Intelligence and Defence Update n°67

Intelligence and Defence Update n°67

Di Danilo Secci
28.07.2016

Sommario: Armenia, Corea del Sud, India

Armenia

Lo scorso 30 giugno, con 102 voti a favore e soli 8 contro, il Parlamento armeno ha ratificato il trattato che sancisce la creazione di un sistema di difesa aerea integrato tra la piccola repubblica del Caucaso e la Federazione Russa.

Secondo i termini dell’accordo, il centro di comando sarà russo, sotto autorità del comandante del Distretto Militare Meridionale che avrà il compito di gestire l’integrazione tra i sistemi di difesa aerea locali, basati per lo più su piattaforme missilistiche S-300PM, e quelli della 102ª Base Militare russa di stanza a Gyumri, dotati di velivoli Mig-29 Fulcrum-C (aeroporto di Erebuni) e missili S-300V.

Il trattato esclude la copertura aerea sul territorio del Nagorno Karabakh, conteso tra Armenia ed Azerbaijan, il che certamente preserva e tutela le relazioni tra Baku e Mosca.

Nel complesso, l’accordo rappresenta un passo in avanti nella creazione di un vasto sistema di difesa aerea integrato che comprende i territori dei paesi aderenti all’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO – Collective Security Treaty Organization), l’alleanza militare capeggiata da Mosca nata a seguito della dissoluzione dell’Unione Sovietica che comprende Russia, Bielorussia, Armenia, Kazakistan, Tagikistan e Kirghizistan.

Per il Cremlino, il controllo e la gestione di un così vasto spazio aereo permetterà di acquisire superiori capacità di scoperta ed intercettazione di minacce aeree e missilistiche provenienti dal fianco occidentale e centro-meridionale della Federazione Russa, garantendo una maggiore capacità di sopravvivenza – si pensi, in particolare, ai missili strategici schierati a terra – ed efficacia di tutta la struttura militare russa. In secondo luogo, l’accordo consentirà a Mosca di estendere l’influenza politica e militare sulla stessa CSTO, che disporrà quindi di più avanzate capacità decisionali ed operative. Infine, la nuova rete di difesa aerea permetterà alla Russia di migliorare il controllo su aree ad altissima instabilità (Asia Centrale/Afghanistan) ed incrementare il potenziale A2/AD (Anti-Access/Area Denial) su regioni in cui i contrasti con la NATO continuano a suscitare un enorme preoccupazione in tutta la Comunità Atlantica (Caucaso/Mar Nero e Baltico).

Corea del Sud

L’8 luglio il governo di Seul ha annunciato l’accordo con gli Stati Uniti per il dispiegamento del sistema di difesa aerea e missilistica a medio raggio THAAD (Terminal High-Altitude Area Defense).

Il THAAD è un complesso dispositivo mobile terrestre costituito da almeno 6 veicoli per il trasporto intercettori (TEL – Transporter Erector Launcher), ognuno dei quali dispone di 8 missili terra-aria – capaci di distruggere bersagli distanti sino a 200 Km ad un’altezza massima di 150 km – un radar AN/TPY-2, un’unità di puntamento e una struttura di comando e comunicazioni.

Non sono stati forniti dettagli sul sito in cui il THAAD verrà schierato: tra le località più accreditate, comunque, rientrano Pyeongtael, a sud di Seul sede del quartier generale delle Forze Armate americane in Corea, e le città di Wonju e Chilgok.

Come indica l’acronimo, il THAAD è stato sviluppato principalmente per colpire missili balistici nella fase terminale di volo, quella in cui la testata rientra nell’atmosfera e si dirige verso il bersaglio a terra. Visti i mezzi e la distanza dai punti di lancio, l’arsenale missilistico nordcoreano è certamente quello per la cui difesa il THAAD verrà schierato. Nonostante ciò, sono state espresse fortissime critiche dal governo cinese che vede il sistema come lesivo del proprio arsenale strategico terrestre: nel mirino di Pechino non vi sono tanto i missili intercettori schierati dal THAAD quanto il radar AN/TPY-2 capace di monitorare qualsiasi oggetto in volo ad una distanza superiore ai 1.000 Km, il che comprende una buona parte dello spazio aereo cinese nord-occidentale.

Per gli Washington, lo schieramento del sistema missilistico della Lockheed Martin comporterà un doppio vantaggio, strategico e di teatro: anzitutto si potrà monitorare con più precisione ed affidabilità lo sviluppo del potenziale missilistico cinese, con ricadute positive sulla difesa degli stessi Stati Uniti continentali dalla minaccia posta dai nuovi ICBM di Pechino. In secondo luogo, il THAAD garantirà protezione ai circa 28.500 militari americani dello US Pacific Command schierati nella penisola coreana ed alla stessa popolazione della Corea del Sud, a conferma dell’affidabilità e concretezza dell’impegno americano per la tutela degli alleati della macroregione Asia-Pacifico.

Per Seul, inoltre, il THAAD rappresenta un importante tassello nella creazione di un efficace sistema di difesa aerea e missilistica che si completerà con l’entrata in servizio del KAMD (Korean Air and Missile Defense), piattaforma autoctona per la protezione da missili balistici a cortissimo raggio, sul modello dell’Iron Dome israeliano, la cui entrata in servizio è prevista per il 2021.

India

Il governo indiano ha approvato l’acquisto di 4 pattugliatori marittimi a lungo raggio Boeing P-8I Neptune. La commessa, dal valore pari a 1 miliardo di dollari, va ad aggiungersi a quella siglata nel 2009 che permise l’entrata in servizio di 8 Neptune nel 312° Squadrone Aeronavale indiano di stanza nella base di Rajali.

Il velivolo P-8I Neptune è una variante del P-8A Poseidon specificatamente modificata per soddisfare i requisiti della Indian Navy che cercava un avanzato aereo da pattugliamento strategico con capacità multiruolo col quale sostituire la flotta di Tupolev Tu-142 in servizio da quasi 30 anni. Capace di raggiungere una velocità di 900 km e coprire un raggio d’azione di 2.200 km, il Neptune è in grado di svolgere efficacemente missioni antisom, attacchi ad unità navali di superficie e ad obiettivi costieri, ed attività di intelligence. L’armamento è composto da missili antinave Harpoon Block-II, siluri Mk-54 e bombe di profondità della serie Mark 82. L’aereo è dotato, inoltre, di un radar APY-10 che gli permette di acquisire ed elaborare accurate informazioni in missioni diurne/notturne in qualsiasi condizione meteorologica, e di un sistema di comunicazione e scambio dati prodotto dall’industria locale BEL (Bharat Electronics Limited) capace di mettere in contatto i P-8I con tutti i dispositivi navali e terrestri della Indian Navy.

L’accordo conferma e sottolinea l’importanza della collaborazione tra Stati Uniti ed India in campo navale, in particolare nella lotta antisom. Ciò rispecchia l’interesse comune a contrastare l’avanzata della Marina cinese in tutto l’Oceano Indiano, alla luce dell’entrata in servizio dei sommergibili strategici classe Jin, dei cacciatorpediniere Type-052D e della costruzione di una nuova portaerei nei cantieri navali della città di Dalian. L’annuale esercitazione congiunta “Malabar”, che da qualche anno vede operare insieme gli equipaggi dei P-8A Poseidon americani con quelli dei P-8I Neptune indiani, dimostra quanto sia sentita la creazione di una strategia comune di contenimento delle ambizioni marittime di Pechino, la cui efficacia dipenderà anche dalla condivisione di mezzi, informazioni e formazione degli equipaggi.