Intelligence and Defence Update n°57

Intelligence and Defence Update n°57

Di Staff Ce.S.I.
05.12.2013

Sommario: Australia, Bahrain, Corea del Sud, Italia, Turchia

Australia

In data 20 Novembre 2013, il Segretario della Difesa statunitense Hagel ha annunciato che, nel mese di dicembre, Australia e Stati Uniti inizieranno il negoziato che porterà alla firma di un accordo bilaterale che disciplini la presenza fissa di truppe americane nel nord dell’Australia, nonché eventuali e future iniziative militari congiunte tra i due Paesi.

La notizia giunge in seguito all’incontro tra Hagel e il Segretario di Stato americano Kerry con i propri omologhi australiani, Julie Bishop e David Johnson, in occasione dei recenti colloqui bilaterali annuali tra i due Paesi.

Il piano americano, annunciato dal Presidente Obama nel novembre 2011, prevede la costituzione di una Marine Air Ground Task Force attraverso il dislocamento di una Marine Expeditionary Unit presso la base di Darwin, nel Territorio del Nord. I Marines presenti in loco sono attualmente 250 e diventeranno circa 1.150 già l’anno prossimo, per poi salire a circa 2.500 entro il biennio 2016/2017.

Secondo fonti delle Forze Armate australiane, alla componente anfibia dovrebbe presto aggiungersi una componente aerea, di stanza presso le basi della Royal Australian Air Force. La componente ad ala rotante dovrebbe includere quattro elicotteri da trasporto pesante ed essere dislocata presso la base di Darwin, mentre la componente ad ala fissa dovrebbe trovare posto presso la base aerea di Tindal e provenire direttamente o dagli Stati Uniti o dalle basi americane in Giappone di Misawa (F-16) e di Kadena (F-15).

Nel 2012 il governo australiano aveva confermato come le trattative tra i due Paesi includessero anche lo schieramento di droni americani a lungo raggio. Gli UAV, probabilmente RQ-4 Global Hawks destinati a compiti di ricognizione, verrebbero operati dalle Isole di Cocos (Keeling), localizzate al largo dello Sri-Lanka. Nessuna decisione definitiva è stata ancora presa.

L’iniziativa si inserisce chiaramente nel quadro di una razionalizzazione della presenza statunitense a livello globale e di uno spostamento del proprio baricentro strategico verso la regione dell’Asia-Pacifico, in ossequio ad una ritrovata attenzione politica e militare nei confronti dei numerosi fattori di instabilità geopolitica della regione.

Di conseguenza, l’accordo con l’Australia restituirà agli Stati Uniti una presenza stabile e sostanziale nei pressi del Mar Cinese Meridionale, una delle maggiori vie commerciali del mondo. La presenza dei Marines, quindi, è un ulteriore passo avanti verso il rafforzamento del dispositivo militare statunitense nell’intera area, volto a controbilanciare il crescente protagonismo cinese nei confronti dei propri vicini.

Bahrain

Secondo il Colonnello Salah Al-Mansoor, la Royal Bahraini Air Force sta pianificando l’upgrade della propria flotta di 17 F-16C e di 4 F-16D alla versione F-16V, da effettuarsi nel periodo 2014-2018. L’aggiornamento è già stato implementato da Taiwan e Corea del Sud e dovrebbe includere numerose migliorie: radar AESA (il NGC APG-80, il SABR o il Raytheon RACR); nuovo display multifunzione per la cabina di pilotaggio; datalink Link-16/MIDS; upgrade al software di bordo; pod di sorveglianza e puntamento di precisione AN/AAQ-33 di Lockheed Martin; bombe Boeing JDAMS a guida gps; missili AIM-120 AMRAAM e nuovi missili aria-aria a corto raggio AIM-9X Sidewinder di Raytheon. La firma del contratto è attesa per giugno 2014, mentre i primi quattro velivoli modernizzati sono attesi per fine 2016-inizio 2017.

L’arrivo di nuovi F-16, però, potrebbe non essere limitato all’aggiornamento di quelli già operativi: il Bahrain, infatti, è alla ricerca di un caccia multiruolo con cui sostituire la propria flotta di Northrop F-5 ed i giochi sembrano ancora aperti. Dopo il fallimento delle trattative con la Dassault per l’acquisizione del Rafale, per una commessa del valore complessivo di 10 miliardi di dollari, la preferenza delle autorità di Manama, in verità, sembrerebbe ricadere sull’Eurofighter. L’acquisizione del caccia europeo, infatti, oltre a produrre indubbi vantaggi sul piano prestazionale, allineerebbe il Bahrain ad Oman e Arabia Saudita, in modo da favorire, peraltro, una certa uniformazione operativa all’interno del Gulf Cooperation Council.

Tuttavia, visto l’attuale programma di aggiornamento degli F-16, non è da escludere che, alla fine, si decida di acquisire un’ulteriore tranche di F-16V. Ciò, infatti, permetterebbe all’Aeronautica bahrainita di uniformare interamente la propria linea operativa, utilizzando la stessa piattaforma dei vicini Emirati Arabi Uniti e limitando l’esborso economico. Una decisione è attesa comunque per gennaio 2014, in occasione del Bahrain International Air Show.

Corea del Sud

Nel corso di un’audizione parlamentare, il capo della Defense Acquisition Program Administration di Seoul, Lee Young-geol, avrebbe confermato come la Defence Security and Cooperation Agency statunitense si appresti a dare parere positivo sulla vendita di quattro Northrop Grumman RQ-4 Global Hawk alla stessa Corea del Sud. La vendita era stata già approvata dal Congresso americano nell’aprile di quest’anno. Il primo velivolo è atteso per il 2017, il secondo nel 2018 e i rimanenti due nel 2019, per un valore totale di circa 850 milioni di dollari. Il budget finale, tuttavia, non è stato ancora stanziato, così come devono ancora essere definiti tra le parti i termini esatti del contratto di fornitura.

La trattativa è stata lunga e difficoltosa, complici il prezzo non propriamente economico della piattaforma americana e le previsioni dell’accordo sul Regime di Controllo della Tecnologia Missilistica, a cui aderiscono sia la Repubblica di Corea sia gli Stati Uniti. L’accordo, su base volontaria e non vincolante, è stato firmato nel 1987 per prevenire la proliferazione di tecnologie missilistiche per la costruzione di vettori capaci di trasportare un carico utile di almeno 500 Kg fino ad una distanza di almeno 300 km. Nel 1992 le previsioni del Trattato sono state estese anche alla realizzazione di UAV.

Alla rapidità del procedimento non hanno certamente contribuito considerazioni di natura più squisitamente industriale e politico-militare, laddove la vendita di asset talmente avanzati potrebbe presentare profili di eccessiva sensibilità e/o criticità, soprattutto in contesti geopolitici incerti come quello coreano.

La notizia, d’altro canto, giunge mentre è in corso lo schieramento di un aerostato presso l’isola di Yeonpyeong, che sarà utilizzato per monitorare il confine marittimo tra i due Paesi. Nel 2010 Yeonpyeong è stata protagonista di due gravi provocazioni da parte nordcoreana: il cannoneggiamento dell’isola stessa (quattro morti) e il siluramento della corvetta Cheonan (46 vittime). Grazie alle loro capacità avanzate in termini di altitudine, autonomia e raggio d’azione, i Global Hawk aiuteranno Seoul a monitorare meglio la vivace attività militare e nucleare di Pyongyang. Tale decisione assume connotati ancora più importanti dal momento in cui il comando in tempo di guerra delle truppe sudcoreane, sotto la responsabilità di Washington dai tempi della Guerra di Corea, verrà restituito a Seoul. Come da accordi tra i due Paesi, il passaggio di consegne è previsto entro dicembre 2015, ma non è da escludersi un terzo rinvio, dopo quelli del 2009 e del 2012.

Italia

In occasione del Dubai Airshow 2013, tenutosi dal 17 al 21 novembre nell’omonimo Emirato, Alenia Aeronautica e l’Aeronautica Militare italiana hanno firmato un accordo per lo sviluppo, la sperimentazione, la certificazione, l’industrializzazione e il supporto logistico dell’MC-27J Praetorian, versione speciale multimissione del C-27J Spartan, appositamente studiata per il supporto alle missioni del Comando Operativo Forze Speciali (COFS).

Il Praetorian sarà sviluppato da Alenia Aermacchi con la collaborazione della statunitense ATK per quanto riguarda i sistemi di missione e di supporto aria-suolo e da Selex ES per quanto riguarda gli apparati di comunicazione e data link.

Tra le configurazioni previste risulta di particolare interesse la versione Fire Support, dotata di mitragliatrice GAU-23 da 30mm e destinata ad essere usata come una cannoniera volante di dimensioni ridotte rispetto all’AC-130 Spectre di Lockheed Martin. Numerose le configurazioni di potenziale interesse per l’Aeronautica Militare Italiana e per i Paesi che già hanno in dotazione il C-27J: COMINT (Communication Intelligence), ISR (Intelligence Surveillance Reconnaissance), Sorveglianza transfrontaliera e Comando e Controllo.

Il progetto prevede due fasi distinte: la prima sarà dedicata allo sviluppo di un prototipo da parte di Alenia Aermacchi, che sarà consegnato all’Aeronautica Militare entro il prossimo marzo e successivamente sottoposto a test entro la fine del primo semestre 2014; la seconda fase consisterà nell’industrializzazione della configurazione Praetorian e nel relativo supporto logistico.

Saranno tre gli Spartan che verranno inizialmente modificati al nuovo standard nell’ambito di un contratto che, benché tenuto riservato dai vertici dell’Aeronautica Militare, ammonterebbe a circa 100 milioni di euro.

Il nuovo allestimento Praetorian, che garantisce all’Aeronautica il possesso della sua prima “gunship” e che ha già destato l’interesse dello Special Operations Command (SOCOM) americano, dovrebbe favorire ulteriormente l’esportazione del C-27J. Infatti, il velivolo sta evolvendo sempre di più da piattaforma di trasporto tattico a sistema multiruolo ad alta tecnologia ideale per operare nei moderni scenari operativi che richiedono, oltre alle prestazioni, anche il rispetto di parametri di efficienza e contenimento dei costi sempre più stringenti per via delle difficoltà di bilancio che attanagliano molti Paesi.

Turchia

Murad Bayar, capo del SSM, il Sottosegretariato per l’Industria della Difesa turco, ha recentemente dichiarato alla stampa come il governo di Ankara stia valutando l’ipotesi di affidare ad un consorzio internazionale la produzione in serie del nuovo carro armato Altay, il cui prototipo è frutto di una collaborazione turco-sudcoreana, che vede la Otokar, di proprietà del Gruppo Koc, quale prime contractor. Per via della sua centralità nella fase di prototipizzazione, è tuttavia da escludersi che Otokar possa eventualmente ritrovarsi a ricoprire un ruolo secondario nel nuovo consorzio.

La notizia, peraltro, si inserirebbe nella scia di una lunga querelle politica tra la storica e potente famiglia Koc, affine alla borghesia di Istanbul e di tendenze relativamente progressiste, e il governo di Recep Tayyip Erdogan, spostato su posizione più conservatrici, nonché politicamente ed economicamente radicato nel cuore dell’Anatolia. Ci troveremmo quindi di fronte ad un altro caso di rappresaglia industriale ai danni dei Koc, dopo che a settembre il governo aveva cestinato, per presunte irregolarità nella gara di appalto, un contratto del valore di 2 miliardi di dollari per la fornitura di sei corvette per il programma MILGEM, che era stato vinto a gennaio proprio da una sussidiaria del gruppo Koc, la RKM Marine.

Basato sul design del sudcoreano XK2 Black Panther, benché più pesante, l’Altay è destinato a sostituire parte dei mezzi attualmente in dotazione all’Esercito turco, come i vetusti M-48, M-60 e Leopard 1. L’accordo per la produzione di quattro prototipi è stato firmato nel 2008, per un valore di 70 milioni di dollari e di 330 milioni di dollari in trasferimento tecnologico. I primi due prototipi sono usciti dagli impianti di Sakarya nel novembre 2012, con il primo utilizzato per i test di mobilità e il secondo per quelli di tiro. L’inizio della produzione in serie è previsto per il 2015.

Attualmente gli Altay vengono costruiti da un consorzio che, oltre a Otokar, comprende: Hyundai Rotem (design ed expertise di base, supporto tecnico e modernizzazione dell’impianto di Sakarya), Aselsan e STM (controllo del tiro, C3I e altri sottosistemi); MTU Friedrichshafen (motore); MKEK (cannone ad 120/55 mm); Roketsan (pacchetto di protezione modulare).

Secondo fonti giapponesi, inoltre, ufficiali turchi starebbero negoziando un accordo con Mitsubishi Heavy Industries per la co-produzione di un motore da 1.800 cavalli che possa eventualmente sostituire quello attuale, da 1.500 cavalli, prodotto dalla tedesca MTU. Un accordo in tal senso rifletterebbe il rafforzamento dell’intesa tra i due Paesi, da leggersi nel quadro di un ritrovato attivismo giapponese nell’export militare e di un intensificarsi dei rapporti tra la Turchia e l’Asia.

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