Margelletti (Cesi): ''Due rotte dell'inferno in mano alle mafie africane''

Margelletti (Cesi): ''Due rotte dell'inferno in mano alle mafie africane''

10.02.2013

Roma, 3 ott. (Adnkronos) - ‘‘Le carte le danno le organizzazioni criminali. Dietro di loro c’è assai poca politica. Solo soldi. Tanto denaro’’. In un colloquio con l’Adnkronos Andrea Margelletti, presidente del Ce.S.I. - Centro Studi Internazionali, spiega che ‘‘sono le organizzazioni criminali a gestire il traffico di esseri umani. Dopo le cosiddette ‘primavere arabe’ non c’è più uno Stato così forte da avere un controllo del territorio o in grado di utilizzare l’immigrazione clandestina come arma di pressione, come ad esempio fece il rais libico Gheddafi’’.

‘‘In questo momento il traffico di esseri umani è in mano alle mafie africane’’, rimarca lo studioso di geopolitica. Tra queste, ci sono gli ‘‘Aquim, il gruppo di Al Qaeda nel Maghreb islamico: sono loro i mercanti di carne umana da una sponda all’altra del Mediterraneo. Questi gruppi, potenti, si saldano con il terrorismo islamico, che utilizza queste realtà come forma di guadagno essendo loro in grado di garantire passaggi sicuri in large parte di questi Paesi’’.
Dietro le rotte dei disperati c’è una precisa regia. E due vettori. Le chiamano strade dell’Inferno: quella dell’Africa occidentale e quella dell’Africa orientale. Nella prima, spiega Margelletti, ‘‘il gruppo maggiormente influente nella ‘raccolta’ di disperati sono i nigeriani. Ma quelli che poi si occupano del loro arrivo in Europa sono degli influenti capi tribu sahrawi o tuareg’’. Tribù del deserto, ‘‘che si occupano di smistare i migranti secondo due strade: quella che passa attaverso la Libia e quella che va dalle encladi spagnole di Ceuta e Melilla. Il passaggio attraverso il Marocco vede anche la partecipazione di realta’ criminali marocchine e spagnole’‘.
In Africa orientale, prosegue Margelletti, ‘‘i disperati sono i somali, i sudanesi e gli eritrei. La ‘raccolta’ viene fatta da sudanesi e da ufficiali corrotti dell’esercito eritreo, che consentono il passaggio del confine. Il varco attraverso il Sudan del Nord è garantito da criminali legati a realta’ tribali’’. Anche questa strada va verso la Libia. Arrivati nella zona del deserto della Libia meridionale, ‘‘sono i membri della tribu dell’etnia Toubou a portarli dal sud della Libia fino al mare. Se questi gruppi vedono un camion di migranti non gestiti da loro, aprono il fuoco. Sono loro i ‘monopolisti’ di questa tratta’’.
‘‘Si parla di carovane di migliaia di persone - sottolinea l’esperto di geopolitica - ma in realtà i disperati che arrivano dal Sud del mondo sono formati da gruppi di 8-12 persone. Quando arrivano nelle zone prospicienti le coste, vengono presi in carico dalle origanizzazioni criminali. Li fanno attendere il tempo necessario per raggiungere il numero adatto per riempire i barconi. Poi li fanno andare in mare’’. E inizia il viaggio della disperazione.
Margelletti, che la setimana prossima parteciperà come relatore a una sessione della quarta commissione delle Nazioni Unite sui problemi del Sahel, sottolinea: ‘‘Per bloccare questi flussi occorre lavorare con le autorità locali, in maniera tale che siano questi Stati a essere in grado di gestire la propria sicurezza interna. E’ fondamehtale - rimarca - continuare gli sforzi di collaborazione che il Comparto intelligence nazionale per la sua parte, e il nostro ministero della Difesa per i suoi compiti, ha con i Paesi dell’Africa subsahariana. Ormai i confini dell’Italia non sono più quelli della soglia di Gorizia ma quelli ove si manifestano gli interessi nazionali o le criticità al nostro sistema Paese’‘.
‘‘E’ il Sahel - è la conclusione dell’analista - l’area sulla quale l’Europa si giocherà la propria credibilità futura’’.

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