Intelligence and Defence Update n°58

Intelligence and Defence Update n°58

Di Staff Ce.S.I.
19.12.2013

Sommario: Emirati Arabi Uniti, Giappone, India, Singapore, Stati Uniti

Emirati Arabi Uniti

In occasione del Dubai Airshow 2013, Whitehead Alenia Sistemi Subacquei (WASS) e ADCOM Systems, società locale attiva nello sviluppo di radar e sistemi aerei senza pilota, hanno firmato una lettera d’intenti per installare capacità di difesa anti-sottomarine a bordo dello UAV United 40. WASS, presente da anni negli Emirati, ha già consegnato siluri leggeri e relativi sistemi di lancio alle Forze Armate degli UAE, destinati agli elicotteri del Gruppo Navale.

Interamente concepito e prodotto negli Emirati Arabi Uniti, l’U-40 è un velivolo senza pilota di classe MALE, caratterizzato da una struttura a doppia ala e spinto da due motori turboelica. Con un carico utile di 1050 kg e un’autonomia di circa 120 ore, il velivolo presenta un’apertura alare di 17,53 metri ed una lunghezza di 11,13 metri.

La dotazione fornita dalla ditta italiana caratterizzerà una versione specifica dell’U-40, basata sul lotto Block 5 del velivolo e denominata NAVY UAV. Primo e unico sistema senza pilota al mondo appositamente sviluppato per missioni ASW, il drone sarà operabile via Data Link 16, sia da terra sia da un altro aeromobile, in modalità automatica e manuale.

Il velivolo è progettato per trasportare fino a due siluri e si affida ad una dotazione di 24 boe sonore per l’individuazione dei bersagli. Inoltre, secondo un rappresentante di WASS, Adcom sta sviluppando un’aletta removibile per i siluri Whitehead A2445 e Flash-Black, soluzione che permetterebbe allo UAV di attaccare i propri bersagli da altitudini elevate, consentendo agli ordigni di raggiungere una gittata di circa 50 km.

La notizia si inserisce in un trend positivo per l’industria militare degli UAE, spesso partecipata da rilevanti gruppi stranieri. I recenti di successi sul mercato internazionale, a loro volta, si inquadrano in una strategia di internazionalizzazione finalizzata a garantire sul lungo periodo la sostenibilità finanziaria e tecnologica dell’interno comparto.

Giappone

Entro fine anno il governo di Shinzo Abe dovrebbe approvare una revisione del programma di difesa nazionale, pensata per facilitare, sul breve periodo, l’export dell’industria militare giapponese e per supportare, sul lungo periodo, l’assunzione di un ruolo più attivo nel mantenimento della sicurezza regionale e globale. La notizia viene diramata in un momento decisamente caldo per l’intera area, con la Cina sempre più assertiva sul tema delle rivendicazioni territoriali ed la Corea del Nord sempre più imprevedibile nei propri equilibri interni.

Tornare ad essere un Paese competitivo nell’export degli armamenti non sarà facile, ma i precedenti, soprattutto recenti, non mancano: nel 2006 sono state vendute tre motovedette all’Indonesia, con un vincolo d’uso per finalità anti-terrorismo e anti-pirateria; nel luglio 2013 ne sono state vendute altre 12 alla Guardia Costiera delle Filippine; recentemente, inoltre, è stata approvata la partecipazione giapponese ad un bando del governo indiano, per la fornitura di 15 idrovolanti per missioni search & rescue, a cui la giapponese Shinmaywa Industries risponderà con il quadrimotore anfibio US-2. Il banco di prova più immediato, però, sarà probabilmente la vendita del Kawasaki XC-2, aereo militare da trasporto in fase di sviluppo per le Forze di Autodifesa Giapponesi.

Il mercato del Sudest asiatico presenta il potenziale più elevato ed è quello su cui il Giappone si è concentrato maggiormente negli ultimi mesi, con visite di stato ad alto livello in Vietnam, Thailandia, Indonesia, Birmania, Australia, Brunei, Singapore e Filippine. Rimangono comunque di primaria importanza i rapporti politici ed industriali con Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia. Londra e Tokyo, ad esempio, hanno recentemente firmato un accordo di cooperazione per la ricerca, lo sviluppo e la produzione congiunti nel settore della Difesa e per la condivisione di informazioni nei settori chimico, biologico, radiologico e nucleare.

India

Nel corso della recente riunione della Commissione Intergovernativa sulla Cooperazione militare e tecnologica indo-russa, i rappresentanti indiani hanno comunicato alle controparti di non voler accantonare il proprio programma Futuristic Infantry Combat Vehicle (FICV) in favore dei BMP-3 di fabbricazione russa, offerti nel dicembre 2012, a condizione che il programma indiano venisse interrotto.

Per un valore totale di circa 10 miliardi di dollari, il Programma FICV prevede la produzione di circa 2600 veicoli, in sostituzione degli ormai vetusti BMP-1 e BMP-2 di fabbricazione russa. Adesso il programma indiano è libero di proseguire come prestabilito, sulla base del prototipo di pre-produzione Abhay, sviluppato nel 2005 dalla Defence Research & Development Organisation del Ministero della Difesa. I costi per lo sviluppo del prototipo saranno coperti per l’80% da fondi pubblici, con il restante 20% a carico di chi avrà vinto il bando di gara. Saranno due i produttori selezionati dal Ministero della Difesa per la produzione dei due prototipi che saranno oggetto della gara finale.

Il programma FICV è stato approvato ormai 5 anni fa e, da allora, alcuni dei soggetti industriali nazionali “in odore di commessa” hanno cercato di sviluppare, con alterne fortune, delle connessioni internazionali. E’ il caso della ormai defunta joint-venture tra Mahindra Defence Systems e BAE Systems, del consorzio tra Larsen & Toubro e Nexter Systems (Francia) e del fallito approccio tra Tata Motors e Rheinmetall. L’Esercito indiano, nel frattempo, prevede di aggiornare gli attuali 1440 BMP-2, per un costo totale di 1,8 miliardi di dollari. La nuova dotazione includerà un nuovo armamento e un sistema avanzato di controllo del tiro, nonché capacità avanzate di osservazione e sorveglianza che possano consentire la piena operatività notturna.

Singapore

Singapore ha recentemente ufficializzato un contratto con la tedesca ThyssenKrupp Marine Systems per la fornitura di due sottomarini Type 218SG. Il valore della commessa non è stato svelato, ma secondo esperti tedeschi dovrebbe aggirarsi intorno al miliardo di Euro. I due sottomarini dovrebbero essere consegnati a partire dal 2020.

Il Type 218SG è una versione realizzata appositamente da Thyssen Krupp per la Marina Militare singaporiana, dotata di sistema AIP (Air Independent Propulsion), capace di garantire una maggiore autonomia in immmersione. Le caratteristiche complete del mezzo non sono state comunicate, ma si ritiene che sia basato sul Type 216, presentato all’ultima IMDEX Asia. La customizzazione riguarderà anche il sistema di combattimento, sviluppato dalla tedesca Atlas Elektronik, ma adattato alle esigenze del committente dalla locale ST Electronics.

I due sottomarini affiancheranno i due Type A17 di classe Archer acquistati nel 2011/12 dalla Svezia. Costruiti negli anni '80, i due Archer sono stati recentemente retro-fittati con sistema AIP e adattati alla navigazione in acque tropicali, presso i cantieri navali svedesi Kockums, di proprietà della stessa ThyssenKrupp Marine Systems. Insieme andranno a sostituire, nel lungo periodo, i quattro sottomarini Type A12 di classe Challenger ancora in servizio, ma ormai datati, in quanto prodotti negli anni '60 e acquistati di seconda mano negli anni '90, sempre dalla Svezia.

Negli ultimi anni la Marina Militare di Singapore è stata notevolmente modernizzata, in modo da poter affrontare in maniera efficace le sfide sempre più pressanti che interessano il piccolo Paese asiatico: pirateria, dispute territoriali tra potenze regionali, terrorismo e sicurezza delle linee di comunicazione marittime.

Stati Uniti

Secondo la stampa specializzata americana, Northrop Grumman starebbe ultimando i test di un nuovo UAV per l’aviazione militare statunitenese, nome in codice RQ-180. Il drone sarebbe figlio del programma J-UCAS, interrotto nel 2005 a causa delle divergenze tra USAF e US NAVY in termini di requisitivi operativi. L’RQ-180 dovrebbe presentare dimensioni superiori a quelle di un X-47B, ma simili a quelle di un RQ-4, di cui ambisce a prendere il posto.

L’USAF, infatti, non avrebbe intenzione di utilizzare l’ultima versione del Global Hawk, l’RQ-4B, oltre il 2014, poichè ritiene di poter soddisfare i relativi requisitivi operativi tramite l’uso di soluzioni maggiormente cost-effective, quali l’U-2 e altre non meglio precisate piattaforme al momento classificate. E’ quindi probabile che dietro alle recenti indiscrezioni circolate sulla stampa ci sia la volontà dell’Aeronautica di spingere il Congresso allo stanziamento di ulteriori fondi per il veloce completamento del programma RQ-180, ipotizzabile per il 2015.

Il design del drone dovrebbe presentare non solo una segnatura radar minore rispetto a F-117, F-22 e F-35, ma anche un’efficienza aerodinamica tale da consentire prestazioni superiori in termini di altitudine, raggio d’azione (2200 km) ed autonomia (24 ore, senza rifornimento). Il velivolo dovrebbe essere equipaggiato con radar AESA e capacità di sorveglianza elettronica passiva. Concepito all’interno della famiglia di sistemi Long Range Strike, l’RQ-180 dovrebbe essere utilizzato da USAF e CIA non solo per missioni ISR, ma anche per operazioni di guerra elettronica.

L’UAV sarebbe stato progettato, in particolare, per penetrare in maniera indisturbata gli spazi aerei di tipo “contested” e per operare, quindi, all’interno di scenari ben più impegnativi di quelli che vedono attualmente protagonisti Predator, Reaper e Global Hawk. Una caratteristica di importanza certamente strategica per il futuro delle Forze Armate USA, soprattutto in una fase di profondo riposizionamento strategico dall’area mediorientale a quella asiatica, in particolare verso Paesi come Iran, Cina e Corea del Nord.

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