Mediterraneo,sfide e crisi in nuovo Atlante Geopolitico 2016
Dal ruolo dei social media nelle cosiddette primavere arabe alla strumentalizzazione “quasi criminoso” della rete da parte del sedicente Stato islamico. Due approfondimenti e undici schede relative agli Stati della sponda Sud del Mediterraneo, aggiornate. E’ il contenuto dell’Atlante geopolitico del Mediterraneo 2016 (Bordeaux edizioni), a cura di Francesco Anghelone e Andrea Ungari, presentato oggi pomeriggio a Roma dai presidenti del Centro Studi Internazionali, Ce.Si, Andrea Margelletti, e dell’Istituto di Studi Politici ‘‘S.Pio V’’, alla Biblioteca del Senato.
Gli attentati alla sede di Charlie Hebdo e quello al Bataclan, spiegano i curatori della terza edizione del volume, sono i simboli di un terrorismo che colpisce ormai indiscriminatamente sul suolo Europeo così come nei Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente, come testimoniato dagli attentati di Beirut e all’aereo russo nel Sinai. Con la nascita dell’autoproclamato Califfato di al Baghdadi, il terrorismo di matrice islamica ha compiuto un salto di qualità rispetto ad Al Qaeda, occupando ampie porzioni di territorio tra la Siria e l’Iraq. Capire come si sia arrivati a questa situazione, rammentano gli autori - storici, analisti di politica internazionale e esperti della comunicazione - è l’obiettivo di questo volume. L’edizione 2016, oltre a saggi di approfondimento che analizzano il fenomeno dell’Isis, presenta 11 schede paese relative agli Stati della sponda sud del Mediterraneo. Ogni scheda è composta da una parte storica e da una relativa all’attualità politica, economica e sociale del paese preso in esame. Un’area, quella del Mediterraneo, che non può che essere centrale sullo scacchiere internazionale, come sono tornati a ribadire i presidenti delle Commissioni Difesa e Esteri del Senato, Nicola Latorre e Pier Ferdinando Casini. “Non soltanto per motivi economici ma anche e, soprattutto, per motivi di sicurezza europea”. Crisi libica in primis, che non può e non deve essere considerata un ‘affare’, italiano. Ma che anzi è tutto europeo. La guerra in atto nel Paese maghrebino, avvertono, può però rappresentare non soltanto un problema da risolvere per Roma, ma anche una grande opportunità’', diplomatica e politica. (ANSAmed)
Fonte: ANSAmed