Il Mar Rosso al centro delle rivalità tra Iran e Israele
Medio Oriente e Nord Africa

Il Mar Rosso al centro delle rivalità tra Iran e Israele

Di Giuseppe Palazzo
13.04.2021

Il 6 aprile, una nave cargo iraniana, che operava anche con funzioni di ricognizione/raccolta informazioni, è stata colpita al largo delle coste yemenite da una mina. L’Iran ha accusato Israele, il quale non ha negato il suo coinvolgimento e tramite il Ministro della Difesa, Benny Gantz, ha fatto presente che agirà ovunque ci sia una “necessità o sfida operativa” per la sicurezza israeliana.

Secondo le autorità iraniane, la nave attaccata, la MV Saviz, operava nel Mar Rosso e nel cruciale Stretto di Bab al-Mandeb con funzioni, almeno ufficiali, di anti-pirateria. Tuttavia, secondo l’Arabia Saudita la presenza della nave nell’area era strumentale al rifornimento di armi iraniane ai ribelli Houthi in Yemen.

L’avvenimento si lega ad una duplice dimensione: in primo luogo, l’attacco è avvenuto durante i colloqui indiretti di Vienna concernenti l’eventuale ritorno al JCPOA. La tempistica, dunque, segnala come i rivali regionali dell’Iran, con Israele in testa, si stiano preparando a fronteggiare duramente l’Iran nell’eventualità in cui l’accordo sul nucleare torni in auge. In secondo luogo, l’ubicazione dell’attacco segnala la cruciale importanza per tutti gli attori regionali del Mar Rosso.

Difatti, l’area è il teatro privilegiato del confronto di varie rivalità che influenzano sia la dimensione puramente marittima sia la strategica posizione geografica degli Stati rivieraschi che ivi si affacciano. Le potenze regionali più impegnate nell’area sono Turchia, Egitto, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti: tutti infatti hanno intrapreso un gioco d’influenze diretto soprattutto al Sudan e al Corno d’Africa. Tuttavia, il mare sta acquisendo crescente importanza per Iran e Israele. Dal punto di vista di Teheran, la guerra civile in Yemen e la crescente presenza nel Golfo di Aden gli ha dato la possibilità di accrescere il proprio standing regionale e, potenzialmente, di minacciare un’azione anche nello Stretto di Bab al-Mandeb come leva di influenza negoziale. Per Israele è una porzione di mare estremamente strategica dato che serve i maggiori commerci che collegano il Paese verso Oriente e la cui stabilità è necessaria al fine di evitare potenziali accerchiamenti via terra e mare. Dunque, come Tel Aviv contrasta attivamente la presenza iraniana in Siria tramite lanci di missili verso le milizie sciite, attua la stessa tattica in quello che è, da un punto di vista geopolitico, il corrispondente marittimo della Siria, ovvero il “retroterra” inevitabile delle sue coste necessario a garantirgli profondità strategica: il Mar Rosso e gli stretti di Suez e Bab al-Mandeb. È altresì necessario per Israele colpire le potenziali minacce prima che queste allarghino la propria proiezione verso il Mediterraneo Orientale riducendo così gli spazi di manovra e di deterrenza preventiva che ne conseguono.