Gli esiti del Summit NATO di Vilnius
A poche ore dal termine ufficiale del Summit NATO di Vilnius e dopo l’emissione del suo Comunicato Finale, è possibile tracciare gli esiti più significativi prodotti dal meeting. In linea generale, l’ambizione di Kiev di ricevere un invito ufficiale ad entrare nell’Alleanza o, in subordine, la previsione di date precise per la sua membership, sono rimaste insoddisfatte. Dopo un attento lavoro di mediazione tra le diverse visioni e sensibilità degli Stati Membri, infatti, il Communiqué si limita ad affermare che, nonostante l’Ucraina sia parte della “famiglia transatlantica”, la NATO sarà nella posizione di estendere l’invito di adesione a Kiev quando gli Alleati e le condizioni lo permetteranno. In sostanza, la fine del conflitto e l’attuazione di riforme strutturali in ambito politico, securitario e militare sono essenziali per permettere un ingresso ucraino nell’Alleanza.
Al netto dell’insoddisfazione di Kiev, il Summit ha comunque compiuto passi avanti significative nel sostegno al Paese invaso, in primis elevando la Commissione NATO-Ucraina a Consiglio e secondariamente rimuovendo i requisiti formali imposti dal piano d’azione per l’adesione. Gli Stati Membri hanno inoltre condiviso la necessità di consolidare un piano pluriennale di sostegno militare all’Ucraina, istituzionalizzando il modello già attuato nel corso dei primi 505 giorni di guerra. A margine del Summit, infatti, sono stati numerosi gli annunci di ulteriore assistenza militare a Kiev da parte delle singole Nazioni, incluso in merito all’addestramento sui velivoli multiruolo F-16.
A contorno del tema afferente al conflitto, gli Alleati hanno esplicitamente riaffermato la rilevanza della minaccia imposta dalla Federazione Russa, reiterando l’illegalità delle annessioni dei territori ucraini e collegando contenimento e deterrenza della minaccia agli esiti del conflitto in corso. Il Comunicato fa poi esplicito riferimento al ruolo svolto da Bielorussia ed Iran nel supportare l’aggressione da parte di Mosca, condannando la condotta dei rispettivi establishments politici.
Vilnius ha poi sancito apparentemente il via libera da parte di Turchia ed Ungheria a sostenere la ratifica dell’ingresso della Svezia quale 32° Membro dell’Alleanza, dopo consistenti ritardi. Ankara ha in cambio conseguito da un lato l’impegno di Stoccolma a promuovere una riapertura della questione dell’accesso della Turchia all’Unione Europea e dall’altro lo sblocco americano alle autorizzazioni necessarie al contratto per l’acquisto e l’aggiornamento di F-16 da parte turca.
Il Summit ha infine rivolto la sua attenzione anche all’Asia-Pacifico, sottolineando nuovamente le operazioni malevole e coercitive della Repubblica Popolare Cinese, ed evidenziando il rifiuto di Pechino a condannare l’aggressione russa all’Ucraina.