X47B: il futuro della US Navyè adesso
Americhe

X47B: il futuro della US Navyè adesso

Di Marco De Montis
28.05.2013

29 novembre 2012, base aerea US Navy di Patuxent River, USA, stato del Maryland: alcuni specialisti approntano al decollo un avveniristico prototipo tuttala, grande all’incirca come il glorioso e sempre rimpianto A-6 Intruder. Nella vasta installazione del Naval Air Systems Command (NAVAIR), l’organismo della Navy che presiede alla sperimentazione dei nuovi velivoli, si assiste al primo lancio con catapulta del nuovo Northrop Grumman X-47B, noto anche con la sigla UCAS (Unmanned Combat Air Systems.)

14 maggio 2013, ponte della portaerei “USS George H.W. Bush” in navigazione al largo della Virginia: questa volta si fa sul serio ed il compatto UAV tuttala viene lanciato con la catapulta, per appontare col gancio circa un’ora più tardi sulla pista di Patuxent River.

Questi eventi coronati da successo, sanciscono l’atto di nascita di una vera rivoluzione nell’aviazione imbarcata. I futuri epigoni di questo dimostratore tecnologico introdurranno, di fatto, la rivoluzione più profonda della filosofia operativa del Carrier Air Wing da molti decenni a questa parte.

Non si dimentichi che la US Navy è ormai dagli anni Trenta del secolo scorso sempre fedele alle sue preziosissime portaerei (l’ultima, la CVN-78 “USS Gerald R. Ford” capo fila della nuova classe CVN-21, entrerà in servizio non prima del 2016/2017) e nonostante in epoca recente la composizione dei Carrier Air Wing sia mutata sempre più verso una componente multiruolo, con forte accento sulle missioni d’attacco, le dottrine e le filosofie d’impiego sono rimaste sostanzialmente invariate. Nel caso della rivoluzione ora alle porte con l’X-47B, invece, si parla in prospettiva di una componente davvero inedita, costituita da droni subsonici che potrebbero rappresentare finalmente i veri eredi in chiave moderna del formidabile Grumman A-6 Intruder, per anni l’emblema dello strike e dell’interdizione profonda, più volte oggetto di programmi di sostituzione costellati dal fallimento (il più clamoroso quello del General Dynamics A-12). Alla capacità offensiva in profondità dell’A-6, i nuovi droni che nasceranno dagli sviluppi del programma UCAS e che dovrebbero entrare in servizio nel 2020, aggiungeranno l’essenziale peculiarità di operare completamene indisturbati, in totale autonomia ed in piena sicurezza.

Ovviamente è ancora troppo presto per fare previsioni, ma è lecito supporre che dal tuttala Northrop Grumman e soprattutto dai suoi sviluppi futuri, la US Navy si aspetti davvero molto. E’ da tener presente che l’X-47B, primo drone imbarcato lanciabile e recuperabile coi mezzi tradizionali delle portaerei (catapulta e sistema idraulico d’arresto), da buon membro della stirpe “X”, ha soprattutto un’impostazione rivoluzionaria nel modo di volare: non si tratta più di uno dei tanti droni a pilotaggio remoto che imperano dagli anni Ottanta ed i cui ultimi sviluppi sono in grado di sostituire aeroplani mitici come l’U-2, ma di un vero e proprio robot aereo. L’obiettivo finale del programma vorrebbe essere quello di disporre di un velivolo dotato di un’intelligenza artificiale evoluta in grado, in futuro, di assicurare anche capacità di autoapprendimento, un plus che lo renderà in grado di compiere autonomamente l’intera missione, dal lancio con la catapulta all’appontaggio.

Chiaramente il Pentagono non lascia trapelare molto, ma la nuova tecnologia sviluppata dalla DARPA utilizza tecnologie già disponibili quali GPS, autopilota, sistema data link LINK 16 e sistema anticollisione (sia col terreno che con gli altri aeromobili) integrate fra loro da computer di nuova generazione, che elaborano i vari dati provenienti da questi apparati con un nuovo linguaggio. Il tuttala imbarcato dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) espletare in completa autonomia missioni d’attacco aria-superficie sia a breve (CAS), sia a lungo raggio (interdizione e strike), rifornimento in volo, ricognizione ottica ed elettronica (ELINT/SIGINT), missioni di disturbo elettronico e jamming, supporto alle Special Forces ed ai Marines, SEAD ed altro ancora, il tutto senza mettere mai a rischio una sola vita umana. Per contro, soprattutto negli USA vi è una corrente di pensiero che incomincia a preoccuparsi seriamente delle implicazioni etiche e soprattutto politiche conseguenti l’uso dei droni armati in generale e di quelli completamente autonomi come l’UCAS.

Il Pentagono comunque assicura che il grilletto sarà sempre tenuto in mano da un essere umano all’interno della sua catena di comando, ed è certo che questo obiettivo sarà perseguito con la massima determinazione.

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