Davos in the Desert: vetrina e scommessa per l’Arabia Saudita del futuro
Medio Oriente e Nord Africa

Davos in the Desert: vetrina e scommessa per l’Arabia Saudita del futuro

Di Giuseppe Palazzo
28.01.2021

Dal 27 al 28 gennaio si è tenuta a Riyadh la Future Investment Initiative, anche nota come “Davos del deserto”. Giunta alla quarta edizione, e su forte impulso dell’erede al trono saudita, il Principe Mohammed Bin Salman, la conferenza è mirata a incoraggiare la diversificazione economico-commerciale e a stimolare l’impresa privata nel Regno, al fine di ridurre la dipendenza del sistema produttivo dalle entrate petrolifere. Tra gli ospiti d’onore della conferenza vi erano leader politici e grandi manager internazionali come Masayoshi Son, fondatore di SoftBank, David Solomon di Goldman Sachs e Ray Dalio di Bridgewater.

Uno dei temi più discussi è stato il ruolo giocato dal Public Investment Fund (PIF), il gigantesco fondo sovrano saudita che, stando alle parole del Principe ereditario, dovrebbe investire 3 trilioni di riyal (circa 800 miliardi in dollari) nei prossimi 10 anni. Il PIF ha istituito più di 30 aziende negli ultimi tre anni, ampliando gli interessi dalla difesa al riciclaggio di rifiuti. Il manager del PIF, nonché presidente del gigante petrolifero Saudi Aramco, Yasir al-Rumayyan, ha affermato che il fondo sovrano sarà finanziato da denaro pubblico, privatizzazioni, quotazioni di aziende nazionali – come la stessa Saudi Aramco (che ha fornito 29 miliardi al fondo) – e da prestiti e investimenti esteri.

Lo stesso fondo contribuirà anche nello sviluppo di “mega-progetti”, come la costruzione di NEOM, la futuristica città transfrontaliera da 500 miliardi di dollari nell’Arabia Saudita nord-occidentale, di Qiddiya, un complesso sportivo e di intrattenimento da più di 15 miliardi di dollari e, infine, in un progetto turistico di alto livello per lo sviluppo dell’area costiera e naturalistica del Mar Rosso da 10 miliardi di dollari. Altri investimenti riguarderanno la sostenibilità, la crescita economica globale, la centralità della sanità dopo la pandemia, la digitalizzazione, l’educazione e la cultura. Tuttavia, l’estremo attivismo dello Stato saudita come attore monopolista in diversi settori ha sollevato numerosi dubbi e perplessità circa le reali intenzioni di Riyadh nel voler favorire la nascita di un settore privato nazionale adeguatamente in grado di competere sul mercato interno e internazionale.

Di fatto, la Future Investment Initiative rappresenta una delle principali vetrine per sponsorizzare, anche fuori dai confini nazionali, la visione futuristica dell’Arabia Saudita, la cosiddetta Saudi Vision 2030, un ambizioso progetto di transizione e diversificazione economica che fonda le sue aspettative di successo sulla capacità delle autorità di riuscire a guidare un processo di modernizzazione e sviluppo economico e sociale del Regno, al fine di mitigare la volatilità dell’economia nazionale troppo esposta agli shock esogeni.

La Future Investment Initiative e soprattutto i successi nella Saudi Vision 2030 rappresentano la più grande scommessa per la futura ascesa politica del Principe Bin Salman alla guida del Regno degli al-Saud.

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