Egitto e Sudan: oltre la questione del Nilo
Il 2 marzo, Egitto e Sudan hanno firmato un accordo di cooperazione militare e di difesa dopo una fitta serie di colloqui bilaterali tra i Capi di Stato Maggiore a Khartoum e tra quelli dei Ministri degli Esteri al Cairo. L’accordo riguarda, in particolar modo, l’addestramento e la securitizzazione delle frontiere, nonché il rafforzamento della collaborazione nel settore elettrico, nel campo dei trasporti ed economico. Implicitamente, l’intesa tra Egitto e Sudan guarda anche all’aumento esponenziale delle tensioni con l’Etiopia. Infatti, il memorandum militare va contestualizzato all’interno del processo di avvicinamento tra Egitto e Sudan, entrambi parti sfavorite nella questione relativa alla costruzione della Grande Diga del Rinascimento Etiope (GERD), posta sul ramo etiope del Nilo Azzurro e che rischia di portare i Paesi a valle ad una importante scarsità idrica nel breve periodo.
Fino ad ora, tutti i tentativi di negoziato tra le parti sono falliti, compreso l’ultimo avanzato dal Sudan di attivare un meccanismo di compensazioni economiche e negoziato che coinvolga un comitato internazionale composto dagli Stati Uniti, l’Unione Europea, le Nazioni Unite e guidato dall’Unione Africana, la cui presidenza è oggi detenuta dalla Repubblica Democratica del Congo. L’Egitto ha appoggiato la proposta sudanese, mentre l’Etiopia ha rifiutato seccamente per evitare l’internazionalizzazione della crisi.
Lo stallo nel negoziato rischia di portare ad un surriscaldamento delle tensioni poiché l’Etiopia progetta di iniziare la seconda fase del processo di riempimento della diga nel luglio 2021. A causa della fuga in avanti di Addis Abeba, Egitto e Sudan hanno accusato l’Etiopia di violare apertamente la Dichiarazione di Principi, firmata il 23 marzo 2015, che prescrive alle parti di cooperare e concordare le linee guida prima di avviare operazioni sulla diga.
Se per Il Cairo e Khartoum l’infrastruttura rappresenta una minaccia alla sicurezza nazionale – anche in virtù del fatto che l’85% delle acque che arrivano ad entrambi i Paesi hanno origine proprio in Etiopia –, per Addis Abeba l’infrastruttura è assurta a simbolo d’indipendenza e sovranità. Altresì, questa rappresenta una rivalsa nei confronti dell’accordo del 1959 tra Egitto e Sudan che non prendeva in considerazione i diritti etiopi sul fiume. La stessa narrazione etiope è cambiata nel tempo: se prima si faceva riferimento alla GERD come ad un progetto utile a tutto il continente africano, ora è diventato un tema che agita gli ardori nazionalistici.
Sebbene il tema sia sensibile e rimanga ancora al centro delle agende egiziane e sudanesi, l’intesa militare, suggellata dalla visita del Presidente Abdel Fattah al-Sisi a Khartoum (6 marzo), rappresenta un aspetto peculiare e del tutto nuovo della politica estera egiziana. Infatti, tale accordo, così come altre iniziative in Africa Orientale dimostrano quanto l’Egitto percepisca il tema GERD e l’importanza strategica giocata dal Sudan in questo e altri dossier, come un elemento centrale dei propri interessi di sicurezza nazionali. Infatti, la relazione con Khartoum è essenziale per la proiezione africana del Cairo: l’allineamento tra i due Paesi non riguarda solo la questione contingente del Nilo, ma un più ampio discorso sullo sviluppo di una direttrice d’influenza verso sud coltivata tramite accordi economici ed infrastrutturali relativi, per esempio, alla ferrovia Aswan-Halfa ed alla costruzione di una zona industriale egiziana nei pressi della capitale sudanese. Dinamiche che da un lato mirano ad aumentare i margini di manovra dell’Egitto nella contesa con l’Etiopia, ma dall’altro servono anche per dare sostanza ad una strategia di penetrazione geo-economica nel continente africano.