Intelligence and Defence Update n°53

Intelligence and Defence Update n°53

Di Staff Ce.S.I.
05.06.2013

Sommario: Australia-Cina-Stati Uniti, Giappone, Italia, Serbia, Stati Uniti

Australia-Cina-USA

Nel corso dell’ultima settimana di maggio sono stati divulgati dei report decisamente preoccupanti circa i risultati delle attività di cyberspionaggio di matrice cinese ai danni rispettivamente di Australia e Stati Uniti. Nel primo caso le autorità australiane hanno accertato che i piani di costruzione del nuovo quartier generale del servizio di sicurezza interna australiano (Australia Security Intelligence Organization – ASIO)  sono stati compromessi da hacker cinesi che hanno attaccato i computer di un subappaltatore impossessandosi non solo del progetto dell’edificio, ma  anche di tutte le mappe relative alla disposizione dei cablaggi e delle reti di comunicazione.  Nel secondo, è stato reso noto un report del Defence Science Board statunitense al Presidente Obama che, pur non accusando apertamente la Cina, ha certificato la compromissione dei design costruttivi di poco meno di una trentina di sistemi d’arma americani tra i quali i missili Patriot, il sistema antibalistico AEGIS e l’F-35 Joint Strike Fighter. Questi due ultimi eventi hanno ulteriormente dimostrato la necessità dei Paesi occidentali, a cominciare dagli Stati Uniti, di rafforzare le proprie capacità di cyberwarfare sia in chiave difensiva che offensiva. Questo in un’ottica che vede ormai apertamente la Cina come primo nemico da contrastare. L’emblema di questo nuovo corso è rappresentato dalla dichiarazione del 1° Giugno, del Segretario alla Difesa americano Chuck Hagel, in cui ha chiaramente definito la minaccia di cyber attacchi come la sfida maggiore per le Forze Armate statunitensi ed i loro alleati, rimarcando come parte dei tentativi di intrusione sembrino provenire da ambienti legati al governo e alle Forze Armate cinesi.

Giappone

Il 29 maggio è stato reso noto dalla stampa giapponese che l’India sarebbe interessata all’acquisizione di una quindicina di idrovolanti da pattugliamento marittimo US-2 di produzione nipponica. L’eventuale vendita di tali velivoli, prodotti dalle ShinMaywa Industries di Takarazuka (Prefettura di Hyogo), rappresenterebbe la prima vendita di materiale militare di origine giapponese ad uno stato straniero dal 1967, anno di entrata in vigore della legge sul bando delle esportazioni di materiale ad uso militare. Tale regolamentazione è stata rivista nel 2011, per dare alle aziende giapponesi la possibilità di partecipare a programmi militari multinazionali. Tuttavia, l’attuale legge, prevede ancora che i mezzi di concezione militare possano essere venduti all’estero solo se suscettibili di impiego “dual use” in ambito civile. Questo sarebbe proprio il caso degli idrovolanti US-2 che dovrebbero essere ceduti all’India privi di componentistica militare e in una configurazione di tipo “Search and Rescue”.  La conclusione positiva della trattiva per l’US-2 sarebbe un segnale importante per due ordini di motivi: da un lato, sarebbe il primo tassello materiale della collaborazione in campo industriale e militare tra India e Giappone in chiave anticinese; dall’altro, rappresenterebbe concretamente l’inizio di un nuovo corso in termini di export di materiale militare “dual-use” per il Giappone, scelta questa che implicherebbe l’ingresso di un nuovo competitor tecnologicamente avanzato nello scenario internazionale.

Italia

Il 23 maggio è terminata l’esercitazione “Star Vega 2013” principale evento addestrativo annuale dell’Aeronautica Militare che ha visto coinvolti tutti i reparti della Forza Armata per un impegno complessivo di oltre 830 ore di volo e 400 sortite addestrative. Lo scenario simulato prevedeva la realizzazione di tutte le fasi di pianificazione ed esecuzione di una campagna aerea complessa nell’ambito di una operazione interforze multinazionale eseguita su mandato ONU. Il cuore dell’attività si è svolto nelle aree addestrative della Sardegna, ma seguendo una logica di spending review, i reparti impiegati hanno operato, per quanto possibile, dalle loro sedi. Nello specifico, sono state quindi coinvolte dalle operazioni di volo le basi di Decimomannu (velivoli da ricognizione, guerra elettronica, attacco, elicotteri da ricerca e soccorso), Trapani-Birgi (caccia da difesa aerea), Pisa (velivoli da trasporto), Pratica di Mare (velivoli da trasporto e aerocisterne) e Amendola (aeromobili a pilotaggio remoto). Dal punto di vista delle piattaforme, la “Star Vega” ha visto l’impiego di tutti i principali velivoli in dotazione all’Arma Azzurra, tra cui anche il nuovo velivolo da guerra elettronica AML su base Gulfstream III.

Va infine segnalato che, l’esercitazione ha consentito anche di realizzare un’importante attività addestrativa interforze, coordinata dallo Stato Maggiore della Difesa (SMD), grazie alla presenza di personale del II Reparto Informazioni e Sicurezza di SMD e della Brigata RISTA-EW dell’Esercito.

Serbia

Giovedì 23 maggio, il Ministro della Difesa e vice Primo Ministro serbo, Aleksandar Vucic, a margine di un incontro a Mosca con il suo omologo, Sergei Shoygu, ha annunciato la decisione di acquistare  dalla Russia 6 nuovi Mig-29M/M2 per l’Aeronautica serba. I velivoli, di nuova produzione, consentiranno al Paese di ripristinare una componente da difesa aerea credibile andando ad aggiungersi agli ultimi 4 Mig-29 superstiti dopo l’operazione Allied Force della NATO (3 monoposto Mig-29B e un velivolo da addestramento Mig-29UB) e consentiranno alla forza aerea di radiare gli ultimi esemplari di Mig-21 ancora in servizio standardizzandosi su una sola tipologia di velivolo. I Mig-29M/M2 sono una nuova versione da esportazione, sviluppata sul progetto base del Mig-29 Fulcrum, che conferisce al velivolo maggiori capacità multiruolo, la possibilità di impiegare munizionamento di precisione, sensori più moderni e raggio d’azione incrementato. La scelta del caccia russo, per una spesa complessiva di circa 150 milioni di dollari interamente finanziati da Mosca, rinsalda gli storici legami tra i due Paesi e assume anche un nuovo significato industriale visto che, nel contesto dell’accordo, è prevista anche la rivitalizzazione dello stabilimento aeronautico “Moma Stanojlovic” di Belgrado. In futuro tale sito si occuperà non solo della manutenzione dei nuovi velivoli e dell’aggiornamento dei vecchi Mig-29B dell’Aeronautica serba, ma anche vorrebbe porsi quale centro di assistenza regionale per la flotta di Mig-29 in servizio nei Paesi dell’Europa dell’Est (in primis Bulgaria e Slovacchia).  I nuovi velivoli serbi dovrebbero essere consegnati in tempi brevi visto che saranno prelevati da quelli già in costruzione e originariamente destinati alla Siria, cliente di lancio di questa nuova versione del Fulcrum. Infatti, l’accordo con Damasco prevedeva la consegna all’Aeronautica siriana di una prima tranche di una dozzina di velivoli, che è stata successivamente bloccata a causa della guerra civile che imperversa nel Paese da più di due anni.

L’acquisto dei Mig-29 M/M2 è un primo step nella modernizzazione delle Forze Armate serbe che guardano alla Russia anche per i necessari upgrade alla componente radar e missilistica della difesa aerea  nel contesto di una più ampia partnership tecnica e militare. Novità in questo senso arriveranno nei primi giorni di ottobre 2013 a seguito della già programmata vista a Belgrado del Ministro della Difesa russo Shoygu.

Stati Uniti

Il 24 maggio è stato presentato il “Piano di modernizzazione dell’equipaggiamento dell’Esercito americano per l’anno 2014”. Tale documento, che dovrà ora essere valutato dal Congresso, fissa le priorità nelle acquisizioni della Forza Armata su un orizzonte temporale di circa 15 anni ed è stato redatto sulla base di tre priorità strategiche di fondo:

  • individuare i nuovi equipaggiamenti da acquisire sulla base dell’esperienza afghana e determinare il destino del materiale da dismettere a seguito del ritiro dal Paese asiatico;
  • assecondare il nuovo riallineamento della Forza Armata sul teatro operativo del Pacifico;
  • assicurare il raggiungimento degli obiettivi, in termini di bilanciamento delle forze operative dell’Esercito, nel rispetto della struttura composta da Brigade Combat Teams (BCT) corazzate, BCT medie su veicolo Stryker e BCT leggere.

A causa della “sequestation” in atto, l’Esercito americano non è ancora in grado di stabilire di quali risorse disporrà per il biennio 2013/14 tuttavia, sulla base dei 10 settori di attività in cui è declinata la pianificazione dei programmi di ammodernamento, la Forza Armata ha indicato tre aree di priorità:

  • migliorare la letalità e la protezione passiva del soldato e della squadra di fanteria;
  • incrementare le capacità di comando della missione a livello tattico mettendo i soldati nelle condizioni di comunicare e ricevere informazioni in maniera più tempestiva;
  • riorientare lo US. Army sul suo core business principale ovvero essere preparato a combattere e a vincere un conflitto convenzionale su larga scala (ponendo di fatto termine a più di un decennio di sforzi volti quasi esclusivamente ad incrementare le capacità di warfare asimmetrico).

Al fine di poter raggiungere tali obiettivi l’Esercito americano individua alcuni programmi assolutamente prioritari sul fronte del miglioramento delle capacità di comunicazione e situation awareness delle forze con i relativi costi: il Warfighter Information Network-Tactical (al costo di 1,3 miliardi di dollari) relativo al rinnovo delle reti di comunicazione tattica della Forza Armata; il programma di acquisizione di nuove radio tattiche (402,1 milioni di dollari); la nuova piattaforma comune di comando e controllo del campo di battaglia (110,2 milioni di dollari); il Distributed Common Ground System-Army (295 milioni di dollari) in collaborazione con l’Air Force e destinato a disseminare le informazioni di intelligence raccolte dai velivoli alle unità terrestri e, infine, il Nett Warrior System (122,6 milioni di dollari) destinato a migliorare le capacità operative dei capisquadra di fanteria una volta appiedati.

Per quanto concerne i veicoli, l’US Army ritiene fondamentale procedere con i progetti Ground Combat Vehicle (592 milioni di dollari) destinato a realizzare una nuova piattaforma con cui sostituire i veicoli Bradley e Stryker all’interno delle rispettive BCT; Armored Multi-Purpose Vehicle (116 milioni di dollari) volto ad individuare un successore per le migliaia di M-113 ancora in servizio e all’upgrade dei semoventi di artiglieria M-109 A6 Paladin al nuovo standard PIM (340,8 milioni di dollari).

Infine, ultimi, ma non per importanza, vengono richiesti 84,2 miliioni di dollari per procedere con il programma Joint Light Tactical Vehicle destinato a sostituire gli Humvee e 257,8 milioni per la nuova versione F dell’immortale elicottero scout OH-58 Kiowa Warrior.

L’enfasi posta dall’Esercito al rinnovo completo delle piattaforme da combattimento, sia nelle BCT pesanti che in quelle medie, dimostra come la Forza Armata, dopo anni di attenzioni rivolte ai mezzi più adatti alle attività di controinsurrezione, stia ora tornando a focalizzarsi su prospettive di confronto più simmetriche e voglia assicurarsi di mantenere, anche in futuro, un margine di superiorità incontestabile, nelle componenti pesanti e blindate, con particolare riguardo ai contemporanei piani di modernizzazione in atto da qui al 2025 nelle controparti cinesi e russe. Tale risultato vuole essere ottenuto grazie ad uno sforzo costante di upgrade delle piattaforme  Bradley e Stryker contemporaneamente allo sviluppo e introduzione in servizio del loro successore GCV che, secondo i piani attuali, dovrebbe iniziare ad essere disponibile a partire dal 2017.

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