La sopravvivenza delle forze sul campo di battaglia contemporaneo
La proliferazione di sensori ed effettori nei campi di battaglia contemporanei ha disvelato una trasparenza e letalità degli stessi pressoché inedita, sostanzialmente minando il perno della protezione nella tipica triade con mobilità e potenza di fuoco, in particolare nella più ampia declinazione di capacità di sopravvivenza (survivability), ossia di preservazione del potenziale di combattimento (combat power) e conseguente mantenimento della libertà d’azione. Questa logica è illustrata dal cosiddetto survivability onion, in cui ogni strato rappresenta un livello di protezione prima della distruzione di un’unità o assetto, secondo la sequenza: non esserci; se presenti, non essere visti; se visti, non essere acquisiti; se acquisiti, non essere colpiti; se colpiti, non essere penetrati; se penetrati, non essere distrutti. Tale approccio evidenzia come la survivability richieda misure volte ad ostacolare, complicare o confondere, ogni fase del ciclo di targeting avversario al fine di massimizzare la protezione delle forze. I conflitti recenti, come la seconda guerra del Nagorno-Karabakh e la guerra russo-ucraina, hanno rivelato la vulnerabilità delle forze terrestri di fronte a tattiche, tecniche e procedure (TTP – Tactics, Techniques and Procedures) innovative e nuove tecnologie in grado di penetrare i vari strati del survivability onion, fino a mettere in dubbio la stessa utilità di alcune piattaforme, come i carri armati (MBT – Main Battle Tank). Questo impone una significativa ridefinizione dei requisiti operativi e tecnici, incluso sotto i profili dottrinale, organizzativo, capacitivo e tecnologico al fine di permettere la decisiva condotta di operazioni combined arms a contatto con il dispositivo militare avversario, preservando combat power fino all’ingaggio con lo stesso.
Nel dettaglio, gli strati del survivability onion sono stati rapidamente erosi dall’emergere di nuove capacità, tra cui il Tactical Reconnaissance Strike Complex (TRSC), il quale integra la ricognizione tattica persistente con l’effettuazione di bersagliamenti di precisione, creando una struttura operativa estremamente reattiva. Droni per intelligence, sorveglianza e ricognizione (ISR – Intelligence, Surveillance and Reconnaissance), economici e diffusi capillarmente fino al livello minori unità, insieme a munizioni circuitanti (loitering munitions), aumentano infatti notevolmente la vulnerabilità per le forze terrestri, potendo rimanere in volo per lunghi periodi di tempo in attesa del momento ideale per colpire. I sistemi unmanned, uniti all’artiglieria, a tubo e missilistica, ed ai velivoli ad ala fissa e rotante, consentono ormai l’implementazione di capacità congiunte di fuoco (joint fires) senza precedenti per velocità ed accuratezza. In Ucraina, questo concetto è stato ulteriormente affinato fino a creare una quasi totale trasparenza del campo di battaglia, con droni tattici d’attacco (FPV UAV – First Person View Unmanned Aerial Vehicle) onnipresenti in grado di individuare e colpire direttamente i punti più vulnerabili dei veicoli nemici. Parallelamente, le capacità di guerra elettronica (EW – Electronic Warfare) sono emerse come elemento decisivo per il supporto al combattimento. Le formazioni russe, inizialmente dotate di sistemi EW avanzati come il RB-341V Leer-3, hanno ad esempio sfruttato le emissioni telefoniche ucraine per localizzare e colpire le truppe di Kiev. Un episodio emblematico è l’attacco del Marzo 2022 effettuato contro volontari internazionali in Ucraina, individuati tramite segnali telefonici e colpiti con una salva di missili. I reparti ucraini, pur disponendo inizialmente di minori risorse EW, hanno saputo adattarsi rapidamente, sfruttando carenze nella protezione delle forze da parte russa e valorizzando l’assistenza militare fornita dai Paesi del Gruppo di Contatto per l’Ucraina. L’intercettazione dei segnali radio e telefonici nemici ha infatti permesso bersagliamenti precisi, come nell’attacco di Makiivka, dove una concentrazione di telefoni cellulari ha portato ad un devastante attacco con Guided Multiple Launch Rocket System (GMLRS).
Le unità ucraine hanno inoltre selettivamente attaccato proprio i complessi EW russi, rilevando le emissioni prodotte dagli stessi. Una volta individuati e localizzati dispositivi come il Leer-3 od il Krasukha-4, le forze di Kiev hanno infatti impiegato droni ed artiglieria per neutralizzali, dimostrando l’intrinseca vulnerabilità di piattaforme centrali sia nel modellare il campo di battaglia, sia nel contribuire alla protezione delle forze alleate. Ogni emissione nello spettro elettromagnetico può essere ormai sfruttata per localizzare e colpire bersagli con rapidità e precisione. L’impiego congiunto di droni ISR, loitering munitions, munizionamento di artiglieria ad alta precisione e sistemi EW genera dunque un ambiente operativo in cui le tradizionali forme di occultamento risultano sempre più inefficaci. La distribuzione capillare di sensori, in grado di rilevare firme termiche, radar o radio, rende ogni emissione multispettrale un vero e proprio indicatore di posizione, rapidamente valorizzato attraverso l’impiego di sistemi di condivisione dati tattici in tempo reale, in grado di accelerare sensibilmente la kill chain.
In sintesi, la diffusione di nuovi sistemi d’arma e l’evoluzione delle dottrine di impiego hanno eroso ogni strato del survivability onion. Le munizioni circuitanti, il TRSC e la proliferazione di sensori, che rendono il campo di battaglia sempre più trasparente, eliminano lo strato del non esserci. Allo stesso tempo, sensori avanzati e acquisizione in tempo reale rendono inevitabile la scomparsa degli strati non essere visti, non essere acquisiti e non essere colpiti, mentre il non essere penetrati viene spesso neutralizzato dalla capacità dei nuovi vettori d’attacco tattici di colpire con estrema precisione i punti più vulnerabili dei mezzi corazzati. Di conseguenza, la garanzia finale di non essere distrutti si assottiglia drasticamente, rendendo il campo di battaglia sempre più letale e meno survivable. Il ritorno d’esperienza dai conflitti in Nagorno-Karabakh ed Ucraina delinea pertanto l’esigenza fondamentale di sviluppare ed impiegare **soluzioni integrate plurilivello al fine restaurare la survivability delle forze.
In primis, la sopravvivenza dipende nuovamente in modo incrementale dalla capacità di mascheramento (masking), ovvero di rendere difficile la detezione, l’identificazione e l’ingaggio delle proprie unità da parte del nemico. Questo concetto implica il ricorso combinato a misure attive e passive volte a confondere, disturbare, interferire e ingannare i sensori e le reti di targeting avversarie, insieme all’impiego di sistemi a bassa segnatura e nuove TTPs. Sul campo di battaglia contemporaneo, l’assenza di mascheramento multispettrale è infatti prodromico alla neutralizzazione, con particolare riferimento alla riduzione delle emissioni elettromagnetiche. Le basi operative avanzate (FOB – Forward Operating Base) e le strutture di comando centralizzate sono sempre più vulnerabili a precision strike ed EW. Ne consegue il requisito di strutture di comando mobili e distribuite, caratterizzate da emissioni elettromagnetiche intermittenti, finalizzate a ridurre la rilevabilità (sensor management). Iniziative come la Command Post Integrated Infrastructure (CPI2) dello US Army integrano appunto tecnologie modulari di comando, controllo e comunicazione (C3 – Command, Control and Communications) direttamente su veicoli, aumentando mobilità e resilienza. Un ulteriore esempio è rappresentato dalla sperimentazione condotta all’interno della 2a Brigata della 101ª Divisione Aviotrasportata, con il Command-and-Control On-the-Move (C2OTM), in cui i nodi di comando e controllo (C2 – Command and Control) si riposizionano rapidamente nascondendosi in piena vista sotto il profilo elettronico. La dispersione decentralizzata delle formazioni garantisce che la perdita di un singolo nodo non paralizzi l’intera catena C2. Allo stesso tempo, l’uso sistematico di decoys elettronici e false emissioni rende più complessa l’attività di ISR del nemico. Il principio dell’iniziativa US Army denominata Transforming in Contact, sottolinea inoltre l’importanza dell’adattamento continuo attraverso sperimentazioni in tempo reale e miglioramenti iterativi di tattiche e tecnologie. Esercitazioni come Lethal Eagle, condotta proprio dalla 101ª Divisione Aviotrasportata hanno infatti dimostrato la necessità di attività di sperimentazione condotte direttamente dai militari nel contesto più realistico possibile contro una opposing force fittizia.
Oltre alla dottrina di impiego, anche la stessa riconfigurazione organica delle forze può contribuire a mitigare la crescente letalità del campo di battaglia contemporaneo. Ne è un esempio l’iniziativa Force Design 2030 dello US Marine Corps (USMC), che punta ad una forza più leggera, mobile e versatile, riducendo le dimensioni dei battaglioni di fanteria, in modo da supportare meglio le operazioni expeditionary e distribuire efficacemente le unità (EABO – Expeditionary Advanced Base Operations). È prevista inoltre una significativa espansione delle capacità unmanned integrate con joint fires, al fine di perseguire un’asimmetria nella rapidità del ciclo di targeting a favore delle forze alleate funzionale alla disarticolazione tempestiva del potenziale di combattimento avversario, conseguendo un’incrementale libertà d’azione. Il ricorso a droni ed a fonti di fuoco disperse e rapidamente dispiegabili consegue alla consapevolezza che sistemi a bassa segnatura e facilmente rischierabili rappresentano degli obiettivi più difficili per il TRSC avversario, migliorando significativamente la survivability. L’integrazione di capacità EW e contro-droni (C-UAS – Counter-Unmanned Aerial System) risulta poi cruciale per disturbare le capacità ISR avversarie, interferendo così in più fasi della kill chain nemica. Questo postula la costituzione di plotoni specificatamente dedicati alla ricognizione e contro-ricognizione, incluso con l’ausilio di droni, così come risulta necessario un approccio proattivo alla minaccia che non solo interdica i terminali ISR della controparte dal rilevare le forze alleate, ma persegua e neutralizzi preventivamente le fonti di fuoco della stessa. Tali misure vanno infine affiancate da disciplinati protocolli di comunicazione, fondamentali per ridurre la segnatura elettronica e minimizzare il rischio di essere individuati dall’EW avversario.
TTPs e rimodulazioni organiche si completano poi con significative innovazioni tecnologiche, al fine di ricostituire il survivability onion. Per ripristinarne i livelli più esterni occorre infatti massimizzare la difficoltà di rilevamento, attraverso tecnologie di camuffamento e inganno che riducono drasticamente le emissioni multispettrali. Saab, ad esempio, ha sviluppato il Barracuda Mobile Camouflage System, il quale garantisce protezione in spettri visivi, infrarossi e radar. La francese Nexter lavora invece al Caméléon-Salamandre, un sistema di camuffamento attivo con pixel fisici adattivi controllati da software abilitato dall’intelligenza artificiale. Questo sistema permette una mimetizzazione in tempo reale, adattando la forma, il colore e la tracciatura termica del veicolo all’ambiente circostante. Mezzi elettrici e ibridi, grazie alla bassa rumorosità e firma termica ridotta, rappresentano analogamente un vantaggio significativo sul campo di battaglia contemporaneo, favorendo la discrezione operativa. Per ripristinare invece gli strati più interni, sistemi di protezione attiva (APS – Active Protection System), come il Trophy israeliano, risultano imprescindibili, potendo intercettare proietti prima dell’impatto, ma necessitano di essere adattati per combattere loitering munitions e munizioni controcarro ad attacco dall’alto (top-attack). Per essere efficace contro queste minacce multiple, la difesa aerea tattica di punto dovrà essere in aggiunta ulteriormente stratificata (spherical defensive system), generando così una bolla protettiva mobile. È poi imprescindibile l’integrazione di misure EW per disturbare e confondere non solo i droni nemici, ma anche ridurre l’efficacia delle armi tradizionali guidate via GPS, mentre l’impiego sistematico di decoys multispettrali rappresenterà crescentemente una procedura standardizzata per garantire la survivability delle forze.
Il degradamento del survivability onion, causato dalla metamorfosi del campo di battaglia verso ritmi operativi, trasparenza tattica e letalità incomparabili nella storia militare ha sostanzialmente messo in crisi il concetto di protezione delle forze nel warfighting convenzionale ad alta intensità. Una profonda revisione dottrinale, organizzativa e capacitiva in ottica di survivability risulta pertanto essenziale non solo per garantire la conservazione del combat power delle forze alleate fino al contatto diretto con l’avversario, ma soprattutto per preservare l’approccio manovriero dalla tirannia dell’attrito.