La Russia lancia l’invasione su larga scala dell’Ucraina
All’alba di giovedì 24 febbraio, le Forze Armate della Federazione russa hanno lanciato un’offensiva militare convenzionale su larga scala contro l’Ucraina. L’attacco, preceduto da operazioni cibernetiche che hanno colpiti i siti web delle principali istituzioni ucraine, ha avuto inizio con una massiccia campagna di bombardamento aereo e missilistico contro diversi siti militari ucraini. Nello specifico, secondo il Ministero della Difesa di Kiev, sono stati colpiti gli aeroporti di Boryspil nell’Oblast di Kiev, Ozerne nell’Oblast di Žytomyr, Kulbakino nell’Oblast di Mykolaïv, Chuhuiv nell’Oblast di Kharkiv, Kramatorsk nell’Oblast di Donec’k, Chornobaivka nell’Oblast di Kherson. Sono state prese di mira anche altre infrastrutture militari, tra cui batterie di difesa aerea, depositi logistici e di munizioni, centri di comando. Nell’attacco sono stati impiegati missili balistici tattici Iskander, missili da crociera Kalibr, lanciati da unità navali nonché assetti aerei quali i cacciabombardieri Su-24 e Su-34, mentre velivoli Su-30 e Su-35 assicuravano la copertura aerea. L’Ucraina ha rivendicato l’abbattimento di 6 aerei russi, ma non è chiaro al momento di quali assetti si tratterebbe. Le forze russe hanno anche attaccato le città costiere di Mariupol e Odessa: quest’ultima, in particolare, ha subito un’offensiva intensa, che ha visto anche l’utilizzo di missili anti-nave per colpire la piccola flotta della Marina Militare ucraina. Secondo alcune fonti, sarebbero in corso anche sbarchi di truppe anfibie russe nelle due città costiere ucraine. Non è da escludere inoltre l’impiego di sistemi di guerra elettronica al fine di degradare le capacità di comunicazione e di comando e controllo ucraine, rallentando l’azione di risposta di queste ultime. Immediatamente dopo il bombardamento missilistico e aereo, forze di terra russe sono penetrate in territorio ucraino lungo tre direttrici. Da nord, truppe russe sono entrate dalla Bielorussia muovendosi in direzione di Kiev, anche se non è ancora chiaro se truppe bielorusse stiano attivamente partecipando all’invasione o meno. Da est, forze di terra russe, già schierate nei giorni scorsi nelle autoproclamate repubbliche indipendenti di Donetsk e Lugansk, hanno ingaggiato le forze ucraine cercando di occupare l’intera regione del Donbass. Intensi scontri sarebbero in corso attorno alla città di Schastia, a nord di Lugansk, mentre la città di Kharkiv, nell’omonimo Oblast, è completamente circondata da forze paracadutiste russe. Infine, truppe di Mosca sono entrate dalla Crimea nell’Oblast di Kherson, muovendosi verso nord e verso le città portuali di Odessa e Mariupol. Da questo punto di vista, l’obiettivo russo potrebbe essere quello di conquistare l’intera fascia costiera meridionale, chiudere e impedire l’accesso al Mar Nero all’Ucraina e creare una fascia territoriale continua che vada dalla Transnistria (dove i russi hanno annunciato l’avvio di esercitazioni di “peacekeeping”) al Donbas.
Dunque, dopo mesi di tensioni e trattative diplomatiche inefficaci, il Cremlino ha optato per intraprendere l’azione più diretta e muscolare possibile, utilizzando il pretesto dell’assistenza alle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk contro la presunta aggressione ucraina. La vastità e la profondità dell’operazione militare russa lasciano presagire che Mosca consideri tutte le opzioni sul tavolo, da un allargamento dei confini delle due repubbliche popolari fino ad un attacco diretto sulla capitale Kiev. In tal senso, gli obbiettivi militari minimi potrebbero consistere nella presa del Donbas e dell’intera fascia costiera ucraina, mentre quelli massimi includere anche le regioni centrali e addirittura la capitale del Paese. Tuttavia, al di là della dimensione militare, il punto cardinale è l’obbiettivo politico che la Russia si è posta e che orbita intorno all’ottenimento della neutralità permanente ucraina, all’arresto dell’espansione orientale della NATO e, in ultima istanza, alla riduzione sostanziale degli spazi di sovranità effettiva di Kiev, in una riedizione moderna della famosa “dottrina Breznev” di sovietica memoria. Per raggiungere questo obbiettivo, Mosca ha dimostrato, con i fatti, di essere disposta a qualunque tipo di azione, di voler fronteggiare qualsiasi tipo di costo e di poter intensificare i contenuti e le modalità dello scontro con Europa e Stati Uniti. Il possibile limite dell’azione russa in Ucraina, tuttavia, non è esclusivamente legata alla volontà di Mosca, ma dipende altresì da quello che Washington e le Cancellerie europee decideranno di fare. Più la risposta euro-atlantica sarà percepita come timida dal Cremlino, più il Presidente Putin potrebbe sentirsi legittimato ad ampliare la portata delle proprie ambizioni. Per dovere l’onestà, non bisogna dimenticare che la risposta europea è vincolata ai possibili effetti boomerang, soprattutto delle sanzioni. In un momento in cui la congiuntura economica non è delle più favorevoli, azioni in grado di impattare la sicurezza energetica sarebbero in grado di produrre effetti critici su tutto il comparto dei consumi civili ed industriali, aprendo le porte a scenari simili a quelli della crisi del 1973.
Inoltre, con l’azione in Ucraina, Mosca intende ridisegnare l’architettura militare e politica europea creatasi dopo il 1991 con lo scioglimento dell’URSS, imponendo un nuovo sistema in maniera diretta ed assertiva. Di conseguenza, nessuna ipotesi è escludibile. Mosca potrebbe limitarsi a neutralizzare le capacità militari ucraine come spingersi a conquistare il Donbas o addirittura arrivare a Kiev ed imporre un nuovo corso politico.