Asia e Pacifico

Il ruolo degli Stati Uniti nella regione Asia-Pacifico

Di Stefania Azzolina
10.07.2012

Lo scorso 19 giugno, il Segretario della Difesa statunitense Leon Panetta ed il Ministro della Difesa neozelandese Jonathan Coleman hanno firmato la “Dichiarazione di Washington”, un accordo per il consolidamento della cooperazione in campo di Difesa nella regione Asia Pacifico.

L’accordo prevede lo sviluppo di una strategia comune tra Stati Uniti e Nuova Zelanda nell’approccio ai temi di difesa e sicurezza nella regione, attraverso il rafforzamento del dialogo tra il Dipartimento della Difesa statunitense ed il Ministero della Difesa e le Forze Armate Neo- Zelandesi. A livello operativo, la dichiarazione apre diverse prospettive di collaborazione mediante il potenziamento della cooperazione tra le rispettive Forze Armate con esercitazioni congiunte o la condivisione di dati ed informazioni relative al monitoraggio del traffico navale per migliorare la capacità di “Maritime Domain Awareness”. L’accordo prevede inoltre interventi in chiave bilaterale in ambito di crisi umanitarie nonché azioni congiunte di supporto ad operazioni in ambito delle Nazioni Unite o altri contesti multilaterali.

La dichiarazione di Washington costituisce, senza alcun dubbio, un segnale importante riguardo l’approfondimento della collaborazione in tema di Difesa e Sicurezza tra Stati Uniti e Nuova Zelanda, come già stabilito due anni fa a Wellington. Il 4 dicembre del 2010, infatti, il Ministro degli Affari Esteri neozelandese Murray McCully e il Segretario di Stato americano Hillary Clinton, firmarono la “Dichiarazione di Wellington” con l’obiettivo di definire un nuovo partenariato strategico attraverso l’intensificazione del dialogo politico e l’elaborazione di piani d’intervento comuni.

Il dato della crescente collaborazione tra Stati Uniti e Nuova Zelanda in materia di Difesa e sicurezza, rappresenta un elemento significativo in relazione a due diversi aspetti. In primis, la Dichiarazione di Wellington del 2010 e la recente Dichiarazione di Washington sono il segno della distensione dei rapporti tra i due Paesi in tema di Difesa, deterioratisi nel corso della Guerra Fredda. La Nuova Zelanda (Paese che ha bandito l’utilizzo della tecnologia nucleare sul proprio territorio) nel 1985 decretò il divieto di traversata per le navi statunitensi nelle proprie acque territoriali, in seguito al rifiuto degli Stati Uniti di dichiarare la tipologia di armamenti e/o propulsione di cui le navi erano equipaggiate. Con la dichiarazione di Washington, la Nuova Zelanda, pur non derogando alla sua vocazione anti-nucleare, inaugura una nuova fase della gestione dei rapporti in tema di Difesa con gli Stati Uniti, complice anche la decade di operazioni in Afghanistan e nel contesto della guerra al terrorismo dove le Forze Armate Neozelandesi si sono distinte con valore.

In secondo luogo, la Dichiarazione di Washington e, più in generale, il consolidamento dei rapporti in tema di Difesa e Sicurezza tra i due Paesi, vanno contestualizzate nel disegno statunitense teso a spostare il suo asse strategico verso la regione Asia-Pacifico, in chiave di contenimento dell’espansione dell’influenza cinese nell’area. A tal scopo gli Stati Uniti mirano ad un rafforzamento della propria presenza militare nella regione, attraverso la costruzione di una rete di accordi in tema di difesa con i Paesi dell’area, a cominciare dagli alleati di vecchia data. E’ in quest’ottica che bisogna analizzare l’ulteriore consolidamento dei rapporti in tema di difesa tra Washington e Canberra. Nel corso dell’ultima visita effettuata dal Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, nel Novembre 2011, è stato stipulato un nuovo accordo sulla sicurezza con il Primo Ministro Julia Gillard. Questo prevede la rotazione di 2.500 marines degli Stati Uniti entro il 2016-2017 nella base di Robertson, nei pressi della città di Darwin sulla costa settentrionale del Paese. Sebbene tecnicamente non si tratti della costruzione di una nuova base statunitense ma di un centro permanente di formazione congiunta Usa-Australia, tale manovra rientra nel piano di riorientamento della forza militare statunitense nella regione Asia-Pacifico. Inoltre grazie a questo nuovo accordo bilaterale di difesa, gli Stati Uniti hanno ottenuto la possibilità per navi e aerei militari statunitensi, tra cui bombardieri B-52, di operare da basi Australiane.

La visita di Obama in Australia nel 2011 si è svolta in concomitanza del 60° anniversario della firma dell’ANZUS (Australia, New Zealand, United States Security Treaty). Tale patto in materia di sicurezza, sottoscritto nel Settembre del 1951 e avente come scopo l’accerchiamento diplomatico dell’Unione Sovietica nel contesto Guerra Fredda, sembra oggi conoscere una ridefinizione.

L’azione politico- diplomatica nonché l’organizzazione e la dislocazione delle forze militari sembrano oggi maggiormente orientate verso lo scenario della regione Asia-Pacifico. Alla luce di tutti questi elementi è indubbio che in tale area sia in atto una ridefinizione degli equilibri e dei rapporti di forza, con un aumento del coinvolgimento degli Stati Uniti nelle dinamiche della regione. Centro nevralgico dell’economia globale, con la presenza di Paesi che acquistano un peso sempre più importante sia da un punto di vista politico che economico, l’area Asia-Pacifico è divenuta la priorità dell’amministrazione Obama, anche in relazione al contenimento della espansione navale cinese e alle sue rivendicazioni nel Mare Cinese Meridionale.

Attraverso l’utilizzo di diversi “strumenti” quali l’azione politico-diplomatica, il rafforzamento della presenza militare e la ricerca di un ruolo sempre maggiore nell’ambito delle istituzioni multilaterali asiatiche (si pensi alla partnership Us-Asean), gli Stati Uniti mirano alla conservazione di un ruolo di potenza di primo piano in un’area prioritaria per la tutela degli interessi del Paese.