Margelletti: «Il terrorismo molecolare fa proseliti su Internet»

Margelletti: «Il terrorismo molecolare fa proseliti su Internet»

16.07.2016

Nelle città europee il pericolo arriva da lupi solitari pronti a immolarsi per la Jihad. Il fallito golpe in Turchia? «È una guerra di potere»

TRIESTE. Un’onda di instabilità investe un’Europa che fatica a rispondere alle sfide interne, atti terroristici come quello di Nizza, come a quelle esterne, la gestione della crisi mediorientale e i difficili rapporti con la Turchia. È un quadro complesso quello delineato dal presidente del Centro studi internazionali Andrea Margelletti.

**Margelletti, secondo le testimonianze di chi lo conosceva l’attentatore di Nizza non era noto per la sua militanza islamista.
**Non è nulla di nuovo, perlomeno per chi si occupa di queste tematiche. Fenomeni del genere li conosciamo da quindici anni: il capo dei commandos dell’Undici settembre, Mohammed Atta, prima dell’attentato spese quantità rilevanti di dollari in alcol e video pornografici. Certo non aveva il profilo del devoto, più che altro quello del bon vivant.

**L’identikit del potenziale attentatore, quindi, è molto difficile.
**Bisogna tenere in conto diverse realtà. Una cosa è chi fa il miliziano nei territori direttamente controllati dai movimenti radicali, come può essere oggi la parte di Iraq e Siria dominata dall’Isis. Una cosa diversa è chi opera in Europa.

Ovvero? Il primo punto è che sono tutti europei. Lo sono per nascita oppure lo sono diventati. Si dividono a loro volta in due categorie: ci sono cellule che si formano spontaneamente e agiscono a un livello strategico. E poi c’è questa sorta di spontaneismo ideologico. In ogni caso la vera arena di combattimento è la Rete.

**Il principale mezzo di indottrinamento.
**Sì. Ora non è più così facile spostarsi e andare ad addestrarsi nei paesi dove si combatte per poi tornare in Europa. Si finisce facilmente nel mirino dei servizi. Attraverso la Rete si può arrivare a sentirsi parte di una realtà distante, anche se non la si conosce davvero, e agire di conseguenza.

**Come si combatte un fenomeno così nebuloso?
**Dipende. Nel caso di cellule organizzate è relativamente più facile: essendo composte da più persone che comunicano tra loro, è più facile penetrare nelle maglie dell’organizzazione. Più complessa è la realtà del lupo solitario, del singolo individuo che decide di compiere un gesto eclatante.

**I servizi francesi hanno dimostrato tutte le loro difficoltà nell’ultimo anno…
**C’è un problema di comunicazione. Non si situa a livello internazionale: la collaborazione tra servizi dei vari paesi c’è e funziona perfettamente. Sono gli organi interni a ogni stato europeo a comunicare poco. I servizi non parlano con la polizia e così via. È però bene chiarire che in Italia questa sordità non c’è.

**È per questo che i nostri servizi di sicurezza finora si sono dimostrati così efficienti?
**Da noi c’è un ottimo coordinamento tra forze di polizia e di intelligence: esiste infatti un tavolo permanente che si chi chiama Casa, comitato di analisi strategica antiterrorismo.

**Un frutto della lotta al terrorismo?
**No, è un’eredità recente dell’Undici settembre. Vi siedono i rappresentanti dell’antiterrorismo della polizia e dei servizi segreti, scambiandosi quotidianamente le informazioni. C’è solo in Italia, tant’è che è studiato in tutto il mondo. Ma c’è anche un altro aspetto.

**Quale?
**Dopo Charlie Hebdo, i carabinieri hanno rilevato che per un normale agente è difficile affrontare terroristi con fucili d’assalto. Hanno quindi fondato due realtà, Api e Sos, che integrano a livello locale le capacità speciali del Gis.

**Nizza dimostra che nel mirino non ci sono più solo i luoghi simbolo.
**L’obiettivo sensibile ormai è la popolazione. Può succedere ovunque.

**Cosa possono fare le comunità islamiche locali?
**In Italia le comunità hanno rapporti più che eccellenti con le realtà investigative e sono fondamentali nel limitare il fenomeno. I primi campanelli di allarme sono loro. Il problema è che non tutti i terroristi vanno in moschea a sbandierare i loro progetti.

**Il golpe in Turchia è seguito agli attentati di Istanbul.
**Ma la dinamica è diversa, riguarda più il potere che la sicurezza. Funziona così per tutti i golpe.

**Ankara è un partner difficile.
**Sono dell’idea che sia stato un disastro non far entrare la Turchia al tempo nell’Ue. Non ora, anni fa. Non abbiamo voluto i turchi e loro riscoprono adesso la loro vocazione imperiale nel Medio oriente.

**L’Europa non sa come prenderli. Anche le reazioni al golpe sono state incerte.
**Ma di quale Europa parliamo? Non c’è una politica estera europea, non ci sono gli Stati uniti d’Europa. L’Europa non esiste.

Fonte: Il Piccolo