L'industria aerospaziale israeliana
Medio Oriente e Nord Africa

L'industria aerospaziale israeliana

Di Marco De Montis
06.09.2011

Israele fin dalla sua nascita ha puntato in larga misura sull’arma aerea come strumento principe per la difesa del territorio. La Heyl Ha‘Avir (HHA) prima e l’Israel Air & Space Force (IASF) poi, sono riuscite sempre a disporre di aeroplani da combattimento e sistemi d’arma ai vertici della tecnologia.

Fin dagli anni ’60, successivamente alla guerra dei sei giorni (1967), lo stato ebraico ha poi intrapreso la scelta strategica di sviluppare in grande stile un’industria aerospaziale locale, che attualmente rappresenta un’entità di indubbio valore e di ampia portata.
Nel 2010 il fatturato delle aziende israeliane afferenti al settore difesa ha sfiorato i 10 miliardi di dollari (9,6  per la precisione, fonte Globes), di cui il 72% riferito alle esportazioni, exploit che ha consentito ad Israele di collocarsi al 4° posto mondiale come esportatore d’armi; il backlog si è stabilizzato sui 19 miliardi di dollari e gli addetti totali sono 43.000, con altri 141.000 nelle varie aziende dell’indotto.

Fra i global player del settore, si collocano IAI (Israeli Aerospace Industry), Rafael, Elbit Sytems ed IMI.
Escludendo la IMI, il cui core business è soprattutto riferibile al settore terrestre, le altre aziende sono pesantemente coinvolte nel settore aerospaziale, certamente il più strategico e vitale.
Di gran lunga l’attore più importante, la IAI continua la sua evoluzione verso integratore di sistemi e service provider, assumendo la connotazione di gruppo sempre più versatile, all’interno del quale operano numerose divisioni in settori molto differenziati, dall’elettronica e sensoristica (ELTA Systems), al customer support e upgrading di cellule (Lahav division).

La metamorfosi della IAI da costruttore di cellule alla configurazione attuale, risale alla fine degli anni ’80, periodo in cui dovette far fronte alla crisi derivata dalla cancellazione del programma LAVI (30 agosto 1987).
Dopo la prima fase di sconcerto (il LAVI avrebbe potuto diventare il vero sostituto dei vari F-5 e Mirage F.1), i vertici dell’azienda decisero di utilizzare gli studi e le esperienze accumulate in quel programma per nuovi progetti ed upgrading di altri prodotti.

La maggior ricaduta di risorse umane ed economiche si è riscontrata nel programma ARROW, il primo efficace sistema anti missile balistico (ABM), elaborato congiuntamente con Boeing (prime contractor), Lockheed Martin e Raytheon (sub contractors). Frutto di uno sviluppo lunghissimo e travagliato (i primi lanci dell’Arrow 1 risalgono al 1990/1991), dopo il recente successo al poligono californiano di Point Mugu, in cui lo scorso 22 febbraio un Arrow 2 Block 4 ha intercettato e distrutto con impatto diretto un bersaglio simulante uno Scud, pare che il missile possa credibilmente ricoprire un ruolo chiave nella difesa antiaerea della IASDF.
Un altro settore in cui le competenze acquisite col programma LAVI hanno dati copiosi frutti, è stato il settore degli UAV/UCAV, opera della Malat Division; con questi aeromobili senza pilota Israele, fin dalla guerra in Libano (1982), ha raggiunto risultati eccellenti, sia nella realizzazione, sia nell’impiego, sconvolgendo le tattiche della guerra aerea.

I vari Scout, Heron, Hunter e Searcher hanno riscosso un ampio successo internazionale in virtù delle notevoli prestazioni e della notevole affidabilità, fattore fondamentale per le delicate missioni intraprese da queste piattaforme volanti. Tra i prodotti di punta vi sono il mini UAS BIRDEYE 650, un drone da sorveglianza molto compatto (l’apertura alare è 3 m e la massa al decollo è pari a 11 kg), propulso da un motore elettrico alimentato con fuel cells ed il MALE HERON TP, propulso da una turboelica PT6 da 1.200 HP ed in grado di raggiungere 13.700 m di quota con un carico utile pari a 1.000 kg ed un’autonomia di 36 ore, anch’esso collocato nel pacchetto strategico per la difesa dello spazio aereo israeliano.

Un’attività che si sta rivelando sempre più redditizia ed in cui IAI ha assunto un ruolo guida, è quella della Lahav Division: complici i sempre più ristretti bilanci della difesa e la disponibilità di aerei ed elicotteri da combattimento usati a prezzi da saldo, questo gruppo ha già ricondizionato ed aggiornato decine di caccia F-5  e MiG-21 ed elicotteri Mi-24 e Mi-35, dotandoli di avionica, cockpit ed armamenti israeliani di ultima generazione, con cui il loro potenziale bellico ha assunto nuovamente un valore significativo ad una frazione del prezzo degli omologhi concorrenti di nuova costruzione.

Da citare infine le attività di IAI nel settore civile, focalizzate sia sulle conversioni passeggeri/cargo dei Boeing 737, 747 e 767, di cui la controllata Bedek è anche centro MRO certificato da FAA per la relativa manutenzione, sia sulla partecipazione ad importanti programmi quali i business jet della gamma Gulfstream (in passato IAI progettò e costruì in completa autonomia il Galaxy ed il Westwind) ed i jetliner 777 e 787.
Rimanendo ancora in ambito IAI, è interessante affrontare la disamina della ELTA Systems Ltd., controllata la cui attività in ambito aerospaziale si concentra su due poli principali: radar di tiro aeroportati ed apparati AEW.
Un tipico prodotto della prima categoria è l’apparato EL/M-2032, direttamente derivato dall’EL/M-2035 sviluppato per il LAVI e capace di funzionare efficacemente in modalità look-down.

Si tratta di un dispositivo multi-missione ad effetto Doppler, paragonabile ai radar statunitensi similari (APG-66, APG-65), con trasmettitore TWT coerente ed un’antenna planare, ottimizzata per ridurre i lobi laterali.
La portata per bersagli con RCS (Radar Cross Section – sezione radar trasversale) di 2-3 m2 (la classica sezione radar di un MiG-23) è intorno ai 70 km in modalità Look up e poco meno in modalità Look down. Montato sui KFIR C10 ed integrato coi missili PYTHON e DERBY della Rafael il dispositivo conferisce un notevole potenziale anche a caccia di penultima generazione.

Nel settore degli apparati AEW&C, Elta ha realizzato il radar EL/M-2075, concepito in maniera modulare per poter essere montato su varie piattaforme, dal  classico Boeing 707 ai più moderni Gulstream G550 ed Airbus A330. L’apparecchiatura, denominata commercialmente PHALCON, opera in banda L e presenta la peculiarità di un’antenna phased array a scansione elettronica, con 768 elementi, in grado di resistere a gran parte dei sistemi di disturbo attualmente in uso. Operativo dal 1994 sui Boeing 707 della HHA e della Fuerza Aerea de Chile, questo dispositivo si è evoluto nella nuova versione EL/W-2085, montata sui G550 attualmente in servizio con la IASF e la Royal Singapore Air Force.
Nel campo della missilistica un attore principe è la Rafael, concentrata sui missili aria-aria, aria-suolo e tattici. Due classici prodotti nel campo aria-aria sono il PYTHON, con guida all’infrarosso ed il DERBY a guida radar.

Il PYTHON nacque già nel 1978, come sviluppo estremo dello SHAFRIR. La chiave di volta del PYTHON è l’avanzatissima  testa di ricerca, dotata di un sensore estremamente sensibile e selettivo, in grado di resistere efficacemente alla maggior parte delle contromisure IR. Un’altra interessante peculiarità sono le 8 alette di guida, disposte su due file, che gli conferiscono una maneggevolezza estrema, preziosissima per inseguire il bersaglio anche nella critica fase terminale, in cui l’energia di manovra comincia a scemare.
Da notare che il missile è integrato col sistema di puntamento incorporato nel casco sviluppato dalla Elbit e denominato DASH (Display And Sight Helmet) e la testa cercante utilizza la tecnologia dual-band per filtrare e discriminare con maggior efficacia le frequenze emesse dalle contromisure. L’ultima versione del PYTHON, la 5, rappresenta lo stato dell’arte nel campo dei missili aerei a ricerca IR, collocandosi fra le migliori realizzazioni della quinta generazione.

Dotato di un sensore IR ad altissima definizione, capace di identificare i singoli punti critici del bersaglio ed alette riviste, in grado di conferirgli una manovrabilità paragonabile a quella della spinta vettoriale e sulle brevi distanze (inferiori ai 10 km) rappresenta uno dei missili più efficaci in assoluto.
L’altro valido prodotto della Rafael è il compatto DERBY, attualmente il più piccolo missile aria-aria a guida radar attiva disponibile sul mercato. Nato alla fine degli anni ’80 come reazione alle restrizioni d’esportazione applicate dagli USA sugli armamenti più critici, quali il missile a guida radar attiva AIM-120 AMRAAM, il DERBY ha caratteristiche invero innovative.

Partendo dal PYTHON 4, i tecnici israeliani elaborarono un progetto centrato sull’universalità d’uso, tanto da consentire il lancio anche ad aeroplani privi di radar, grazie al già citato sistema di puntamento DASH.
Il contenimento d’ingombri e masse gli preclude alcuni tipi d’ingaggio a lunga distanza, ma per contro gli consente l’adozione da parte di moltissimi aeroplani da combattimento, cui normalmente è precluso l’utilizzo degli AMRAAM e similari.

Sulle brevi distanze il DERBY è davvero efficace: lanciato in modalità LOBL (Lock-On Before Launch – aggancio del bersaglio prima del lancio), aggancia il bersaglio tramite il sensore radar attivo o mediante HMD (Helmet Mounted Display), entro un cono d’apertura amplissima (il valore non è noto, ma pare intorno ai 150°) e grazie alla possibilità di manovrare anche a 50 G a fine combustione, difficilmente perde l’aggancio.
Una specialità dell’industria elettronica israeliana sono i sistemi per la difesa passiva ed i jammer (disturbatori elettronici), fiore all’occhiello di Elisra, appartenente al gruppo Elbit. Sistemi come lo RWR SPS-65, il disturbatore radar  SPJ-40 ed il pod ALQ-903 hanno dimostrato più volte la loro reale efficacia in combattimento, da sempre il campo  di prova più severo ed efficace in assoluto, con cui Israele ha sempre dovuto confrontarsi.

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