoltre sottolineato con fermezza la necessità di un cambiamento materiale delle relazioni, arrivando a suggerire un alleggerimento delle sanzioni combinato con un impegno diplomatico graduale per incentivare una denuclearizzazione progressiva e proporzionale da parte di Pyongyang.
Lee vorrebbe che la Corea del Sud svolgesse il ruolo di mediatore nello scambio trilaterale con il leader nordcoreano Kim e il Presidente americano Biden, portando avanti gli sforzi di Moon nel contesto della Sunshine Policy e continuando il progetto di rilancio del Paese a livello internazionale. A questo proposito, Lee ritiene che la risoluzione diplomatica con la Corea del Nord dovrebbe evitare il più possibile la battaglia ideologica tra Stati Uniti e Cina, che intrappolerebbe la Corea in schemi diplomatici avversi per il nuovo ruolo che vorrebbe ricoprire. Per quanto riguarda il boicottaggio statunitense delle Olimpiadi di Pechino, ad esempio, la Corea del Sud ha deciso di prendere le distanze da posizioni apertamente schierate rispetto alla scelta degli Stati Uniti, come quella del Giappone.
Sotto la presidenza di Moon, la Corea del Sud ha guadagnato rilevanza nell’arena internazionale grazie a una precisa politica estera diretta a ristabilire la posizione della nazione sullo scacchiere internazionale. I progressi di Moon nelle relazioni inter-coreane sono stati senza precedenti e spetta ora al prossimo candidato continuare il processo di normalizzazione o cambiare direzione e congelare gli sforzi diplomatici fatti finora.
Lo sviluppo delle relazioni con la Corea del Nord potrebbe essere considerato il principale aspetto che cambierà in base al risultato delle elezioni, ma ci sono altri teatri fondamentali della cooperazione diplomatica che attendono il nuovo presidente coreano. Da un lato, il complicato bilanciamento delle relazioni con il Giappone e, dall’altro, la difficile posizione tra le superpotenze cinese e americana. Il nuovo Presidente, infatti, dovrà affrontare importanti questioni storiche emerse durante il mandato di Moon che hanno reso difficile le relazioni con il Giappone. L’eredità storica mina l’attuale cooperazione economica tra i due Paesi e il malcontento di Moon per l’Accordo di Normalizzazione del 1965 ha aperto la strada a nuove controversie. A riguardo, Lee ha affermato che intende procedere con una duplice strategia: collaborazione sulle questioni economiche e indipendenza su quelle politiche. Ci sarà da capire se questa indipendenza a livello politico sia possibile in un contesto di sicurezza complicato come quello attuale nell’Indo-Pacifico, dove le trattative per un accordo di sicurezza trilaterale Washington-Tokyo-Seoul hanno subito duri colpi durante la presidenza Moon, ma sono recentemente riprese in vista della nuova attività nucleare nordcoreana. Inoltre, l’amministrazione Moon ha lanciato a ottobre 2021 la sua prima iniziativa diplomatica unificata (conosciuta come Nuova Politica del Sud) volta a intensificare i legami con i paesi ASEAN e l’India, segnalando ancora una volta l’interesse sudcoreano a diversificare i suoi rapporti nel Pacifico. Il suo successore, dunque, si troverà a raccogliere una complessa eredità, per provare a proseguire nello sforzo di rilanciare il ruolo di Seoul all’interno di una regione tanto strategica per i futuri equilibri internazionali.