Geopolitical Weekly n.109

Geopolitical Weekly n.109

Di Giulia Tarozzi
23.04.2013

Corea del Nord

Il 21 aprile la Corea del Nord ha spostato due Hawasong-5 (SRBM con gittata di circa 320 km) verso la costa est, a sud della provincia di Hamgyeong. Questa manovra andrebbe a confermare la volontà di Pyongyang di prepararsi ad un altro test missilistico, forse anche con lanci multipli, come annunciato nelle scorse settimane. I due missili vanno a sommarsi ai sette che erano stati precedentemente schierati verso il Mar del Giappone.
Inoltre, vi è anche la possibilità di un quarto test nucleare, confermata anche dal Generale Fang Fenghui, il Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate cinesi, che il 23 aprile si è incontrato con il suo omologo americano, il Generale Martin Dempsey. Il colloquio ha rappresentato l’incontro militare di più alto livello tra Stati Uniti e Cina in quasi due anni e ha dato modo a Pechino di precisare la propria opposizione alle azioni di Kim Jong Un.
Al contempo, si è verificato un innalzamento della tensione fra Seoul e Tokyo a causa della visita di alcuni ministri e parlamentari del partito di governo LDP al tempio di Yasukuni, controverso in quanto è dedicato a tutti i caduti giapponesi dell’ultimo conflitto mondiale, inclusi i criminali di guerra. Le visite di autorità giapponesi al tempio di Yasukuni provocano sempre il malcontento soprattutto di Seoul, Pechino e Pyongyang. Nel santuario viene celebrato il passato militare dello Stato e questo viene interpretato come un’offesa dai Paesi che hanno sofferto l’invasione giapponese durante la guerra. Per via delle sensibilità coreane in merito, è stata cancellata la visita del Ministro degli Esteri sudcoreano, Yun Byung-se, in Giappone. Il viaggio ufficiale doveva essere il primo di un Ministro della Corea del Sud a Tokyo dopo che entrambi i Paesi hanno eletto governi conservatori.

Egitto

Dopo i violenti scontri di venerdì scorso tra le Forze di Sicurezza e i dimostranti che protestavano per la sentenza di scarcerazione dell’ex Presidente Hosni Mubarak, imputato per la morte di decine di manifestanti durante i giorni della rivoluzione, il Ministro della Giustizia egiziano, Ahmed Mekki, ha rassegnato le proprie dimissioni, lo scorso 21 aprile.
Il Ministro aveva già pensato di lasciare il proprio incarico dopo che il 22 novembre il Presidente Mohammed Morsi aveva esteso i propri poteri rendendo inappellabili e immediatamente applicabili tutte le decisioni presidenziali, decreto poi revocato dopo l’approvazione della nuova Carta Costituzionale. Questa volta, all’origine delle dimissioni ci sarebbe la frattura crescente tra Fratelli Musulmani e magistratura. Lo stesso Mekki, tra i membri indipendenti del governo di Hesham Qandil, è stato un giudice della Corte di Cassazione e ha sempre sostenuto di essere un fervido difensore dell’indipendenza della magistratura. Difficilmente, dunque, avrebbe potuto avvallare una proposta di legge avanzata di recente dai Fratelli Musulmani che indurrebbe al pensionamento forzato oltre 3.000 giudici, permettendo così l’accesso di giudici più vicini alla Fratellanza nei posti chiave della magistratura egiziana.
La decisione di Mekki è arrivata, inoltre, ad un giorno di distanza dall’annuncio di Morsi di avviare un rimpasto di governo, manovra che probabilmente avrebbe coinvolto lo stesso Ministro della Giustizia, che potrebbe dunque aver semplicemente anticipato le azioni del Presidente.

Libia

Il 23 aprile un’autobomba è esplosa davanti all’ambasciata francese a Tripoli, ferendo due guardie e diversi residenti nell’area. Lo scoppio, che ha distrutto parte dell’ambasciata e degli edifici adiacenti, è il primo attacco ad una ambasciata straniera nella capitale dopo la caduta del regime di Muhammar Gheddafi. Il Presidente francese, Francois Hollande, ha subito dichiarato che si tratta di un attacco contro tutti i Paesi impegnati nella lotta al terrorismo, sottolineando come Parigi si attenda una risposta immediata da parte delle autorità libiche.
Il Ministro degli Esteri libico, Mohammed Abdel Aziz, dal canto suo, ha condannato il gesto definendolo un atto terroristico. Finora, tuttavia, nessun gruppo ha rivendicato la responsabilità dell’attentato. Non si esclude che l’attentato possa essere connesso con l’intervento francese in Mali: sin dall’inizio dell’operazione “Serval”, tutte le ambasciate francesi nei Paesi del Nord Africa sono in stato d’allerta.
L’attacco dimostra come la situazione di sicurezza sia assai precaria anche nella capitale libica, considerata una delle poche città nel controllo delle autorità centrali. Dopo la caduta di Gheddafi e la fine della guerra civile, infatti, sono rimaste attive in Libia centinaia di milizie con diverse agende e spesso legate all’Islam radicale. In passato, gli attentati terroristici contro obiettivi occidentali avevano avuto luogo in particolare nella città di Bengasi, dove, nel settembre del 2012, ha perso la vita l’ambasciatore statunitense Christopher Stevens e altri tre ufficiali americani nel corso di un attacco al consolato americano.

Stati Uniti

Il 23 aprile le autorità americane hanno formalizzato le accuse a Dzhokhar Tsarnaev, l’unico sopravvissuto dei due fratelli responsabili della strage alla Maratona di Boston. Le due bombe, esplose il 15 aprile fa tra la folla accalcata sul rettilineo finale della corsa, hanno ucciso tre persone e ferito quasi 200.
Per la gravità delle accuse, tra cui spicca la cospirazione per l’uso di un’arma di distruzione di massa, Tsarnaev rischia fino alla pena di morte o al carcere a vita. Il giovane, di origine cecena, è naturalizzato americano e, secondo la legge federale, un cittadino statunitense non può essere giudicato da corti militari. Per questo, non potrà essergli applicato lo status dei sospetti terroristi, come quelli legati all’attacco dell’11 settembre, per il quale non avrebbe goduto dei diritti garantiti dal sistema giudiziario americano, come quello di rimanere in silenzio o essere interrogato in presenza di un avvocato.
Attualmente non si conoscono ancora le ragioni del gesto, ma è sempre più probabile che la motivazione sia legata ad un fenomeno di autoradicalizzazione dei due ragazzi, che non sarebbero collegati a nessun gruppo terrorista. Molto più probabilmente, Tamerlan Tsarnaev, il maggiore, si sarebbe radicalizzato su internet a partire dal 2011, coinvolgendo poi il fratello minore. Tra le ipotesi vagliate dalle autorità, particolare attenzione viene posta sul viaggio che nel 2012 Tamerlan avrebbe effettuato un viaggio in Russia, passando sei mesi in Dagestan, una regione a maggioranza musulmana al confine con la Cecenia.

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