ATLAS: Libia, Mali, Sri Lanka

ATLAS: Libia, Mali, Sri Lanka

By Ludovica Castelli, Denise Morenghi and Matteo Urbinati
06.11.2020

Libia: le chiavi del dopo Haftar sono in mano a Russia e Turchia

Il 5 giugno il Governo di Unità Nazionale di Tripoli, appoggiato militarmente dalla Turchia, ha riconquistato Tarhuna, 90 chilometri a sud-est della capitale, continuando poi la propria avanzata in direzione di Sirte e al-Jufra, entrambe in mano all’Esercito Nazionale Libico (ENL). Ciò è stato possibile soprattutto a causa del ritiro dal fronte degli assetti della Compagnia Wagner, una Private Military Company vicina alla leadership russa, rivelando quanto il loro apporto era determinante per la tenuta dell’ENL. L’evento segna la fine dell’offensiva verso Tripoli lanciata nell’aprile 2019 dal capo militare dell’ENL, il Generale Khalifa Haftar.

Le dinamiche militari hanno rimarcato il peso degli sponsor esterni, in particolare Turchia e Russia, specialmente data l’incapacità tanto di Tripoli quanto dell’ENL di ottenere risultati significativi senza appoggio esterno. Ora, sia Ankara che Mosca cercheranno di capitalizzare il supporto militare anche a livello politico, marginalizzando gli altri attori esterni.

In questo contesto, se Ankara potrebbe rafforzare la propria presenza nel Paese attraverso nuovi accordi bilaterali con il governo di Tripoli, riconosciuto dalle Nazioni Unite, Mosca, ufficialmente equidistante dagli schieramenti, potrebbe cercare di assumere un ruolo di mediatore per un cessate il fuoco e nella futura partita diplomatica. E’ ciò che suggeriscono le visite che si sono susseguite a Mosca negli ultimi giorni, da quella di Aguila Saleh Issa, Presidente del Parlamento di Tobruk, a quelle del Ministro degli Affari Esteri di Tripoli Mohammed Taha Siala e del Vicepresidente del Consiglio Presidenziale di Tripoli Ahmad Maiteeq.

Dunque, Russia e Turchia sono diventati indiscussi protagonisti nella crisi libica e ne potranno influenzare la traiettoria futura sia nel caso di continuazione delle ostilità sul campo, sia in quello di una ripresa del dialogo politico.

Mali: ucciso l’emiro di al-Qaeda nel Maghreb Islamico Abdelmalek Droukdel

Il 5 giugno, nei pressi di Tessalit (nord del Mali), le Forze Speciali francesi, coadiuvate da unità militari locali, hanno neutralizzato l’emiro di al-Qaeda nel Maghreb Islamico (AQMI) Abdelmalek Droukdel.

Il leader jihadista vantava una lunga militanza terroristica, iniziata come foreign fighters in Afghanistan negli anni 90 e proseguita nelle fila del Gruppo Salafita per la Predicazione e il Combattimento (GSPC), organizzazione eversiva di ispirazione salafita algerina. Sostenitore di una maggiore vocazione internazionale del terrorismo algerino e nord africano, Droukdel fondò e fu nominato emiro di AQMI nel 2007, contribuendo ad introdurre la tattica degli attentati suicidi e a diffondere su larga scala la dottrina del takfir (apostasia).

Droukdel è stata la guida indiscussa del jihadismo nord africano fino ai primi anni10 del 2000, salvo perdere influenza, potere ed autorevolezza in favore della nuova generazione di miliziani saheliani come Mokhtar Belmokhtar, leader di al-Mourabitun, Iyadh ag Ghaly, leader di Ansar al-Din, e Adnan Abu Walid al-Sahrawi, leader dello Stato Islamico nel Grande Sahara (SIGS).

L’uccisione dell’emiro di AQMI rappresenta un grande successo politico e d’immagine per la Francia e per i Paesi del G5 Sahel (Mali, Burkina Faso, Niger, Ciad, Mauritania), impegnati nello sforzo di stabilizzazione regionale dal 2013, all’indomani dello scoppio del conflitto maliano. Tuttavia, il ridotto peso specifico di Droukdel all’interno del panorama jihadista nord africano minimizza l’impatto dell’operazione francese sugli equilibri e sulle capacità dei movimenti terroristici regionali. Infatti, da ormai quasi 10 anni, i fronti “caldi” del jihad si sono spostati più a sud dell’Algeria e le organizzazioni più attive sono diverse da AQMI e legate all’insorgenza su base etnica di popoli e minoranze non algerine, come Tuareg e Fulani.

Di conseguenza, per quanto altisonante dal punto di vista simbolico e mediatico, l’operazione francese non sembra destinata ad influenzare le dinamiche terroristiche regionali in Africa che, verosimilmente, proseguiranno senza patire eccessivamente la scomparsa di Droukdel.

Sri Lanka: la Commissione Elettorale fissa la data per le elezioni parlamentari

La Commissione Elettorale Nazionale (NEC) dello Sri Lanka ha fissato al prossimo 5 agosto la data delle prossime elezioni parlamentari, dopo aver rinviato il voto per ben due volte a causa dell’emergenza COVID-19.

Il Presidente Gotabaya Rajapaksa, eletto lo scorso novembre senza maggioranza in Parlamento, ha colto la prima occasione per sciogliere le camere nel mese di marzo di quest’anno, sperando che il risultato elettorale potesse conferire al suo partito la maggioranza di due terzi, così da garantirgli poteri più ampi e una maggiore unità di governo. L’aggravarsi dell’emergenza sanitaria ha però prolungato le tempistiche, lasciando che il Paese operasse senza un Parlamento in seduta per più di tre mesi, oltre la soglia prevista dalla Costituzione.

La potenziale crisi costituzionale che ne è derivata è la prima nella storia moderna del Paese.

Infatti, la gestione della pandemia nelle sole mani dell’esecutivo ha causato varie anomalie legali, come le varie nomine delle task force addette alla gestione di catastrofi e le manovre fiscali avviate senza supervisione legislativa. Parallelamente, il Presidente ha ripetutamente rifiutato di riconvocare il Parlamento, nonostante l’azione sia prevista dalla Costituzione, scatenando ampie proteste fra le fila dell’opposizione.

L’esito delle prossime elezioni e della conseguente configurazione parlamentare sarà cruciale per stabilire il margine di manovra che avrà il governo Rajapaksa. Con il potere esecutivo già in mano alla famiglia Rajapaksa (l’attuale Presidente ha nominato Primo Ministro suo fratello, Mahinda), l’ottenimento della maggioranza parlamentare assicurerebbe l’appoggio anche del ramo legislativo, cristallizzando il controllo del governo sulla politica nazionale.

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