Il Giappone vuole i missili da crociera Tomahawk
La scorsa settimana il Primo Ministro giapponese Fumio Kishida ha annunciato l’intenzione del Giappone di acquistare 400 missili da crociera Tomahawk dagli Stati Uniti. Durante il discorso tenuto alla Camera dei Rappresentanti, il Premier ha precisato come il piano sia di concludere l’accordo entro il 2023 e di completare le consegne tra il 2026 e il 2027. I missili verrebbero schierati a bordo delle unità navali dotate di sistemi di difesa missilistica Aegis, per implementare le capacità di strike in profondità contro obiettivi a terra. La mossa del Paese del Sol Levante è una declinazione del processo di ammodernamento delle Forze Armate avviato in seguito all’approvazione della Strategia di Sicurezza Nazionale del dicembre 2022. In quell’occasione è stato disposto un aumento della spesa militare, la quale dovrebbe ammontare a 49,9 miliardi di dollari nel 2023; grazie ad esso l’acquisto dei Tomahawk, che dovrebbe ammontare ad una cifra intorno agli 1,55 miliardi di dollari, dovrebbe essere sostenibile. Nel sopracitato documento di sicurezza è stato inoltre posto l’accento sul potenziamento della difesa anti-missile. Inserito in questa chiave di lettura, la potenziale acquisizione dei missili Tomahawk porterebbe ad un sensibile miglioramento delle capacità di counter-strike giapponesi, vale a dire la possibilità di colpire siti di lancio dei missili situati anche in profondità nel territorio avversario. Proprio per quest’ultimo aspetto, il concretizzarsi dell’affare gioverebbe sull’efficacia della deterrenza giapponese in un contesto regionale che vede aumentare le minacce verso il Giappone da almeno tre fronti: quello russo nelle isole Curili, quello cinese nell’ambito di una eventuale escalation taiwanese e quello nordcoreano con i sempre più frequenti test missilistici effettuati da Pyongyang.