Il significato dell’elezione del Presidente Duda in Polonia
Europa

Il significato dell’elezione del Presidente Duda in Polonia

Di Federico Francesconi
22.09.2015

Andrzey Duda, candidato polacco del partito Prawo I Sprawiedli /PIS” (Diritto e giustizia /DG) alle elezioni presidenziali, è stato eletto, il 24 maggio scorso, al secondo turno con il 51,55% dei suffragi, Capo di Stato del suo Paese, dopo un testa a testa con il Presidente uscente, Bronislow Komorowski, leader di Platform Obywatelska/PO (Piattaforma civica/PC) che ha riportato il 48,5% dei voti. Già al primo turno, il 10 maggio, Duda aveva ricevuto il più alto numero di preferenze con una percentuale del 34,76%, seguito dal presidente in carica Komorowski con il 33,77% e dall’indipendente nazionalista con simpatie neonaziste Pawel Kukiz (cantante rock) con il 20,80%.

Il risultato delle elezioni mostra un Paese letteralmente diviso in due con la parte settentrionale e occidentale a sostegno del Presidente uscente e lo scacchiere orientale e meridionale a favore del neo-presidente.

Per delineare un quadro di massima sui risultati rilevati in aree di peso si riporta che, nel distretto di Varsavia, Duda ha conseguito il 53,75% dei suffragi (contro il 46,43% del suo avversario diretto), in quello di Cracovia (città natale del neo-Presidente) il 62,09% (a fronte del 37,91% di Komorovski) e nella provincia di Lublino il 66,37%, massimo assoluto ottenuto.

La sconfitta di Komoroski pone degli interrogativi a fronte dei successi riportati a partire dal 2007 dalla sua formazione politica. In questi ultimi otto anni la Polonia ha, infatti, conosciuto la più significativa crescita economica della sua storia (+ 20% in totale) ed è risultato l’unico paese dell’Unione Europea a non aver conosciuto la recessione del 2008. La sua credibilità, in ambito comunitario, ha concesso al Paese anche di esprimere l’ex primo ministro, Donald Tusk, al vertice del Consiglio europeo (dicembre 2014).

Come può allora spiegarsi la virata dell’elettorato se non con una campagna superficiale, ritenendo il suffragio una semplice conferma dello status quo, e la contemporanea ingenua sottovalutazione dei suoi avversari? Certamente molte promesse sono state disattese, ma non tali da modificare il quadro politico della nazione.
La Polonia più tradizionalista ha subìto evidentemente il richiamo dei valori più intimi, delle tradizioni più radicate che trovano nella chiesa polo di riferimento.

Il voto ha concretato l’espressione del desiderio dei Polacchi della ricerca del cambiamento – o ritorno al passato - dopo l’insorgente sentimento di usura del potere evidenziato negli ultimi tempi da Piattaforma civica al potere da otto anni.
La Polonia ha voluto voltare pagina e demandare le funzioni di Presidente della Repubblica ad una figura più giovane, dinamica ed intraprendente capace di infondere nuova linfa in una Polonia già capace di crescere economicamente e non solo.

Duda, 43 anni, professore di diritto è stato viceministro della giustizia dal 2006 al 2008 nel primo governo del PIS diretto da Jaroslaw Kaczvnski, e stretto collaboratore del presidente Lech Kaczynski (fondatore con il fratello gemello del PIS nel 2001), che morirà fatalmente in un incidente aereo a Smolensk il 10 aprile del 2010. Ha ricoperto quindi la carica di deputato ed eurodeputato per il PIS in cui è entrato nel 2005.

In Polonia, da anni, i partiti che corrono sia per le elezioni presidenziali che per quelle parlamentari sono di orientamento conservatore, verosimilmente per il ruolo e l’influenza della Chiesa Cattolica sulla politica del Paese, conferendogli un’impronta tangibile su usi e costumi. Altro e non secondario elemento di consonanza è certamente l’odio viscerale per la Russia e per il comunismo egemonico che ha incarnato.

Questo duopolio di destra vede da un lato il PIS, partito nazionalista, conservatore, populista ed antieuropeista, visibilmente sostenuto dalla chiesa di cui il Presidente neo-eletto è fervente osservante, dall’altro Piattaforma civica, diretto dal presidente uscente Komoroswki, che rappresenta una destra liberale ed europeista, più incline al libero mercato. Le due formazioni tuttavia rimangono sostanzialmente allineate nelle geometrie politiche connesse alle questioni etiche.

In politica interna il leader in pectore, cui sarà ufficialmente conferito il suo mandato il 6 agosto, ha promesso la riduzione dell’età della pensione a 65 anni, riducendola di due anni, annullando in tal modo l’innalzamento voluto da Piattaforma civica, l’abbassamento delle imposte sui redditi più bassi ed una policy mirata per una crescita che coinvolga tutta la società. Le linee tracciate in campagna elettorale indicano la sua volontà che lo Stato controlli i settori economici più importanti e che riduca l’influenza delle banche straniere. In tema di questioni sociali si oppone all’aborto, alla fecondazione in vitro ed all’unione di coppie omosessuali.

Va rilevato nel contesto che la chiesa polacca appoggia in modo significativo il partito di Duda, ma è lontana dallo spirito moderno che fu di papa Wojtyla ed è fondamentalmente ostile alla svolta voluta dal Pontefice.

Per quanto concerne la politica estera, obiettivi da perseguire sono molteplici, a cominciare dall’installazione di basi americane e NATO sul suolo polacco, al sostegno energico all’Ucraina e senza circospezioni alla presa di distanza dall’Unione Europea e soprattutto della sua moneta ritenuta causa della lievitazione dei prezzi. Duda intende consolidare le relazioni con gli Stati Uniti (certamente molto interessati per ragioni geo-strategiche), rafforzare il vincolo atlantico indispensabile baluardo al contenimento delle pressioni provenienti dal Cremlino, sempre teso ad approfittare di ogni circostanza utile per estendere la sua influenza sui Paesi dell’ex Patto di Varsavia. Il sostegno all’Ucraina è il segno tangibile di un appoggio incondizionato alla Nazione limitrofa finalizzato a mostrare con chiarezza la determinazione a contenere le mire espansionistiche dell’ex Impero sovietico, inviso a tutti quei paesi, sotto controllo nella lunga stagione della guerra fredda, che dopo lo sfaldamento dell’URSS, hanno intrapreso con successo un processo di transizione da un regime comunista ad un sistema liberal-democratico coronato con l’ingresso nell’UE, nel Consiglio d’Europa e nella Nato.

A tale proposito è utile sottolineare che a livello geografico, come già accennato, Duda e il suo partito conservatore e nazionalista hanno riscosso un maggiore successo nelle zone rurali e povere dell’est del Paese, proprio in quelle più vicine alla Russia rispetto alle aree industrializzate dei distretti occidentali. Forse proprio perché nelle regioni orientali l’idiosincrasia nei confronti della potenza euroasiatica è maggiore e il ricordo dell’ex URSS è più vivo nella memoria collettiva della gente polacca.

Duda sa che per realizzare i suoi propositi e per rafforzare questa vittoria è indispensabile un riavvicinamento con la possente confederazione sindacale Solidarnosc, ancora molto influente in Polonia, e una “coabitazione” con un premier appartenente al Partito antagonista Piattaforma civica, Ewa Kopacz, con cui presenta dei profili portanti analoghi su molti temi di politica interna.

I motivi di contrarietà se non di contrasto del neo-presidente Duda verso l’UE sono correlabili al sentimento del popolo polacco che ritiene probabile l’attuazione di un piano di un’Europa a due velocità, in cui un gruppo di testa intende accelerare sull’integrazione politica, fiscale e normativa , e lasciare agli esclusi la facoltà di aggregarsi in un secondo tempo a “determinate condizioni”. Su un piano economico-industriale l’imposizione di restrizioni legate a ragioni ambientali sono riguardate come freno al dinamismo dell’industria del Paese, in buona parte poggiata sul carbone.

Il giovane presidente sa che per perseguire i suoi obiettivi dovrà cercare di conciliare le sue vedute con quelle degli altri ricercando punti di equilibrio sostenibili, ben conscio che i poteri di cui dispone, seppure in un sistema semipresidenziale, sono limitati. Anche se può proporre leggi, opporre il suo veto su un testo legislativo, sia capo delle Forze Armate e abbia potere di decisione in politica estera. L’effettiva dissoluzione del centro-sinistra (erede del comunismo e fautore della transizione), iniziata dieci anni fa – che portò al potere Piattaforma civica – è stata completata con l’inopportuna candidatura alla presidenza di Magda Ogorek della Sojusz Lewicy Demokratyczne/SLD (Alleanza della Sinistra Democratica/ASD), star del mondo televisivo, ritenuta inesperta e priva del necessario carisma e spessore politico per dirigere il Paese. L’elettorato, nonostante la sua notorietà, non le ha concesso più del 2.38% dei suffragi.

Quindi, dopo 8 anni di potere di Piattaforma civica, che ha garantito ai polacchi relativa prosperità economica con una crescita paragonabile alle quella delle cosiddette “tigri asiatiche”, il ricambio è stato ritenuto dall’elettorale necessario, quasi fisiologico.

Le linee-guida di Diritto e giustizia quali la deriva euroscettica, l’isteria nazionalistica e clericale potrebbero indubbiamente generare un possibile isolamento di Varsavia da parte dei suoi partner europei, soprattutto di quelli più intransigenti. Questo sentimento sembrerebbe prendere sempre maggior spazio nell’opinione dei polacchi. Anche Lech Walesa, padre della rivoluzione del 1989, primo presidente democratico e Nobel per la pace, ha ravvisato le insidie insite nell’accordare il consenso a partiti populisti e antieuropeisti che minano una democrazia debole ed il processo d’integrazione europea.

L’europeismo è questione cruciale per il popolo polacco, finora partner chiave ed interlocutore attendibile nelle scelte strategiche. L’attuazione puntuale del programma di Duda potrebbe marginalizzare la Polonia nei consessi internazionali, almeno in alcuni . Il Paese ancorato ad un’ideologia fortemente conservatrice e per tradizione sensibile al populismo più revanscista è il più importante (per popolazione,forza economica, peso politico e militare) fra i paesi del centro-est dell’Europa e dovrebbe continuare a mantenere un ruolo chiave nell’area di competenza. Essere membri dell’UE è fondamentale per il suo futuro. Uscirne, anche se obiettivamente tale evenienza appare “virtuale”. Le campagne elettorali sovente si discostano dalla concretezza della realtà politica.

La Polonia nutre molte aspettative su questo nuovo personaggio che se sarà in grado di gestire con successo il potere affidatogli dall’elettorato conferirà un carattere ancora più conservatore e cattolico al suo Paese. Più nazionalista ed orgogliosamente identitario con la voglia di dipendere solo da se stesso.

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