SWORDS OF IRON: DENTRO LA CAMPAGNA MILITARE CHE HA CAMBIATO IL MEDIO ORIENTE
Difesa e Sicurezza

SWORDS OF IRON: DENTRO LA CAMPAGNA MILITARE CHE HA CAMBIATO IL MEDIO ORIENTE

Di Emmanuele Panero e Martina Battaiotto
14.02.2025

L’attacco compiuto il 7 Ottobre 2023 dal gruppo armato palestinese Ḥarakat al-Muqāwama al-Islāmiyya, generalmente conosciuto con l’acronimo Hamas, ha segnato un punto di svolta nello scenario mediorientale. L’azione militare condotta contro lo Stato di Israele, e sotto certi aspetti configurabile nelle modalità ad una rudimentale operazione offensiva multi-dominio di livello brigata, ha infatti conseguito una sorpresa strategica, operativa e tattica, che non solo ha causato la morte di 1.163 persone ed il rapimento di 255 individui, ma ha addirittura richiesto oltre 72 ore alle Forze Armate israeliane (IDF – Israeli Defense Forces), di concerto con gli apparati di sicurezza interna, per neutralizzare tutte le cellule di Hamas infiltratesi. Tel Aviv ha tuttavia ripreso l’iniziativa subito dopo l’aggressione, avviando l’Operazione Swords of Iron, concepita principalmente al fine di neutralizzare Hamas, disarticolandone profondamente l’organizzazione, degradandone le capacità militari, e permettendo il recupero della totalità degli ostaggi. La stessa si è tuttavia presto ampliata, anche a causa delle azioni malevole condotte contro il territorio israeliano dal movimento paramilitare sciita libanese Hezbollah e dal gruppo armato yemenita Ansar Allah, noto come Houthi, a perseguire l’intento di ristabilire la deterrenza regionale di Israele, distruggendo tutte le fonti di minaccia percepite dallo stesso.

A questo scopo, le IDF hanno pianificato e condotto un’articolata serie di operazioni militari coordinate su molteplici fronti: due principali, che hanno registrato significative e protratte manovre aeroterrestri con intensi combattimenti, e tre secondari, oggetto invece di azioni più limitate e sporadiche, coinvolgenti in prevalenza bersagliamenti a lungo raggio. I primi sono rappresentati dalla Striscia di Gaza, cuore operativo di Hamas, e dal Libano, roccaforte di Hezbollah, mentre gli altri hanno riguardato i rimanenti attori statuali e non statuali riconducibili al cosiddetto Asse della Resistenza, una coalizione informale avente come obiettivo strategico danneggiare lo Stato di Israele, considerato illegittimo dai suoi aderenti. Nello specifico, questi sono rappresentati oltre che da Hamas, da Hezbollah e dagli Houthi, dalla Repubblica Islamica dell’Iran e dalla Repubblica Araba di Siria, nonché dalle milizie sciite irachene.

La vasta scala delle operazioni ha reso necessario un importante dispiegamento di forze da parte dell’IDF ed infatti subito dopo il 7 Ottobre sono stati mobilitati 300.000 dei 465.000 riservisti disponibili, integrando il personale militare in servizio attivo in tutte le componenti terrestre, navale ed aerea. Swords of Iron, nelle sue plurime articolazioni nei diversi fronti si è infatti costantemente caratterizzata per una significativa sinergia interforze e multi-dominio, perseguendo costantemente un’accurata sincronia nella generazione degli effetti attraverso le dimensioni fisica, virtuale e cognitiva. Informate da una dettagliata preparazione informativa del campo di battaglia (IPOE – Intelligence Preparation of the Operational Environment), fondata sulla combinazione inedita di capacità di intelligence, sorveglianza, ricognizione e designazione bersagli (ISTAR – Intelligence, Surveillance, Target Acquisition and Reconnaissance) multi-fonte con sistemi di analisi abilitati dall’intelligenza artificiale (AI – Artificial Intelligence), le operazioni hanno sensibilmente valorizzato il potenziale di combattimento e di attacco a lungo raggio espresso dall’Israeli Air Force (IAF). Questa ha infatti rappresentato il perno delle attività cinetiche in ciascuno dei fronti di Swords fo Iron, dimostrando un raggio d’azione, nonché un ritmo ed una resilienza operativa estremamente significativi e funzionali sia a disarticolare e degradare di per sé talune fonti di minaccia, sia ad operare in diretto supporto alla manovra terrestre (CAS – Close Air Support), contribuendo a limitare sensibilmente le perdite tra i militari delle Israeli Ground Forces (IGF). Parallelamente, la vicinanza di almeno tre dei fronti al territorio israeliano ha permesso un uso massivo anche di artiglieria a tubo da parte della stessa IGF, il quale è stato diffusamente impiegato a supporto delle operazioni e contro potenziali minacce nella Striscia di Gaza, nel sud del Libano ed in Siria. La deconfliction dello spazio aereo, in settori già di per sé estremamente compartimentati, in particolare tra le operazioni dei velivoli con pilota, ad ala fissa e rotante, il fuoco indiretto di artiglieria e le onnipresenti attività multi-quota condotte da droni aerei (UAV – Unmanned Aerial Vehicle) ha rappresentato una specifica sfida, tanto più poiché combinata con l’esigenza di mantenere costantemente attiva un’architettura di difesa aerea multilivello, incluso per la protezione contro razzi, munizioni di artiglieria e colpi di mortaio (C-RAM – Counter- Rocket, Artillery and Mortar). Nonostante l’elevata efficacia conseguita in questo delicato coordinamento di traiettorie e segregazioni temporali dello spazio aereo, le IDF hanno comunque raggiunto picchi nel rateo di UAVs propri abbattuti in incidenti di fuoco amico prossimi al 40%, evidenziando in prospettiva le criticità nella discriminazione tra minacce ed assetti alleati (IFF – Identification Friend or Foe) in uno spazio aereo su un campo di battaglia sempre più congestionato. Tanto nella Striscia di Gaza, quanto nel sud del Libano, le IDF hanno poi dimostrato significative capacità nella condotta di manovre combined arms, soprattutto con la diffusa inclusione di avanzate capacità nel genio militare, risultate decisive per degradare gli arsenali sotterranei di gruppi armati come Hamas ed Hezbollah.

Al netto della sovrapposizione temporale nelle operazioni sui diversi fronti, le IDF hanno teso a calibrare l’intensità delle proprie attività in ciascuno di essi, al fine di concentrare selettivamente il proprio potenziale di combattimento su un solo avversario alla volta, implementando una pianificazione di dettaglio di lungo termine coordinante la generazione di condizioni decisive (decisive conditions) e la fasizzazione (phasing) delle operazioni di combattimento. Questo approccio strategico-operativo sequenziale è stato seguito a livello tattico-operativo da una sistematica successione, in ogni teatro, prima di una profonda e rapida azione disarticolante, condotta in prevalenza dall’IAF, spesso di concerto con unità del comparto per Operazioni Speciali delle IDF, seguita da operazioni più protratte di degradamento delle capacità militari avversarie, ma in un contesto di più ridotta minaccia per le forze proprie, conseguente al collasso delle gerarchie di comando e controllo (C2 – Command and Control) del nemico. Ciascun fronte ha tuttavia presentato specificità proprie, derivanti tanto dalle caratteristiche dell’ambiente operativo ampiamente inteso, quanto dagli specifici obiettivi posti a premessa in termini di disarticolazione e degradamento di ciascun avversario, da cui discendono pertanto diversificate lessons identified e learned.

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