L’accordo militare tra Egitto e Somalia mette in allarme il Corno d’Africa
Africa

L’accordo militare tra Egitto e Somalia mette in allarme il Corno d’Africa

Di Giuseppe Dentice
02.09.2024

Ancora una volta le tensioni tra Egitto ed Etiopia travolgono il Corno d’Africa e a farne le spese potrebbe essere in questo caso la Somalia. Motivo dello scontro è il carico di armi e munizioni giunto a Mogadiscio il 27 agosto come parte dell’intesa bilaterale tra il Paese africano e il Cairo firmato durante una visita, il 14 agosto, nella capitale egiziana da parte del Presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud, dove ha incontrato il suo omologo locale Abdel Fattah al-Sisi. Alla firma del memorandum è seguita, appunto, la prima consegna di armi ed equipaggiamenti destinati alle Forze Armate somale da parte di due aerei cargo dell’aeronautica egiziana.

Tale episodio fa seguito ad un’altra decisione importante assunta sempre dall’Egitto in merito al contesto somalo. Infatti, il 9 agosto, il Cairo ha deciso di inviare un proprio comparto militare, che si unirà a quelli di Uganda, Gibuti, Burundi e altri Stati regionali, nella nuova forza di pace continentale dell’Unione Africana, l’African Union Support Mission in Somalia (AUSSOM), con il compito principale di proteggere la popolazione civile dagli attacchi del gruppo terroristico somalo al-Shabaab. La AUSSOM, a sua volta, entrerà in sostituzione dell’African Union Transition Mission in Somalia (ATMIS), in scadenza di mandato a fine 2024. Tale sviluppo, non del tutto imprevedibile, ha visto una forte condanna da parte etiope, con dure parole da parte del Ministero degli Esteri che, pur senza citare apertamente l’Egitto, ha accusato il Paese nordafricano di minare la sicurezza e la stabilità di una regione già troppo gravata da più fattori di instabilità coincidenti, come ad esempio la guerra civile sudanese, le tensioni marittime nel Mar Rosso e la questione irrisolta intorno alla diga etiope del Millennio.

Oltre a rinnovare un rinato interesse del Cairo verso il continente, tutti questi movimenti politici, diplomatici e militari egiziani in favore della Somalia dimostrano anche la ferrea volontà del Paese nordafricano di non essere disposto ad arretrare neanche di un millimetro dinanzi alla controversia intricatissima di lungo corso con l’Etiopia sulla Grande diga del Rinascimento etiope sul fiume Nilo (GERD), rinfocolatasi nuovamente dopo l’intesa molto discussa, stipulata il 1° gennaio di quest’anno tra Addis Abeba e il governo separatista del Somaliland. In cambio, di un riconoscimento di indipendenza nei confronti del Somaliland, l’intesa – pur non vincolante e non entrata ufficialmente in vigore – mira a garantire uno sbocco sicuro etiope verso il mare, concedendo 20 chilometri di costa e lo sviluppo di un porto commerciale (e presumibilmente anche di una base militare, ma non vi sono conferme in tal senso) a Berbera, capoluogo della regione separatista, con una gestione diretta dell’infrastruttura da parte di Addis Abeba per i prossimi 50 anni. L’Etiopia in passato ha usato Gibuti per garantirsi l’import-export marittimo commerciale sul Mar Rosso, prima di conoscere un deterioramento nelle relazioni bilaterali con il vicino africano. In disaccordo con l’azione di Addis Abeba e contraria a riconoscere la legittimità dell’accordo con il Somaliland, l’Egitto ha strumentalmente rafforzato il suo focus africano e costruito un asse tattico con il governo somalo in funzione apertamente anti-etiope. Queste triangolazioni di interessi contrapposti, quindi, mostrano ancora una volta una fragilità sistemica della regione del Corno d’Africa, ma testimoniano anche un crescente tentativo da parte di attori interni e/o prossimi ai contesti di crisi nello sfruttare in maniera funzionale le fratture intra-regionali per avanzare o rafforzare le proprie posizioni di forza all’interno delle intricate dinamiche di area. Infatti, se l’Etiopia rimane un attore fondamentale e influente in numerosi contesti paralleli e confliggenti di tensioni, è altresì vero che lo stesso Paese è stato in un certo senso vittima dell’intricata azione diplomatica egiziana, che mirava a isolare e a screditare il ruolo di Addis Abeba all’interno delle dinamiche politiche continentali. Ecco perché il Cairo ha a lungo ricercato – e in parte ottenuto – un sostegno fondamentale dell’Unione Africana in merito alla questione della GERD, tanto da adattare una tattica posizione multi-sfaccettata intorno alla stessa questione.

Allo stesso tempo, la mossa egiziana potrebbe trovare sponde inaspettate anche da parte turca, con il quale il Cairo ha ripreso a intrattenere relazionali ufficiali nel corso dell’anno e punta a sfruttare il favorevole posizionamento e la stretta collaborazione di Ankara con Mogadiscio in materia di cooperazione militare e navale, visti i recenti accordi con il governo somalo, anche nel tentativo di indebolire la posizione di influenza etiope nella regione del Corno d’Africa.

In questa prospettiva, dunque, vi è il rischio che anche le tensioni tra Egitto ed Etiopia possano entrare in contatto e subire gli effetti – diretti e indiretti – o altresì alimentare nuovi impatti nel combinato di sfide multidimensionali in atto nel quadrante geopolitico allargato tra Africa Orientale, Mar Rosso e Penisola Arabica.