La scelta giapponese dell’F-35A e le prospettive del progetto JSF
Asia e Pacifico

La scelta giapponese dell’F-35A e le prospettive del progetto JSF

Di Antonio Mastino
19.02.2012

Il Ministero della Difesa giapponese ha scelto il suo nuovo aereo da combattimento. Nella competizione tra l’Eurofigher EF-2000 Typhoon, il Boeing F/A-18 Super Hornet Block II e il Lockeed Martin F-35A Lightning II, è stato quest’ultimo a convincere maggiormente i nipponici. L’accordo – a detta del Ministro della Difesa Yashuo Ichikawa – prevede l’acquisto di 42 velivoli in 20 anni al costo di 114 milioni di dollari (8,9 miliardi di yen) relativo alle tranches iniziali dell’appalto. Il contratto di acquisto dei primi quattro aerei verrà firmato il prossimo 1° aprile.

La Request For Proposal dell’importo di otto miliardi di dollari è stata lanciata a inizio 2011 per sostituire gli ormai datati F-4JE dell’aviazione nazionale, la più potente dell’area. Nel frattempo, diversi fattori hanno fatto sì che la preoccupazione di perdere la leadership aerea nel contesto regionale crescesse e che la riserva di Tokyo si dovesse sciogliere più velocemente. Dalla distruzione dei 18 F-2 a Matsushima causata dallo Tsunami alla presentazione dei prototipi dei due caccia stealth Pak-Fa e J-20, rispettivamente russo e cinese, passando per una serie d’inconvenienti tecnici dei suoi F-15.

L’F-35A è un caccia bombardiere in grado di trasportare due missili AMRAAM e due bombe da 1000 kg in baie interne ai lati della fusoliera, evitando problemi di transonica e che può raggiungere una velocità di 1790 km/h. Il suo grande vantaggio è però il fatto che, rispetto ai concorrenti, è di quinta generazione. È, infatti, un caccia bombardiere con caratteristiche stealth (con precisione seconda solo a quella dell’F-22) che permette perciò di non comparire negli schermi radar e penetrare lo spazio aereo nemico praticamente indisturbato. Questa caratteristica, oltre a essere un fattore di sicurezza per il pilota, permette bombardamenti senza l’ausilio d’aerei di scorta. Si tratta, dunque, di un modello totalmente all’avanguardia rispetto ai concorrenti e questa fondamentale caratteristica tecnologica, anche a detta dello stesso Ichikawa, è stata la carta vincente del Joint Strike Fighter. La tecnologia stealth (assieme l’avionica che usa un radar AESA) è una caratteristica che accomuna l’F-35 all’F-22 Raptor, aereo già oggetto del desiderio dell’Aviazione giapponese. Nonostante le reiterate richieste, la cessione di questo modello è stata rifiutata dagli Stati Uniti i quali rimangono bene intenzionati a preservare una tecnologia core come lo stealth che gli permette di mantenere la superiorità nei confronti degli avversari e mantenere gli alleati in una posizione di dipendenza.

La superiorità dell’F-35A ha messo in secondo piano tutti i punti di forza dei modelli del consorzio Eurofighter e della Boeing: innanzitutto il fatto che entrambi sono “combat proven” e subito disponibili materialmente (mentre i primi esemplari del JSF sarebbero disponibili dal 2016) e poi, per quanto riguarda il Typhoon, la possibilità di ottenere con l’acquisto anche buona parte dei codici sorgente dei sistemi elettronici, senza contare che i due modelli concorrenti avrebbero anche comportato costi molto minori.

Aldilà delle indubbie qualità del Lightning II va detto che l’acquisto da parte del Giappone (che non essendo nella partnership del progetto sarà costretto ad acquistare i velivoli in Foreign Military Sales degli Stati Uniti) si inserisce nell’ambito dell’alleanza strategico - militare tra Tokyo e Washington e darà senz’altro nuova linfa al progetto Joint Strike Fighter, poiché ovviamente a un maggiore numero di ordini sul mercato mondiale corrisponderà un maggiore incasso da reinvestire nel completamento del progetto. Manna dal cielo, dopo i rallentamenti causati soprattutto dalla crisi finanziaria. Quest’ultima, infatti, ha portato a una riduzione del numero previsto di aerei in ordine (nelle tre versioni, convenzionale, a decollo verticale e per portaerei) sia da parte degli Stati Uniti che dal mercato estero; e un nuovo compratore così importante come il Giappone può creare anche una sorta di effetto domino, convincendo altri potenziali acquirenti a scegliere quel modello. La Corea del Sud, per esempio, che ha in gennaio lanciato una sua RFP per 62 jet fighter ora potrebbe optare proprio per l’F-35A, anche alla luce dell’escalation della tensione con la Corea del Nord seguita alla morte del “Caro Leader” a Pyongyang. Il direttore del settore International Business Development della Lockeed Martin Dave Scott ha peraltro confermato l’auspicio che l’azienda possa godere di questo possibile allargamento del mercato.

Infine, l’accordo prevede anche dei vantaggi per il comparto industriale nipponico, con la partecipazione al ciclo produttivo di Mitsubishi Heavy Industries, Mitsubishi Electric e Ishikawajima-Harima Heavy Industries. La MHI produrrà le fusoliere, la ME parteciperà all’assemblaggio dei componenti elettronici mentre la IHI lavorerà sui motori. I particolari di questa parte dell’agreement non sono ancora stati pubblicati ma, trattandosi del più grande progetto dell’industria aero-militare americana di tutti i tempi, destinato a produrre il caccia di riferimento sino al 2040, c’è da supporre che l’investimento per l’industria bellica nipponica sia destinato a produrre economie di scala crescenti. E, come detto prima, nel calcolo di Tokyo c’è anche la spinta che il suo acquisto può dare ad altri acquirenti mondiali.

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