Italia, Slovenia e Croazia unite dalla filiera comune dell’idrogeno verde
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Italia, Slovenia e Croazia unite dalla filiera comune dell’idrogeno verde

By Isabella Di Biagio
07.25.2023

Il Piano europeo ‘Horizon Europe’ per la ricerca e l’innovazione vede coinvolti congiuntamente tre Paesi, Croazia, Slovenia e Italia (attraverso la regione Friuli-Venezia Giulia), nella realizzazione della cosiddetta ‘Valle dell’idrogeno’ ovvero la filiera dell’idrogeno verde dove quest’ultimo viene prodotto, stoccato, trasportato per poi essere messo a disposizione del consumatore.

Per ‘valle’ si intende un’area geografica delimitata come una città, o un distretto industriale nel quale viene sviluppata la produzione di idrogeno pulito e dove vi è il potenziamento di un’economia circolare nel rispetto dell’ecosistema strettamente connesso all’idrogeno. Nella fattispecie, la “Valle dell’Idrogeno” rappresenta un progetto pilota nel settore e sarà l’unico a natura transfrontaliera e transnazionale all’interno dell’UE. La riduzione del C02, lo sviluppo dell’idrogeno, la simbiosi con il settore industriale e la digitalizzazione sono alla base del disegno proposto.

Il North Adriatic Hydrogen Valley è uno dei progetti bandiera del Pnrr che ha a disposizione 25 milioni di euro, e sfrutterà il ‘brownfield investment’ ovvero lo sviluppo di aree edificabili dismesse garantendo la loro riqualificazione per la produzione dell’idrogeno pulito. Non solo quindi garantirà un modello produttivo ecosostenibile ma anche una valorizzazione del territorio e un vantaggio per il sistema occupazionale dei Paesi che prendono parte al progetto.

L’obiettivo che si prefigge è quello di avviare il processo di decarbonizzazione di sistemi economici ed energetici in termini sia di riduzione delle emissioni sia di aumento di produzione di energia da fonti rinnovabili di cui potranno giovare tutti e tre gli Stati coinvolti nel progetto, sviluppando una maggiore autosufficienza. La valle dell’idrogeno del Nord-Adriatico potrebbe mobilitare, secondo le stime, 214 milioni per l’investimento iniziale, e 739 milioni di investimenti una volta a regime. Il progetto è da intendere nel contesto della transizione verde, nel quadro del Green Deal europeo e degli obiettivi UE della neutralità climatica e dell’efficientamento energetico.

La premessa necessaria è che l’idrogeno è una delle risorse più abbondanti nel mondo ma la sua produzione ricavata dal gas naturale risulta essere molto inquinante , creando emissioni significative di Co2.

Nel contesto dell’estrazione dell’idrogeno, al momento esistono due macrocategorie riferite all’impatto ambientale della sua produzione. Il metodo classico produce il così detto idrogeno grigio , altamente dannoso per l’ecosistema. Dall’altra parte, invece, l’idrogeno verde si ottiene da fonti energetiche rinnovabili, come l’energia eolica e solare, utilizzando un elettrolizzatore e il suo unico sottoprodotto è l’acqua.

Di conseguenza, la sua produzione è quasi esente da emissioni. Proprio questo elemento incoraggia investitori, stakeholders e istituzioni a favorire la produzione dell’idrogeno pulito. Italia, Croazia e Slovenia svilupperanno la “valle dell’idrogeno” per la produzione di oltre 5.000 tonnellate di idrogeno verde all’anno da fonti energetiche rinnovabili. Si stima che per il 2040 la domanda di idrogeno crescerà e che la Hydrogen Valley potrà garantire autosufficienza energetica per i tre Stati e anche la capacità di favorire un adeguato export.

A testimoniare l’importanza strategica del progetto sono le molte visite istituzionali degli ultimi mesi. Ad esempio, il Ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti ha incontrato più volte il suo omologo croato Davor Filipovic, l‘ultima a inizio luglio, mentre, parallelamente, a Trieste, il Presidente della Regione Friuli Massimiliano Fedriga ha ospitato i rappresentanti croati e sloveni.

Tra i principali partner coinvolti nel progetto dell’hub dell’idrogeno verde figurano, tra gli altri, la società slovena HSE, il più grande produttore di energia elettrica da fonti rinnovabili del Paese, Area Science Park e attori industriali come Cimolai, Snam, Danieli e, infine, attori del mondo della ricerca come l’Università di Trieste.

Per stabilire un’economia strettamente collegata all’idrogeno, è necessario garantire però una crescita armoniosa dei tre elementi chiave ovvero produzione, distribuzione e consumo , al fine di consentirne un uso sistematico, stabile e sicuro.

Lo sviluppo di un hub nel Nord dell’Adriatico favorirà lo sviluppo capillare anche di altri settori, che riguardano infrastrutture, trasporti e logistica e che già hanno iniziato ad esplorare il potenziale di questa nuova risorsa.

Ad esempio, per quanto riguarda le infrastrutture , L’ACI croata, la più grande catena di porti turistici del Mediterraneo, è interessata al potenziale di sviluppo energetico della regione dell’Alto Adriatico e si è candidata a guidare la transizione energetica del settore nautico. L’ACI, inoltre, con il sostegno dei governi di Croazia, Slovenia e dell’Italia supporterà lo sviluppo dell’ACI Marina Ičići, un hub marittimo autosufficiente ed energeticamente efficiente che salvaguardi i beni marittimi e la eco-sostenibilità dell’ambiente.

Parallelamente, in Italia (Friuli-Venezia Giulia), ** Fincantieri** ha da tempo intrapreso un percorso per raggiungere l’obiettivo zero emissioni. È emblematico in tal senso l’accordo tra Fincantieri con Enel Green Power che prevede la possibilità̀ di collaborare per la fornitura di idrogeno verde a unità navali, sottomarine e di superficie, e per utenze industriali nell’ambito portuale. Esempi di tale sforzo sono la ZEUS (Zero Emission Ultimate Ship), nave sperimentale in grado di alimentarsi a idrogeno, che potrebbe rappresentare il futuro del settore motoristico navale.

Sempre nella regione del Friuli-Venezia Giulia, la Danieli Automation, leader nel settore dell’acciaio, ha sostituito i tradizionali forni elettrici ad arco con una versione del forno Digimelter completamente chiuso, riducendo così praticamente a zero le emissioni e favorendo così l’alimentazione con energie alternative come quella solare ed eolica.

La regione dell’Adriatico settentrionale, grazie alla valle dell’idrogeno, ha l’opportunità di diventare un punto di riferimento europeo per lo sviluppo del settore. Tuttavia, lo sviluppo di una filiera dell’idrogeno verde non può prescindere dall’evoluzione di tutto il comparto produttivo industriale, dei trasporti e dei consumi su scala regionale. Quindi, l’apertura di stabilimenti di produzione di idrogeno verde rischia di portare alla costituzione di “cattedrali nel deserto” nel momento in cui non viene supportata la domanda di idrogeno verde. Di conseguenza, affinché il progetto della valle dell’idrogeno non resti un semplice esperimento, le istituzioni e gli investitori privati devono sviluppare piani sinergici di lungo periodo che siano in grado di conciliare le esigenze della transizione con quelle dei consumi e delle prestazioni.

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