Geopolitical Weekly n.103

Geopolitical Weekly n.103

Di Andrea Ranelletti e Giulia Tarozzi
14.03.2013

Afghanistan

L’11 marzo si è verificato un nuovo caso di aggressione da parte di insorti infiltrati nei ranghi dell’Esercito afghano che hanno aperto il fuoco su truppe USA. Questa volta l’attacco è avvenuto nella provincia di Wardak, a sud-est di Kabul, dove sono rimasti uccisi due soldati americani e tre poliziotti afghani. Recentemente Karzai ha insistito per l’espulsione delle forze speciali USA da Wardak per via del loro presunto comportamento nei confronti della popolazione locale. A rendere la situazione ulteriormente preoccupante sono state le dichiarazioni del Presidente afghano su di una fantomatica ed improbabile collusione tra Stati Uniti e talebani per spaventare il popolo afghano e convincerlo che le truppe straniere debbono rimanere oltre il 2014.
Allo stesso tempo la prevista conferenza stampa tra il Presidente afghano e il nuovo segretario alla Difesa Usa, Chuck Hagel, in visita a Kabul, è stata annullata. Ufficialmente, la cancellazione è avvenuta per motivi di sicurezza, ma è lecito pensare che Hagel abbia deciso di non presentarsi dopo le dichiarazioni al vetriolo di Karzai.
Stati Uniti e Afghanistan stanno negoziando un nuovo accordo di lungo periodo per regolamentare la presenza delle truppe statunitensi nel Paese, che prossimamente dovrebbero passare da 66 mila a 34 mila unità. Il numero delle truppe internazionali che rimarranno sul territorio afghano dopo il ritiro previsto per il prossimo anno è invece ancora da determinare.

Nigeria

La Farnesina ha confermato che Silvano Trevisan, l’ingegnere italiano rapito tre settimane fa a Jama’are, nello Stato Federale di Bauchi, nel nord della Nigeria, è stato giustiziato il 9 marzo da alcuni membri del gruppo di Jamaatu Ansarul Musilimina fi Biladis Sudan (Avanguardia per la protezione dei musulmani nell’Africa nera). L’esecuzione sarebbe avvenuta a causa di un presunto tentativo di liberazione dell’ostaggio da parte delle forze nigeriane e britanniche. Il Ministero degli Esteri italiano e britannico hanno subito smentito categoricamente questa versione.
Ansaru sarebbe nato nel 2012 da una scissione interna alla setta salafita Boko Haram. Il gruppo, d’ispirazione qaedista vicino ad al-Qaeda nel Maghreb Islamico (AQIM), non è nuovo ai rapimenti di occidentali: a dicembre aveva rivendicato il sequestro del francese Francis Colump, nel nord della Nigeria. Il sequestro, avvenuto all’inizio del mese, sarebbe stato una rappresaglia contro la Francia per l’operazione nel nord del Mali.
Trevisan è il secondo cittadino italiano che muore in Nigeria per mano di militanti jihadisti. L’11 marzo scorso, a Sokoto, durante un fallito blitz delle forze speciali britanniche, aveva perso la vita Franco Lamolinara, ingegnere rapito il 12 maggio 2011 a Birkin Kebin.

Tunisia

Mercoledì 13 marzo, la nuova lista dei ministri presentata da Alì Laarayedh, successore di Hamadi Jebali nel ruolo di Primo ministro tunisino, ha ricevuto la fiducia del Parlamento. L’aggravamento delle tensioni nel Paese dopo l’uccisione a inizio febbraio del politico Chokri Belaid e la crisi politica che sta spaccando la Troika (i tre partiti al governo: Ennahda, Ettakatol, Cpr) hanno indotto Ennahda a lasciare a tecnici indipendenti i quattro dicasteri chiave nel Consiglio dei ministri: Interni, Esteri, Giustizia e Difesa (quest’ultimo ministero era già in mano a un tecnico: Abdelkarim Zbidi).

Ennahda ha fornito i dati della depoliticizzazione del Governo: il 48% del nuovo Esecutivo è indipendente, mentre la percentuale di ministri in quota Ennahda è scesa dal 40% al 28%. Nonostante la soddisfazione per alcune scelte - in primis la collocazione di Lotfi Ben Jeddou agli Interni, noto per l’impegno da Procuratore Generale nel far condannare i colpevoli dei massacri dei giorni della rivoluzione – l’opposizione ha criticato l’alta presenza di Ministri del precedente Consiglio confermati (22 su 37), alcuni semplicemente con un portafoglio diverso.
Il fallimento del tentativo di coinvolgere altri partiti di opposizione (WAFA, Alleanza Democratica, Blocco per la Libertà e la Dignità), allargando così la coalizione di Governo, preannuncia le forti difficoltà che il nuovo Premier Laarayedh potrebbe trovarsi ad affrontare nei prossimi mesi. Qualora il nuovo Esecutivo non riuscisse a prendere in mano le redini del Paese e a imprimere l’accelerazione necessaria per la ripresa, la Tunisia potrebbe rischiare di essere schiacciata del peggioramento della crisi economica, politica e istituzionale.

Ungheria

Il Primo ministro ungherese Viktor Orban, leader del partito nazionalista Fidesz, ha varato, lunedì 11 marzo, una riforma della Corte Costituzionale aspramente contestata dall’opposizione e dall’Unione Europea. La riforma limiterà il potere della Corte, uno degli organi istituzionali con cui il Governo di Orban si è più frequentemente scontrato.

La riforma, passata grazie al voto della supermaggioranza parlamentare di Orban e all’astensione dell’opposizione, priva la Corte Costituzionale del diritto di esaminare il contenuto degli emendamenti alla Costituzione presentati dal Governo, limitando il suo compito alla sola verifica procedurale. In tal modo la Corte non potrà più impedire al Governo di Orban il varo di modifiche alla Costituzione come ha fatto nel corso degli ultimi 18 mesi.
L’opposizione ha duramente attaccato Orban, sostenendo che il provvedimento sia destinato a mettere a tacere ogni voce di dissenso, depotenziando il sistema giudiziario e quindi la democrazia intera. L’accentramento dei poteri compiuto da Orban potrebbe aumentare il fastidio internazionale nei confronti di Budapest, in un momento in cui il Paese sembra prossimo a dover richiedere assistenza internazionale per via della sua fragilità economica, della sua moneta debole e del crollo dell’investimento straniero.

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