Il Mozambico tra le opportunità di sviluppo economico e le fragilità politico-sociali.
Africa

Il Mozambico tra le opportunità di sviluppo economico e le fragilità politico-sociali

Di Giulia Riedo
13.10.2014

Il 5 settembre 2014 i due principali partiti mozambicani, il FRELIMO (Fronte di Liberazione del Mozambico) e il RENAMO (Resistenza Nazionale Mozambicana), hanno firmato un accordo di cessate il fuoco a testimonianza di una rinnovata volontà di collaborazione, dopo gli ultimi mesi di ostilità.

Le due fazioni, confrontatesi aspramente nel corso della guerra civile iniziata nel 1975, avevano finalmente raggiunto un accordo di pace il 4 ottobre 1992, siglato a Roma grazie alla mediazione della Comunità di Sant’Egidio e del governo italiano. Nonostante le due parti avessero accantonato lo scontro militare, non sono mai giunte ad una reale collaborazione nel contesto del processo di sviluppo democratico del Paese.

Negli anni che seguirono, le elezioni presidenziali ebbero come risultato costante la vittoria del FRELIMO, sollevando critiche e diffidenze dell’opposizione riguardo la trasparenza e la correttezza del processo elettorale. Nonostante nel 1990 la Costituzione venne modificata in senso multipartitico, mancò un avvicendamento al governo e il FRELIMO costituì, di fatto, una gestione monopartitica, ostacolando in diverse occasioni la partecipazione dell’opposizione all’attività politica ed economica del Paese.

La vittoria delle elezioni presidenziali del 2004 da parte del nuovo candidato FRELIMO, Armando Guebuza, è stata duramente contestata dall’opposizione e parte delle accuse d’irregolarità sono state confermate dagli stessi osservatori internazionali (Unione Europea e Carter Centre). Al contempo, però, la RENAMO perdeva progressivamente l’appoggio della popolazione sino a che una parte del partito ha deciso di fuoriuscire e costituire un nuovo movimento: il Movimento Democratico Mozambicano (MDM).

Alle elezioni del 2009 il candidato della RENAMO, Alfonso Dhlakama ha ottenuto solo il 16% dei voti. Nell’ottobre del 2012, il FRELIMO e la RENAMO sono giunti nuovamente al punto di rottura, in seguito alla decisione del leader di quest’ultima di ritirarsi, assieme all’ala militare del partito, nella foresta di Gorongosa, accusando il FRELIMO di aver violato l’accordo siglato 20 anni prima.

Dhlakama ha quindi dato inizio ad una campagna di guerriglia contro le forze di polizia e le infrastrutture viarie e portuali nelle regioni centrali e settentrionali del Paese. Tra le tattiche preferite dalle milizie del RENAMO ci sono attacchi lungo la principale arteria viaria mozambicana, quella strada che collega la capitale Maputo con la provincia settentrionale di Cabo Delgado. Lo scopo di questi attacchi è bloccare l’afflusso di merci dall’entroterra ai porti, inibendo così il commercio nazionale e sequestrando merci da rivendere al mercato nero.

Il governo in carica è ben consapevole del rischio che una nuova situazione di instabilità rappresenta per il mantenimento dell’elevato ritmo di crescita del Mozambico, in quanto costituisce un disincentivo per gli investimenti esteri. Sotto il profilo economico, il Paese è stato definito dal Fondo Monetario Internazionale (FMI) come una delle economie più dinamiche dell’Africa Subsahariana, il tasso di crescita del PIL registrato nel 2013 si attesta intorno al 7% e quello previsto per il 2014 è dell’8,3%. Le esportazioni sono passate da 360 milioni di dollari del 2000 ad un picco di 1, 115 miliardi nel 2013.

Nonostante i dati positivi sui tassi di crescita, legati prevalentemente al settore delle materie prime, bisogna constatare che la ricchezza prodotta è mal distribuita, il 54% della popolazione vive al di sotto della soglia della povertà, il settore agricolo rappresenta ancora la sussistenza per l’80% della forza lavoro e le infrastrutture e il sistema sanitario ed educativo sono ancora inefficienti.

Per permettere al Mozambico di beneficiare maggiormente dei ricavi provenienti dallo sfruttamento delle proprie risorse, le grandi aziende internazionali si impegneranno nella costruzione di infrastrutture, nella formazione del personale locale e in altri progetti volti al miglioramento del sistema educativo e sanitario del Paese, come nel caso dei progetti condotti da Eni Foundation. In aggiunta, il governo mozambicano sta attuando diverse misure per migliorare l’inclusione delle imprese locali come la costituzione di una quota maggiore di lavoratori locali nelle compagnie che beneficiano delle licenze, pena la revoca delle stesse, con la possibilità per alcune imprese locali di partecipare al settore estrattivo.

Guebuza ha impostato il suo ultimo mandato sullo slogan “con Guebuza noi vinceremo la battaglia contro la povertà ”, oggi però, il suo partito, che detiene 191 seggi parlamentari su un totale di 250, è soggetto a numerose critiche di inefficienza e corruzione, provenienti dall’opposizione e dalla comunità internazionale.

Infatti, il FRELIMO ha ricevuto un chiaro segnale dell’erosione del consenso in seguito ai risultati delle elezioni delle Autarquias, suddivisioni amministrative mozambicane equiparabili alle nostre municipalità, tenutesi nel novembre dello scorso anno, con le quali l’MDM ha consolidato il proprio bacino elettorale e dalle quali è emerso un segnale abbastanza chiaro di volontà di cambiamento della popolazione. Proprio su questa linea che si instaura la campagna elettorale di Alfonso Dhlakama, il quale sfruttando lo scontento nei confronti del governo in carica, si propone quale elemento di cambiamento, portatore di un miglioramento delle condizioni di vita della popolazione.

Se si osserva la distribuzione geografica e sociale del consenso per i due partiti, si nota che il FRELIMO riscuote un sostegno maggiore nella classe media delle aree urbane, tra coloro che fanno parte dell’amministrazione statale e tra gli imprenditori inseriti nel circuito dei benefici derivanti dal settore minerario e degli idrocarburi. Geograficamente, il FRELIMO è ben radicato nel sud del Paese, zona in cui si situa la capitale Maputo, mentre la RENAMO e il MDM si spartiscono la zona centrale, ove vi è Beira, secondo centro urbano del Mozambico nonché porto fondamentale per i commerci internazionali.

Sotto il profilo della composizione etnica-religiosa, sembra che il legame di affiliazione sia elemento secondario nella determinazione del sostegno ad un partito. La RENAMO è tradizionalmente individuata come partito rappresentativo dell’etnia Ndau, sottogruppo degli Shona, in quanto sia l’attuale leader sia il fondatore del partito appartenevano a tale gruppo etnico. Al contrario, il FRELIMO gode del sostegno dell’etnia prevalente nelle province meridionali, quella degli Shangaan.

La guerra civile sembra aver ricalcato in parte antiche rivalità tra queste popolazioni, senza però che si possa affermare che lo scontro abbia assunto caratteri propriamente etnici. Il legame con la religione è particolare per entrambi i partiti. Il FRELIMO nasce come movimento contrario alla dominazione coloniale del Portogallo, Paese cattolico, assumendo quindi una posizione anticlericale acuitasi con lo stringersi dei rapporti con l’URSS. Il rapporto con la Chiesa, sia cattolica che protestante è andato, però, migliorando soprattutto intorno agli anni 80.

La RENAMO, invece, nascendo in opposizione al FRELIMO si è posta come il partito della conservazione delle molteplici tradizioni religiose del Paese, da quella cattolica a quella animista e musulmana, proponendo quindi un modello piuttosto eclettico e un sostegno alla religione in generale. La RENAMO rimane il partito più vicino ai cattolici conservatori e ai guaritori della cultura tradizionale, molto spesso di etnia Ndau e ai quali si attribuiscono abilità di magia nera.

Lo scontro politico–militare tra i due partiti principali ha caratterizzato la storia mozambicana per molti anni ma l’avvicinarsi delle elezioni, il ricordo della guerra civile e il desiderio di evitare danni alla già fragile economia hanno convinto il partito di Guebuza della necessità di giungere ad un accordo, portandolo così ad accettare in modo progressivo alcune delle condizioni poste da Dhlakama. La RENAMO chiede essenzialmente una maggior inclusione politica ed economica.

Il primo passo compiuto dal governo è stato quello di acconsentire ad una riforma del sistema elettorale, in particolare ad una modifica della Commissione Elettorale responsabile della registrazione dei votanti e del processo di votazione. La nuova composizione della commissione prevede una differenza di un solo membro tra i rappresentanti del FRELIMO e della RENAMO all’interno della Commissione, permettendo così un maggior controllo da parte dell’opposizione. Una seconda misura di riavvicinamento è stata la presentazione di una legge di amnistia per i sospettati e gli autori di crimini commessi contro persone e proprietà nell’ambito delle ostilità militari, compiuti tra il marzo del 2012 e l’entrata in vigore della norma, cioè agosto 2014.

Si è così giunti infine alla stretta di mano conclusiva con la firma di un accordo più ampio tra le parti e alla sua trasformazione in legge da parte dell’assemblea parlamentare. L’accordo si costituisce in tre parti: una dichiarazione di cessazione delle ostilità, un memorandum di intesa, la creazione di un meccanismo di garanzia per il mantenimento della tregua. Tra i punti di maggior complessità negoziale vi è stata la determinazione delle condizioni entro le quali opererà la squadra di osservatori internazionali rientrante nel suddetto sistema di vigilanza.

Il governo ha mostrato una certa ostilità nell’accogliere sul proprio territorio un manipolo di osservatori stranieri, accentando una tale presenza solo in cambio di un’effettiva sorveglianza anche sul processo di disarmo delle forze della RENAMO e sul loro reinserimento nella società. Il processo di disarmo, smobilitazione e reintegrazione, proposto per altro dalle Nazioni Unite in molti accordi di tregua simile a quello mozambicano, è stato anch’esso al centro di negoziazioni.

La RENAMO chiede, ormai da tempo, un reinserimento dei propri effettivi in condizioni di parità all’interno dei corpi militari e di polizia. Nel memorandum d’intesa si dichiara che la RENAMO dovrà consegnare il proprio arsenale militare subito dopo “l’integrazione e l’inquadramento” delle sue forze residue. L’aver posto una condizione alla quale si subordina la consegna delle armi lascia spazio a numerosi dubbi sul concreto disarmo delle forze della RENAMO, delle quali non si conosce con chiarezza né la quantità di armi a disposizione ne’i militanti presenti sul territorio che devono essere reintegrati.

Si deve comunque osservare che una ripresa delle ostilità da parte della RENAMO potrebbe essere solo controproducente, in quanto su di essa ricadrebbe la responsabilità di aver rifiutato l’apertura del governo opponendosi al processo di pacificazione fortemente desiderato da tutti gli strati della popolazione. Inoltre, il FRELIMO ha sottolineato la propria volontà di rendere il processo definitivo, sottoponendo al voto del Parlamento l’accordo avvenuto tra il Presidente Guebuza e Dhlakama, conferendo, almeno formalmente, alla pace così raggiunta una maggior legittimazione democratica.

Degno di particolare menzione è l’azione svolta nel processo di pacificazione, dal governo italiano e della Comunità di Sant’Egidio, comunità di cattolici laici da molti anni operante sul territorio mozambicano. Una delegazione italiana guidata dal viceministro dell’Economia Carlo Calenda, insieme a monsignor Matteo Zuppi della Comunità di Sant’Egidio si è addentrata nella foresta di Gorongosa per concordare le modalità del rientro del leader RENAMO a Maputo, il quale ha apprezzato il gesto italiano di averlo raggiunto in una località difficilmente accessibile e in condizioni poco confortevoli.

Successivamente l’Italia si è proposta quale coordinatrice di una seconda spedizione a Gorongosa, alla quale hanno partecipato anche gli ambasciatori di Stati Uniti, Gran Bretagna, Portogallo e Botswana, al fine di scortare Dhlakama nel suo viaggio verso la capitale mozambicana. Una delegazione internazionale così variegata a garanzia dell’incolumità del leader RENAMO evidenzia come i rapporti tra i due partiti siano caratterizzati da una diffidenza reciproca accumulatesi in anni di scontri armati e di mancata collaborazione.

L’Italia rappresenta un punto di riferimento per i leader mozambicani, si potrebbe dire quasi un simbolo della volontà di riconciliazione tra le parti. Il presidente Guebuza si è rivolto al governo italiano chiedendo un supporto per superare l’impasse nei negoziati con la RENAMO, probabilmente memore del ruolo positivo svolto dall’Italia 22 anni prima. Nel 1992, infatti, il dialogo tra FRELIMO e RENAMO ebbe esito positivo anche grazie alla facilitazione svolta dalla diplomazia italiana e della Comunità di Sant’Egidio. Quest’ultima sulla base di ragioni umanitarie, ebbe il merito di interessarsi per prima alle sorti del paese.

Il governo italiano approfittò dell’intraprendenza della Comunità per cogliere allora l’occasione di avvicinarsi ad un Paese africano appena uscito dal dominio coloniale del Portogallo, il quale aveva malamente abbandonato i rapporti con le sue ex colonie, e in via di emancipazione dalla logica bipolare. Fu proprio Guebuza uno dei primi all’interno del FRELIMO a comprendere che l’Unione Sovietica non sarebbe più stata in grado di sostenere il partito nel corso nella guerra civile.

Sul governo di Maputo non avevano molta presa nemmeno USA e Gran Bretagna, in quanto sostenitori del Sudafrica e della RENAMO, finanziata anche da quest’ultimo. Il contesto era favorevole all’Italia, la quale cercava di costruire una relazione solida con qualche paese sul continente. Essa dunque si è inserita quale appoggio europeo esterno per il governo di Maputo. Il primo accordo di cooperazione economica venne firmato nel 1981, ma fu soltanto l’inizio di quella che ad oggi è chiaramente una partnership strategica.

I rapporti italo-mozambicani sono divenuti ancor più rilevanti in seguito alla scoperta di importanti giacimenti di gas naturale al largo delle coste mozambicane, elemento che ha senza dubbio attirato ingenti capitali esteri. Le due aziende maggiormente coinvolte sono Eni e la statunitense Andarko Petroleum. La società del “cane a sei zampe” definisce quella mozambicana come la più grande scoperta nella storia dell’azienda, le cui risorse sono stimate intorno ai 2650 miliardi di metri cubi di gas, volumi che da soli potrebbero soddisfare i consumi europei per oltre quattro anni. Eni nel 2006 ha ottenuto l’acquisizione del Blocco Area 4 nel Ravuna Basin, il cui pieno potenziale è stimato in 1974 metri cubi di gas in posto.

La società ha già predisposto una spesa di 50 miliardi di dollari per procedere allo sfruttamento di tali risorse e con l’obiettivo di ottenere la collaborazione di altre società ha ceduto il 20% dell’Area 4 alla China National Petroleum Corporation. L’accordo di pace tra FRELIMO e RENAMO ha quindi comportato per l’Italia il rafforzamento di un legame con il Mozambico già consolidatosi negli anni e connesso proprio al processo di riconciliazione dei partiti protagonisti della storia mozambicana. Inoltre, il governo italiano ha senz’altro temuto che il riaprirsi delle ostilità potesse perturbare l’andamento degli investimenti delle aziende italiane, ormai più di 300 sul territorio mozambicano.

Concludendo l’intesa del 5 settembre tra FRELIMO e RENAMO ha dunque portato al raggiungimento di due importanti risultati: l’aumento delle possibilità di ripresa di un paese con indiscutibili potenzialità di sviluppo e il rafforzamento della partnership strategica italo-mozambicana. Sul fronte interno, l’accordo sembra frutto di una sincera volontà di allontanarsi dallo scontro armato. La frattura pluriennale della società mozambicana sembra essere rientrata tra il confronto democratico.

La RENAMO parteciperà alle prossime elezioni presidenziali, assicurando l’accettazione degli esiti qualunque essi siano e il partito al governo sembra aver compreso l’importanza sociale ed economica della collaborazione, venendo a compromessi con i guerriglieri e con i requisiti di una democrazia più effettiva. Il clima di maggior sicurezza è senz’altro un elemento che contribuirà all’entrata di investimenti esteri e la presenza di capitali incoraggerà l’iniziativa di impresa locale.

Tali elementi potrebbero innescare un processo virtuoso che, se sostenuto da un miglioramento della governance, porterà a una maggiore crescita e a un maggiore sviluppo. Sotto il profilo dei rapporti italo-mozambicani, l’Italia ha partecipato attivamente alla creazione di tali condizioni essenziali per crescita e sviluppo facilitando il processo di pace, apportando una quota notevole di capitali e sostenendo progetti per rafforzare i settori educativi e sanitari.

A sua volta, il Mozambico rappresenta per l’Italia una risorsa importante, poiché le scoperte di Eni potrebbero attenuare le costanti problematiche concernenti l’approvvigionamento energetico cui l’Italia deve far fronte. Inoltre, allargando al panorama europeo, la firma degli accordi ha conferito una stabilità preziosa agli idrocarburi mozambicani, la quale potrebbe incentivare i membri dell’UE ad aumentare i propri investimenti in soluzioni alternative all’attuale piano energetico fortemente sbilanciato verso un Oriente ad oggi piuttosto inaffidabile.

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