Italia con l’Iraq: addestrati 4.200 combattenti peshmerga

Italia con l’Iraq: addestrati 4.200 combattenti peshmerga

10.07.2016

ROMA, 5 LUGLIO – Insegnare a un uomo a pescare e’ meglio che dargli un pesce. Questa la logica che ha portato l’Italia in Iraq ad addestrare un totale di circa 4.200 combattenti peshmerga (pari al 75% della forza complessivamente formata dall’intera coalizione) e circa il 36% (più di 7.200 unità) degli iracheni addestrati dalla Coalizione. Gli addestratori dell’Arma dei Carabinieri hanno inoltre validato la preparazione di circa 3.900 poliziotti iracheni e curdi.

“Dai un pesce a un uomo e lo nutrirai per un giorno. Insegnagli a pescare e lo nutrirai per tutta la vita”, ha detto il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Generale Claudio  Graziano, riprendendo le parole di Confucio introduce il suo intervento al convegno organizzato dal Centro Studi Internazionali su “Il ruolo dell’Esercito nei programmi di capacity building nazionali”.

“Credo che questo adagio – ha sottolineato il Capo di Stato Maggiore della Difesa –  sintetizzi perfettamente le finalità che si intendono perseguire attraverso l’implementazione di programmi di capacity building” che mirano a creare i necessari presupposti per la stabilità dei Paesi interessati, dotandoli delle strutture, degli strumenti e delle capacità per garantire autonomamente la propria sicurezza”.

Questa tipologia di interventi – ha spiegato il Generale – implica che la Comunità internazionale adotti  un approccio multidimensionale ed integrato nel quale il contributo dello Strumento militare si traduce nello sviluppo delle attività connesse con il Security Force Assistance (SFA) indispensabile per generare, impiegare e sostenere forze di sicurezza e di polizia locali in supporto alle autorità legittime del paese interessato.

“Si tratta – ha continuato il Capo di Stato Maggiore della Difesa – di un approccio che deve essere necessariamente olistico, interforze ed interagenzia che vede le Forze Armate  impiegate in un ruolo primario di ripristino della sicurezza ed in un ruolo complementare, ma altrettanto importante, di contributo alla ricostruzione, proprio mediante la condotta dello SFA. Non meno rilevanti sono, poi, nell’ambito dello SFA, le attività di cooperazione militare, di assistenza e di consulenza a favore di quei paesi che insistono nelle aree di interesse nazionale e che presentano una non completa maturità delle proprie istituzioni, con particolare riferimento a quelle di sicurezza”.

Gli studi volti all’implementazione degli indirizzi contenuti nel “Libro Bianco per la Sicurezza internazionale e la Difesa” , come ha sottolineato il Generale Graziano, stanno tenendo in debita considerazione il peso specifico che l’ambito del Security Force Assistance riveste nel panorama della Difesa italiana e nel contesto degli sforzi della Comunità internazionale per la stabilizzazione e la ricostruzione post-conflittuale. Solo per citare un esempio attuale si ricorda che l’Italia esprime oggi il secondo contingente più numeroso in Iraq nell’ambito della “Coalition of the Willings” promossa dagli USA per contrastare il Daesh. Anche in tale contesto, lo sforzo nazionale, oltre ad assicurare una componente aerea per la ricognizione ed il rifornimento in volo ed i noti ulteriori impegni che si vanno consolidando proprio in questi giorni, è prioritariamente rivolto alle attività di “train, advise and assist” con lo schieramento, sul territorio iracheno, di un contingente di addestratori tra Baghdad ed Erbil, a favore delle Forze Speciali, di quelle della polizia irachena nonché delle forze di sicurezza curde.

Fonte: OnuItalia