Dbeibah ad Ankara: la Turchia conferma il suo ruolo preferenziale in Libia?
Medio Oriente e Nord Africa

Dbeibah ad Ankara: la Turchia conferma il suo ruolo preferenziale in Libia?

Di Angela Ziccardi
13.04.2021

Lunedi 12 aprile, il Primo Ministro ad interim, il libico Abdulhamid Dbeibah, accompagnato da una delegazione governativa di 14 Ministri e dal Capo di Stato Maggiore, Mohammed al-Haddad, si è recato per la prima volta in visita ufficiale ad Ankara per incontrare il Presidente turco Recep Tayyip ErdoÄŸan. La visita, durata due giorni, ha permesso ad entrambi i Paesi di accordarsi su diversi aspetti fondamentali nel consolidamento del processo di transizione libica. Tra i punti più importanti discussi vi è il rinnovo di due memoranda d’intesa sottoscritti con il precedente Governo di Accordo Nazionale libico (GNA). Il primo, siglato nel novembre del 2019, riguardante la demarcazione dei confini marittimi nel Mediterraneo, per il riconoscimento delle zone economiche esclusive dei due Paesi (ZEE). Il secondo, di natura militare, relativo all’addestramento di militari libici da parte di istruttori turchi. A ciò va aggiunto il raggiungimento di cinque protocolli di intesa e di diversi accordi di cooperazione reciproca in diversi settori economici, spaziando da progetti infrastrutturali ed energetici ad aiuti sanitari per la lotta al Covid-19.

La volontà di cooperare su un così ampio range di settori attesta, quindi, l’intento comune di Tripoli e Ankara nel preservare, se non addirittura rafforzare, i rapporti reciproci in chiave bilaterale. Tuttavia, bisogna notare che le parti si sono limitate a firmare dei semplici accordi di intesa, che delineano delle linee guida comuni su cui operare ma sono privi di natura giuridicamente vincolante. Al momento, non è stato infatti siglato alcun trattato o accordo bilaterale. Una scelta in linea con l’atteggiamento minimalista assunto dal nuovo Governo di Unità Nazionale (GNU) e basato su un dialogo franco e aperto con quanti più Paesi possibili, al fine di non escludere l’opportunità di costruire nuove partnership. Questa condizione è emersa chiaramente specie negli incontri in materia di confini marittimi nel Mediterraneo Orientale, ove Dbeibah ha sottolineato la volontà di Tripoli nel servire gli interessi nazionali di Turchia e Libia, ma anche nel voler cercare e possibilmente avviare un dialogo che tenga conto di tutte le parti coinvolte.

L’atteggiamento conciliatore di Dbeibah apporta vantaggi al nuovo governo libico sotto vari aspetti, partendo da quello economico. Interi settori industriali ed infrastrutturali sono stati immobilizzati dalla guerra civile e la volontà di vari Paesi di creare intese con Tripoli, anche in un’ottica di ricostruzione, permetterebbe un rilancio di settori economici fondamentali, quale quello degli idrocarburi. La volontà turca di aiutare la Libia rientra in tale processo e non potrebbe che venir ben accolta dallo GNU. Ciononostante, la discussione con Ankara si è indirizzata soprattutto sul versante energetico e sanitario, lasciando scoperti alcuni dossier che potrebbero far gola ad altri Paesi, tra cui l’Italia.

Dal punto di vista della Turchia, pur constatando che l’intento di cooperazione economica apporterebbe dei vantaggi considerevoli, in realtà l’unico vero punto a favore di ErdoÄŸan è stato raggiunto con il rinnovo dei memorandum di intesa sottoscritti in passato. Queste intese, infatti, permettono ad Ankara di mantenere una presenza militare forte sul terreno libico e al contempo di conservare una proiezione marittima e di Esteri importante nell’inquieto scenario del Mediterraneo orientale.

In questa prospettiva, il bilaterale libico-turco rappresenta un messaggio indiretto anche all’Italia, che di recente ha manifestato con le visite del Presidente del Consiglio Mario Draghi e del Ministro degli Esteri Luigi Di Maio una volontà espressa nel reimpegnarsi strategicamente in Libia e rafforzare contestualmente la cooperazione bilaterale tra Tripoli e Roma su vari fronti. Al contempo, la posizione flessibile che Dbeibah ha adottato nei confronti dei vari attori internazionali coinvolti nel Paese potrebbe lasciare un certo margine di manovra a Roma. Infatti, alla luce del nuovo contesto internazionale più favorevole ad un’azione italiana incardinata in un quadro europeo (e con un supporto politico diretto statunitense), la nostra diplomazia potrebbe sfruttare la sua tradizionale postura da mediatore in aree di crisi per orientare il processo di avvicinamento libico alle elezioni generali del 24 dicembre.

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