La strage suprematista di Buffalo e l’evoluzione del terrorismo di estrema destra
Lo scorso 14 maggio, Payton Gendron, suprematista bianco di diciotto anni, ha aperto il fuoco in un supermercato di Buffalo, nello Stato di New York, uccidendo 10 persone e ferendone 3, la grande maggioranza dei quali afroamericani.
Il giovane è originario della piccola cittadina di Conklin, nella zona rurale del Souther Tier di New York, e ha percorso più di 300 chilometri per commettere la strage, dopo aver effettuato, secondo gli investigatori, una ricerca su quali fossero le aree dello Stato con la più alta concentrazione di popolazione afroamericana.
Pochi giorni prima dell’attacco, Gendron aveva pubblicato in rete un manifesto di più di 100 pagine in cui, oltre ad anticipare la strage che avrebbe commesso, descriveva l’ideologia suprematista bianca, facendo riferimento a note teorie cospiratorie come la Grande Sostituzione (Great Replacement) e a due attentatori che ne hanno ispirato l’azione. Uno è Brenton Tarrant, l’attentatore che nel marzo 2019 ha mietuto 51 vittime in luoghi di culto musulmani a Christchurch, in Nuova Zelanda, mentre l’altro è e l’italiano Luca Traini, che il 3 febbraio 2018 ferì a Macerata 6 migranti africani.
L’attacco è stato filmato e mandato in livestream su Twitch tramite una telecamera sulla testa di Gendron prima di essere rimosso dall’azienda, imitando nelle modalità di diffusione del massacro le orme dell’australiano Tarrant. Le immagini del video mostrano il fucile con cui ha commesso la sparatoria con il numero 14, riferimento diretto alle 14 parole dello slogan utilizzato da neonazisti e suprematisti bianchi negli Stati Uniti: “we must secure the existence of our people and a future for white children” (“dobbiamo garantire l’esistenza del nostro popolo e un futuro per i figli dei bianchi”).
Nonostante la sua giovane età, Payton Gendron era già noto alle autorità per una serie di segnalazioni arrivate nel 2021. La scorsa primavera, i professori del suo liceo a Binghamton lo avevano segnalato alle autorità dopo che lo studente aveva affermato di voler commettere un attentato sucida. La polizia l’aveva successivamente indirizzato ad un ospedale, nel quale Gendron è stato monitorato per alcuni mesi per effettuare una valutazione sulla sua salute mentale. Dopo questo episodio, le autorità hanno perso traccia del giovane e non ci sono state altre denunce a suo carico, sino all’attacco del 14 maggio.
Secondo gli inquirenti, il processo di auto-radicalizzazione di Gendron sarebbe cominciato nel 2020 durante il primo periodo di restrizioni dovute al diffondersi dei contagi di covid-19 negli Stati Uniti. In quel momento, il giovane avrebbe cominciato a frequentare una serie di forum su 8chan e 4chan, due piattaforme note come spazi d’incubazione di fenomeni estremisti come l’Alt-Right e il suprematismo bianco. Navigando in uno spazio virtuale in cui la censura è sospesa e l’incontro tra estremisti o potenziali tali è facilitato, Gendron avrebbe conosciuto la teoria della Grande Sostituzione, elaborata all’inizio degli anni 2000 dallo scrittore francese Renaud Camus e frequente sia tra i movimenti suprematisti negli Stati Uniti che tra quelli neonazisti e neofascisti in Europa. Secondo questa congettura cospiratoria, intrisa di antisemitismo, le élite liberali incoraggerebbero i flussi migratori di popolazioni non-bianche per creare un’umanità etnicamente e culturalmente mista ed eliminare la civiltà bianca e cristiana, mettendo in luce come l’estrema destra, sia europea che americana, strumentalizzi strategicamente temi di ampio dibattito come l’immigrazione per ottenere ampi consensi. La teoria della Grande Sostituzione è stato altresì uno dei fondamenti ideologici sia dell’attacco a Christchurch nel 2019 che di quello poco successivo di El Paso, in Texas, quando il suprematista Patrick Crusius ha ucciso 23 persone. L’attacco perpetrato da Gendron risulta dunque essere anch’esso figlio di questa teoria, avendo definito, sia nel suo manifesto che in sede di processo, gli afroamericani e gli immigrati come popolazioni che “invadono le nostre terre, vivono sulla nostra terra, vivono con il sostegno del governo e attaccano e sostituiscono la nostra gente".
La sparatoria di Buffalo non resta un caso isolato negli Stati Uniti. Dalle elezioni del 2016 gli Stati Uniti sono attraversati da una nuova ondata di violenza suprematista bianca, e mentre nel 2021 non ci sono stati morti legate a questa forma di estremismo, il numero di incidenti a sfondo razzista e antisemita è cresciuto negli Stati Uniti, arrivando a toccare i 4851 casi, e con esso la diffusione della propaganda suprematista in rete. L’attacco a Capitol Hill del 6 gennaio 2021, cui hanno partecipato in maniera massiccia esponenti e militanti dell’estrema destra violenta statunitense organizzatisi sul web, mette chiaramente in luce la potenza della propaganda online, capace di mobilitare migliaia di persone e fomentare un attacco di grandi dimensioni. Il ruolo di Internet nella diffusione dell’ideologia suprematista e neonazista, evidenziata anche dalla continuità sia ideologica che tattica tra il massacro di Buffalo e quelli di Christchurch ed El Paso, spinge quindi a riflettere su come gli ambienti virtuali giochino oggi un ruolo fondamentale nel terrorismo contemporaneo di estrema destra.
Sulla base di analisi e ricerche condotte prima dell’attacco di Buffalo, che ben si applicano anche al caso specifico di Gendron, il fascino di una comunità virtuale, capace di mettere in comunicazione utenti distanti geograficamente, e il bisogno di un senso di appartenenza sembrano essere fattori chiave nel processo di radicalizzazione di molti estremisti suprematisti. In un momento di profonda crisi esistenziale e sociale come potrebbe essere stato il primo lockdown per Gendron, costretto a casa dalle misure restrittive anti-pandemiche, l’interazione all’interno di un gruppo, i cui membri esasperano l’importanza di una precisa identità (quella bianca e cristiana) rispetto ad altre, potrebbe aver restituito quello spazio di socialità venuto meno al giovane. L’affidamento completo della propria socialità alla dimensione virtuale, pertanto, ha anche facilitato l’apprendimento di un preciso linguaggio codificato, delle teorie cospiratorie fondamentali e degli ideali violenti della galassia suprematista, come dimostrano sia la presenza del numero 14 sul fucile di Gendron che la sua promozione della teoria della Grande Sostituzione. La stessa scelta di pubblicare su forum online il proprio manifesto e, soprattutto, di mandare in livestream su Twitch il massacro dimostrano inoltre come la “gamificazione” della violenza, intesa come il ricorso a metodologie e strumenti mutuati dal mondo dei videogiochi per rappresentare specifici attacchi, sia sempre più comune tra i suprematisti bianchi e i militanti di estrema destra. Obiettivo ultimo della trasmissione live dell’attacco è non solo quella di rendere ancora più plateale un’esecuzione contro uno specifico segmento della popolazione, ma anche quella di ispirare altri attentati simili. In questo senso, la problematica principale riguardo al ricorso a questi strumenti per condurre un attacco, nel quale dimensione materiale (gli omicidi) e dimensione propagandistica (diffusione online in diretta) coincidono, risiede nel fatto che l’incitamento a rendere la violenza un gioco non segua solo gerarchie verticali. A differenza del caso dello Stato Islamico, in cui erano gli organi di comunicazione centrali che diffondevano video di violenze simili a videogiochi per scatenare una reazione a catena nel mondo reale, la galassia suprematista segue dinamiche orizzontali, per cui ogni membro, diffondendo in rete il proprio attacco, può diventare soggetto da emulare e strumento stesso di propaganda.
Infine, a rendere il quadro ancora più complesso, soprattutto per le agenzie preposte alla prevenzione alla radicalizzazione e al contrasto al terrorismo, è il fatto che Internet contribuisce oggi a creare un fronte di estrema destra senza leader e, di conseguenza, più difficile da monitorare. Lo spazio virtuale contribuisce a restringere le distanze tra il semplice curioso e la galassia di estrema destra violenta, permettendo ad un singolo individuo di avvicinarcisi in maniera anonima, interagire all’interno di reti informali virtuali e, in alcuni casi, di auto-radicalizzarsi. Il processo di radicalizzazione di Payton Gendron è emblematico di come queste reti distribuite funzionino efficacemente e di come quelli che, ad una prima analisi, sembrerebbero attacchi perpetrati da lupi solitari si inseriscano in realtà in una rete globale fluida, senza marchio né gerarchie e, di conseguenza, più difficilmente riconoscibili. La forza di questi network risiede proprio nella loro capacità di rendere facilmente fruibili contenuti estremisti, intercettando quegli individui che, per malessere o crisi personale, possono più facilmente diventare loro stessi uno strumento operativo.
La stessa diffusione capillare di queste reti anche in Europa rende d’altronde il terrorismo di matrice suprematista e neonazista una minaccia concreta anche per l’Italia. Già lo scorso anno nella Relazione Annuale per il Parlamento il DIS (Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza) aveva rimarcato la pericolosità legata all’elevata distribuzione online di contenuti neonazisti che istigano atti violenti motivato dall’odio razziale. Il riferimento diretto di Gendron all’italiano Luca Traini come esempio da emulare conferma la tendenza degli estremisti di destra a pensare in maniera sempre più globale, motivo per cui non si può escludere che anche in Italia, dove reti neofasciste e neonaziste continuano ad essere attive, la mera consultazione di materiale suprematista online possa tradursi in atti ostili. A fronte di una minaccia tanto più concreta quanto sfuggente, l’approccio delle istituzioni dovrebbe essere sempre più olistico e sistemico, ricercando più reti informali in rete che singoli gruppi organizzati e strutturati in modo tale da spezzare i legami transnazionali che si sono creati nella galassia di estrema destra e bloccare una potenziale reazione a catena.