Hariri in Qatar e la ricerca della sponda turco-qatarina
Il Primo Ministro incaricato libanese Saad Hariri si è recato il 18 febbraio in Qatar per incontrare l’Emiro Sheikh Tamim bin Hamad al-Thani. Al centro dei colloqui vi è stato, principalmente, la formazione di un nuovo governo in Libano.
Dopo l’esplosione del 4 agosto 2020 a Beirut, il governo di Hassan Diab si è dimesso. Il 22 ottobre il Presidente Michel Aoun ha conferito l’incarico a Saad Hariri, il quale, però, non è ancora riuscito a formare un governo. Le maggiori difficoltà risiedono nella richiesta di Hariri nel dar vita ad un governo di 18 ministri, composto solo da tecnici. Al contrario, il Presidente Aoun ha preteso l’ingresso dei Cristiani maroniti nella compagine di governo e un aumento del numero dei ministeri. Una instabilità politica diffusa che si riflette, quindi, sul piano economico e sociale, ulteriormente compromesso e aggravato anche dalle restrizioni introdotte per la gestione della pandemia Covid-19.
In favore di Hariri, però, gioca l’appoggio del Presidente francese Emmanuel Macron, il quale si è espresso sin dalla tragedia di agosto 2020 per la formazione di un esecutivo guidato da specialisti e tecnici. Oltre al sostegno francese, Hariri ha cercato nuove sponde anche in potenze che tradizionalmente sono al di fuori delle dinamiche politiche strettamente libanesi, come il Qatar per l’appunto, ma anche Turchia ed Egitto. Ad inizio gennaio, infatti, Hariri ha compiuto una visita a sorpresa in Turchia, nella quale ha dialogato con il Presidente Recep Tayyip ErdoÄŸan sia di cooperazione bilaterale sia della situazione politica interna al Libano. Il 18 febbraio, incontrando l’Emiro del Qatar, il quale ha appoggiato la proposta di governo tecnico sostenuta da Hariri, ha confermato la sua intenzione di rivolgersi anche all’asse turco-qatarino per rafforzare il suo peso negoziale nello scontro interno e contenere, di fatto, le spinte che giungono da spoiler esterni che hanno un ruolo importante nella vita libanese, come Iran e Arabia Saudita. In questo scenario, le “consultazioni” di Hariri segnalano come il Libano ancora dipenda notevolmente dal gioco e dalle influenze delle potenze esterne. Tuttavia, i viaggi in Turchia e Qatar suggeriscono, anche, una diversificazione di contatti rispetto alla pervasiva influenza dell’Arabia Saudita e degli Emirati Arabi Uniti, i quali, oltre all’Iran per quanto riguarda Hezbollah ed Amal, storicamente rappresentano una voce molto influente nei negoziati politici interni. Altresì, questa scelta di partecipare allo stallo istituzionale libanese, rappresenta un’opportunità anche per i Paesi della regione MENA interessati (tra cui Turchia, Qatar ed Egitto) per aumentare le rispettive influenze nelle diverse e sempre più sfaccettate partite mediorientali.